La senatrice Paola Nugnes ha presentato un’interrogazione urgente alla ministra Lamorgese proprio per chiedere provvedimenti urgenti "per garantire il diritto alla presentazione elettorale di tutti i soggetti politici"
“Siamo di fronte a un’altra pesante discriminazione antidemocratica“. Unione Popolare con De Magistris (la lista promossa da Rifondazione comunista e Potere al popolo e guidata dall’ex sindaco di Napoli) denuncia quanto sta accadendo in questi giorni. Mentre sono impegnati nella corsa contro il tempo per raccogliere, in pochi giorni, le circa 40 mila firme in tutta Italia necessarie per poter presentare la lista alle prossime elezioni Politiche, in molti Comuni gli uffici elettorali sono chiusi per ferie, rendendo in questo modo impossibile la certificazione delle firme raccolte. I Comuni devono, infatti, attestare l’iscrizione alle liste elettorali del sottoscrittore e la sua qualità di elettore nello specifico collegio plurinominale. Tutto questo nonostante, per legge, sono obbligati a rilasciare le certificazioni entro 24 ore dalla loro richiesta e mentre mancano solo pochi giorni alla scadenza della presentazione delle liste (prevista il 21 agosto).
Per questa ragione la senatrice Paola Nugnes ha presentato un’interrogazione urgente alla ministra Lamorgese proprio per chiedere provvedimenti urgenti “per garantire il diritto alla presentazione elettorale di tutti i soggetti politici, in particolare di quelli che devono raccogliere le firme”, anche inoltrando “una circolare sulla materia ai Prefetti per garantire la piena applicazione della legge”. “E’ un atto politico per denunciare quanto sta avvenendo”, spiega al fattoquotidiano.it la senatrice. “Rispettando ovviamente il diritto dei lavoratori alle ferie, vogliamo che le norme siano applicate. Noi che siamo stati esclusi dall’esenzione subiamo così l’ennesima discriminazione e penalizzazione”, aggiunge Paola Nugnes.
“Quanto sta accadendo è incredibile e contro la legge”, dice al fattoquotidiano.it l’avvocato amministrativista Felice Besostri. Ex senatore dei Ds, il legale è noto per vari ricorsi contro alcune leggi elettorali, in particolare per quelli che hanno condotto all’abrogazione parziale del Porcellum e dell’Italicum. “La legge prevede che gli uffici comunali devono restare aperti dalle 8-20 anche nei giorni festivi”, proprio per consentire i necessari passaggi burocratici. “Basta applicare – spiega – la legge 241 del 1990“. Una norma che prevede che “la pubblica amministrazione non può aggravare il procedimento se non per straordinarie e motivate esigenze imposte dallo svolgimento dell’istruttoria”, che “i rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione sono improntati ai princìpi della collaborazione e della buona fede“, e soprattutto che i documenti vengono “acquisiti d’ufficio” anche quando “sono detenuti, istituzionalmente, da altre pubbliche amministrazioni” e che “sono accertati d’ufficio dal responsabile del procedimento i fatti, gli stati e le qualità che la stessa amministrazione procedente o altra pubblica amministrazione è tenuta a certificare“. Un aspetto che semplificherebbe tutti i passaggi necessari e oggi resi ancora più complessi a causa della chiusura per ferie degli uffici. “Perché non si è semplificato prevedendo che non sia più necessario allegare il certificato di iscrizione alle liste elettorali o che le firme possano essere digitali?”, chiede Besostri.
C’è poi un altro aspetto. Quello relativo ai soggetti che hanno usufruito dell’esenzione dalla raccolta firme, con una recente decisione del Parlamento. Un decreto convertito in legge ed entrato in vigore “18 giorni prima delle elezioni, in violazione del Codice di Buona condotta in materia elettorale, le cui norme sono applicate dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo“, spiega al fattoquotidiano.it il legale. Tra l’altro come previsto Corte di Giustizia delle Comunità Europee i partiti presenti in un Parlamento non possono adottare norme a loro favore non applicabili a formazioni non presenti. Cosa che, in realtà, non è avvenuta. Oggi, infatti, chi alle scorse elezione non ha superato la soglia di sbarramento (del 3%) ma ha ottenuto almeno l’1% in una coalizione viene esentato (è il caso, ad esempio, di +Europa, Centro democratico, Noi con l’Italia). Niente da fare invece per chi quella stessa percentuali di voti l’ha raggiunta ma senza essere alleato con altri partiti. E’ il caso, per esempio, di Potere al popolo che nel 2018 ha superato la soglia dell’uno per cento ma non è stato esentato dalla raccolta firme. “Ci sono numerosi ricorsi in diversi tribunali d’Italia proprio per ottenere una sospensiva“, conclude Felice Besostri. Intanto si attende una eventuale risposta dal ministero dell’Interno almeno per risolvere il problema della chiusura degli uffici comunali.