La lunga storia d’amore con la moglie Margherita, il rapporto nipoti, la registrazione dei primi vagiti dei figli. Piero Angela superava raramente la ritrosia di raccontare la sua vita privata, ma quando lo faceva rivelava chicche che ci hanno consentito di tracciare un profilo totalmente inedito del divulgatore scientifico morto a 93 anni ieri, il 13 agosto (a proposito della morte, diceva: “La considero una scocciatura”). Com’era in famiglia, che legami aveva intrecciato con i suoi affetti più vari? Ecco come si raccontava lui.
IL PRIMO INCONTRO E L’AMORE CON LA MOGLIE MARGHERITA – Quella tra Piero Angela e la moglie Margherita Pastore non è stata solo una storia d’amore ma un vero e proprio sodalizio durato oltre sessantasei anni. Si conobbero a una festa quando lui aveva 24 anni e lei 18 e il colpo di fulmine scattò immediato. «Abbiamo avuto subito una scossa elettrica, dal primo sguardo, è stata folgorante», raccontò in un’intervista il divulgatore scientifico, spiegando che alla base della loro unione c’erano oltre all’affetto anche tolleranza, stima e rispetto. Più che il “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” per loro è sempre valso il “al fianco di un grande uomo c’è sempre una grande donna”. «Senza mia moglie, i suoi consigli e il suo incoraggiamento, non avrei raggiunto i miei traguardi», ammise Angela, che pure aveva un piccolo rimorso. «Ho il senso di colpa di averne interrotto la carriera anche se lei assicura di non avere rimpianti»: per stare con lui, Margherita rinunciò agli studi di danza classica al Teatro alla Scala, a Milano.
QUEL “TI AMO” MAI DETTO – Discreta, sempre lontana dalle scene («è sempre voluta restare lontano dai riflettori: in famiglia, io e mio figlio Alberto eravamo più che sufficienti») eppure presentissima nelle scelte e nei momenti decisivi della carriera del marito, che seguì anche nei suoi spostamenti da inviato a Parigi e Bruxelles. «Ancora oggi tra noi c’è molto affetto, molto amore», diceva Angela spiegando il rapporto con la moglie. A cui però non disse mai “ti amo”, non per ritrosia ma perché, spiegava, il dialetto piemontese (il padre era della provincia di Vercelli e il conduttore di SuperQuark era molto legato alla sua terra d’origine) non prevede il verbo amare. Ma per compensare aveva riempito la moglie di “ti voglio bene”. Più sabaudo di così, non si può.
IL RAPPORTO CON I FIGLI E CON I CINQUE NIPOTI – Piero Angela superava raramente la ritrosia di raccontare la sua vita privata, ma quando lo faceva rivelava chicche inedite. Come il suo essere un padre e un nonno anticonvenzionale. La nascita della primogenita Christine, nel 1958, e quella di Alberto, nel ’62, le definì due momenti magici, «un’emozione che rimane per tutta la vita». Per questo registrò l’audio della nascita di entrambi i figli e dell’esperienza in sala parto diceva: «L’ostetrico era vietnamita, si chiamava Levankin, praticava il parto indolore: una tecnica psicologica basata sulla respirazione e sulla collaborazione della paziente». Quanto al rapporto con loro, ammise di non averli mai aiutati a fare i compiti («mia moglie si è occupata di tutto, io non ho fatto niente», disse al Corriere della Sera) e ad Alberto impose di chiamarlo per nome, come tra colleghi: «Gliel’ho chiesto io di chiamarmi Piero, mi piace avere un rapporto di lavoro». Anche in veste di nonno di cinque nipoti non aveva problemi a definirsi sui generis: «Il più grande ha 33 anni, il più piccolo 13. Siamo molto legati, ma di solito i nonni hanno tempo a disposizione, sono pensionati. Io non svolgo quelle funzioni…». Ma a Riccardo, Edoardo, Simone e ai due Alessandro era legatissimo e patì molto la distanza durante il lockdown. «Ogni tanto facciamo una video chiamata ma stare insieme è un’altra cosa».