di Nicola Cirillo
Non vorrei addentrarmi nel dibattito ecologista che si è aperto intorno al Jova Beach Party, perché i toni – anche a causa della comunicazione aggressiva di Lorenzo Cherubini – sono diventati talmente esacerbati da impedire ogni confronto costruttivo. Tanto che lo stesso protagonista ha da poco reso “protetto” il suo profilo Twitter.
Eppure, accanto alle forme di inquinamento ambientale e acustico che l’evento – secondo tanti ambientalisti – porta con sé, c’è un aspetto troppo trascurato: l’inquinamento mediatico.
Ben prima che il tour cominciasse, infatti, il Jova Beach Party ha goduto di un’ingente copertura mediatica, cominciata il 19 novembre del 2021 con una conferenza stampa ufficiale e proseguita nei mesi seguenti con un’operazione di comunicazione integrata che non ha risparmiato nessun mezzo, dalla tv alla carta stampata, dalla radio ai social: interviste, copertine, articoli, post e storie.
A febbraio di quest’anno Jovanotti era ospite “a sorpresa” di Gianni Morandi sul palco televisivo più seguito d’Italia: il festival di Sanremo; due mesi più tardi su Instagram, mentre proponeva ai suoi 2,2 milioni di follower uno dei post che fanno da traino al tour, l’amico Gianni Morandi (1,4 milioni di follower) rispondeva “portami a Roccella Jonica” (una delle date del tour). Qualche giorno dopo era ospite “in esclusiva” del talk show di prima serata di Rai Uno per presentare l’evento, e via così, senza soluzione di continuità. Fino all’inizio del tour. Da allora i giornali si sono concentrati sul successo di ogni singola data, sui suoi ospiti e infine sulle polemiche. Ogni giorno, o quasi.
L’evento è gigantesco, coinvolge centinaia di lavoratori e di artisti e ha centinaia di migliaia di spettatori, muove milioni di euro. E’ normale e giusto che abbia una certa promozione. Ma qui si tratta di saturazione degli spazi mediatici. E purtroppo ogni spazio dedicato al Jova Beach Party è sottratto a un’altra notizia, a un altro artista, a un’altra proposta musicale alternativa, magari non meno interessante.
Se è vero che dopo il concerto di Jovanotti le spiagge ritornano più pulite di prima (ma poi “più pulite” che concetto ecologista è? Mia nonna quando asfaltò il giardino della sua casa disse “ho fatto un po’ di pulizia”), mi chiedo chi ci ricompenserà per l’enorme noia di dover sentir parlare per forza di questo party a cui non partecipiamo solo perché abbiamo altri gusti musicali o un altro concetto di divertimento. E chi ricompenserà gli altri artisti per la legittima promozione del loro lavoro che, ahimè, non ha trovato spazio?