Le opere dell'artista livornese punteggiano le esposizioni in mezza Italia, da Torino a Pisa. Così i quadri della corrente di fine Ottocento restano una "comfort zone" per curatori e spettatori
Non c’è bisogno di una laurea in storia dell’arte per comprendere il successo di Giovanni Fattori, il più noto (e osannato, anche) tra i pittori macchiaioli. Un successo registrato in tutta Italia e – una volta tanto – senza un anniversario da celebrare, alcuna scoperta da comunicare o attribuzione da rivelare. Semplicemente Fattori e la sua pittura sembrano calamitare le attenzioni dei curatori di mostre, dei critici d’arte e, di conseguenza, del pubblico che dimostra di avere ormai un debole per le sue opere. Ma perché accade tutto ciò? Proviamo a spiegarlo.
Nato a Livorno nel 1825, Giovanni Fattori divenne uno degli esponenti più rappresentativi dei Macchiaioli, gruppo di artisti nato al Caffè Michelangelo, dove gli artisti si ritrovavano per parlare di temi artistici e politici. Il nome “macchiaioli” derivava dal loro stile dedito alle “macchie” di colore appunto, accostate per dare il senso di ciò che l’occhio percepisce nell’immediato. Dipinse la sua amata Toscana (in particolare la Maremma e il lavoro rurale, scoprendo anche i butteri), così come propose soggetti legati alle guerre d’Indipendenza, ritratti e temi legati al mare. Nel 1869 Fattori fu nominato professore in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e 11 anni dopo divenne professore onorario della medesima accademia. Soggiornò a Parigi, entrando in contatto con gli impressionisti, ma non ne rimase soggiogato. Morì a Firenze nel 1908.
Dallo scorso autunno Fattori è al centro di un crescente moto d’interesse, sia come artista singolo, sia come parte di una corrente o di un’epoca. Ecco quindi che a metà ottobre del 2021 alla Galleria Civica di arte moderna di Torino si è inaugurata la mostra Fattori. Capolavori e aperture sul ‘900 a cura di Silvestra Bietoletti e Virginia Bertone, che è proseguita fino al 20 marzo di quest’anno.
Pressoché in contemporanea con la fine della mostra torinese, il 18 marzo 2022 al Palazzo delle Paure di Lecco si è inaugurata la mostra La luce del vero. L’eredità della pittura macchiaiola. Da Fattori a Ghiglia a cura di Simona Bartolena che fino al 19 giugno ha riunito oltre 90 opere di autori quali Fattori, Lega, Nomellini, Ghiglia, Viani.
Passano tre settimane dalla fine di questa esposizione e a Palazzo Cucchiari di Carrara la Fondazione Giorgio Conti l’8 luglio scorso ha tenuto a battesimo Il mare: mito, storia natura. Arte italiana 1860 – 1940, curata da Massimo Bertozzi, che annovera tra le 100 opere presenti anche due piccoli dipinti di Fattori, che per la loro natura contribuiscono a dare spessore all’intera esposizione.
Appena qualche settimana fa, il 23 luglio, al Fortino di Leopoldo I di Forte dei Marmi, si è inaugurata la mostra L’universo di Fattori che proseguirà fino al 22 novembre proponendo una selezione di circa 50 opere dell’artista labronico, “raccontandolo” non solo come maestro indiscusso della rivoluzione macchiaiola, ma anche quale accorto promotore dell’arte italiana di fine Ottocento e precursore della modernità del XX secolo.
Ultimo appuntamento in programma in quest’anno di attenzione a Fattori la mostra I Macchiaioli che si aprirà il prossimo 8 ottobre a Palazzo Blu di Pisa che, curata da Francesca Dini, storica dell’arte ed esperta tra le più autorevoli di questo movimento – fino al 26 febbraio 2023 si propone di ripercorrere l’entusiasmante evoluzione e insieme rivoluzione dei Macchiaioli, che hanno dato vita a una delle più originali avanguardie nell’Europa della seconda metà del XIX secolo.
Con tutte queste iniziative, sembra che i Macchiaioli – e in particolare proprio Fattori – per loro natura costituiscano una sorta di comfort zone – come l’ha definita l’ex soprintendente del Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini – cioè un tema per andare sul sicuro, per non rischiare più di tanto, gradito al pubblico e, probabilmente, di facile utilizzo per i curatori delle mostre, sempre alle prese con le pastoie burocratiche dei prestiti. Magari sulla “macchia” e su Fattori in particolare non c’è più tanto di nuovo da dire, ma finché funziona, perché cercare qualcos’altro? Tuttavia un dubbio rimane: se questa overdose di Fattori si manifesta in assenza di ricorrenze, che cosa accadrà in occasione del prossimo anniversario? Per scoprirlo, appuntamento a tra poco più di due anni.
Nella foto in alto – Dettaglio di Sulla spiaggia di Giovanni Fattori, dipinto intorno al 1893. L’opera è esposta al secondo piano del museo Fattori di Livorno