“Superamento dell’improcedibilità nel processo penale”. Nel programma del Movimento 5 stelle c’è anche la promessa di abolire la “nuova prescrizione” introdotta dalla prima delle riforme targate Marta Cartabia, che interrompe d’ufficio i procedimenti penali se durano più di due anni in Appello o un anno in Cassazione. Una legge che si applicherà a tutti reati commessi dopo il 1° gennaio del 2020, e rischierà – con il pretesto di ridurre del 25% i tempi del giudizio come richiesto dal Pnrr – di falcidiare quasi la metà dei processi, regalando un salvacondotto generalizzato a imputati che altrimenti avrebbero rischiato anche condanne altissime. A mitigare in parte il potenziale disastro, nell’estate 2021, è stata proprio la battaglia di Giuseppe Conte, che – pur non ancora formalmente a capo del Movimento – ottenne un regime transitorio con tempi allungati fino al 2024, e soprattutto la possibilità di prolungare la durata dei processi per mafia e reati ad aggravante mafiosa, oltre che per terrorismo, traffico di droga, violenze sessuali e altri gravi delitti.
La prima versione della riforma, approvata in Consiglio dei ministri a luglio 2021, prevedeva infatti l’applicazione a tutti i reati tranne quelli puniti con l’ergastolo. In cambio del loro via libera, i ministri 5 Stelle avevano ottenuto solo una mini-modifica che permetteva di prolungare i termini rispettivamente di un anno (in Appello) e di sei mesi (in Cassazione) nei giudizi per gravi reati contro la pubblica amministrazione. Nelle settimane seguenti però l’opinione pubblica si era ribellata contro la potenziale morte dei processi per mafia, complice un’incauta dichiarazione della ministra che in Parlamento giurò che sarebbero stati salvati dalla regola sull’ergastolo, ignorando che nella maggior parte dei giudizi per criminalità organizzata non si rischia il carcere a vita. Solo dopo che il M5s si impuntò, minacciando di non votare il testo alla Camera, la riforma venne riscritta prevedendo che per i reati di mafia e altre fattispecie gravissime i termini potessero essere allungati “sine die“, un numero infinito di volte. Ora però il Movimento di Conte si propone di cancellare del tutto quella legge.