“Mi è capitato di sentirmi in modi fra loro opposti: un peso in Italia, e una risorsa all’estero”. Il percorso di Andrea Lombardo, 33 anni, architetto originario della Valle D’Aosta, lo ha portato in giro per il mondo, tra Spagna, Germania e Giappone. Tre anni fa la decisione di rientrare in Italia e provare a lavorare nel suo Paese. “Ma dopo mesi di battaglie ora mi sono spostato in Svizzera, a Zurigo”. Andrea si è laureato al Politecnico di Torino, specializzandosi in architettura per la sostenibilità. La prima esperienza all’estero in direzione Germania, ad Amburgo nel 2013. Poi si è realizzato il sogno nel cassetto: andare a lavorare in Giappone in uno studio di architettura tra i più rinomati al mondo. “È stata un’esperienza incredibile sotto vari punti di vista: si lavorava da matti, dalle 10 del mattino fino a mezzanotte, a volte”, sorride. Nel 2015 Andrea si trasferisce a Barcellona per specializzarsi nelle nuove tecniche di costruzione e nelle nanotecnologie per l’architettura del futuro.
Alla fine del 2017 decide di tornare in Italia. “I miei ex colleghi universitari avevano appena fondato uno studio di architettura e mi avevano proposto una collaborazione”. Ma l’esperienza è durata meno del previsto: troppe differenze, dalle condizioni economiche alla mentalità di lavoro. “Sono partito poco dopo, per accettare un lavoro in Svizzera”. Oggi vive e lavora a Zurigo, dove copre una posizione in una grande multinazionale ed è professore in un’università di architettura. Per Andrea quando “ti trovi dall’altra parte del mondo sei solo, sei tu contro tutti”. Anche fare la spesa a Tokyo, in un’area metropolitana da oltre 30 milioni di abitanti, poteva risultare complicato. Le differenze tra l’Italia e gli altri Paesi in cui l’architetto valdostano ha vissuto sono numerose: costo della vita, tassazione, stipendi. Se in Spagna lo stipendio medio è intorno ai 1.500 euro con la tassazione “simile a quella dell’Italia”, in Giappone l’affitto è “molto alto” (più di 800 euro al mese per 25 metri quadrati) e una corsa della metropolitana per spostarsi verso il centro città può arrivare a costare “tra 7-8 euro”. Gli stipendi, poi, “non sono così alti da garantire una vita dignitosa”.
La grande differenza è che il “mio mestiere in Italia viene fatto dalle famose false partite iva”, con “turni massacranti e stipendi più bassi”, aggiunge Andrea. Fare l’architetto in Spagna e Giappone è “valorizzato, ti senti importante”. Anche in Svizzera “non c’è nessuno che calpesta la professione dell’altro, come accade spesso con il ruolo dei geometri”. In Italia queste professioni “sono arrivate ad avere delle cifre impietose”. Il rapporto personale con l’Italia per Andrea è molto forte, anche se contrastato. “Le università sono ottime e preparano al meglio anche nel campo professionale”. Oggi, con tre lauree e quattro lingue conosciute, l’architetto 33enne è amareggiato perché, dopo aver tentato 2 volte di rientrare, è nuovamente all’estero. “Ci sono potenzialità in Italia che da qui sono più chiare: penso solo a tutti i nostri patrimoni Unesco che non sono sfruttati. Quello che provo è rammarico e frustrazione: si fa tanto e poi non vengono riconosciuti gli sforzi”.
Un consiglio per i giovani? Provare a vivere “lontano dai propri cari, dalla cultura, dall’alimentazione, dalla propria lingua”. Anche per “capire e apprezzare di più il luogo in cui si vive”. Anche se, ammette, “Lasciare il proprio Paese è un sacrificio enorme”. C’è un altro aspetto da considerare: in Italia la famiglia è un elemento molto importante, con un rapporto più stretto. All’estero la famiglia è “molto più fredda, si vedono i genitori una o due volte l’anno”.
La scelta di tornare in Italia è stata ponderata e con la consapevolezza, spiega, di avere mesi difficili davanti. “Nel 2021 ho preso la decisione pazza di lasciare un Paese come la Svizzera con una carriera molto proficua sotto tutti i punti di vista, una qualità della vita ottima. Ho fatto un salto nel burrone”. Tornare a 33 anni vuole dire rimettersi in gioco, mollare amicizie e conoscenze per essere nel proprio Paese natale. Non è andata come sperava. “Dopo pochi mesi sono di nuovo in Svizzera. Se l’Italia non dovesse cambiare non penso di tornare più. Ma lo spero – conclude –. L’Italia all’estero è molto rinomata, i ricercatori italiani all’estero nel settore del design e dell’architettura sono bravissimi. Bisogna essere più consapevoli di cosa vuol dire essere italiani”.