Lo scienziato nel corso di due anni e mezzo di pandemia ne ha avute per tutti: il ministro della Salute, il Cts, il governo. Tra lockdown, tamponi, tracciamento, campagna vaccinale, il virologo ha sempre detto quello che pensava senza filtri innescando anche feroci polemiche
Critico con i due governi che si sono trovati ad affrontare la pandemia di Covid, il Conte 2 e Draghi, e in alcuni casi in aperta polemica con il Cts, comitato tecnico scientifico. Per questo la candidatura di Andrea Crisanti, microbiologo e professore a Padova (arrivato da Londra), nelle file del Pd ha stupito molti. Lo scienziato, autore dello studio sul contagio di Vo’ Euganeo che “registrò” quasi in diretta la trasmissione del coronavirus, nel corso di due anni e mezzo di pandemia ne ha avute per tutti: il ministro della Salute, il Cts, il governo. Tra lockdown, tamponi, tracciamento, campagna vaccinale, il virologo ha sempre detto quello che pensava senza filtri, in alcun casi innescando anche feroci polemiche.
SPERANZA “ESITANTE” – Il ministro della Salute, Roberto Speranza (di Leu ma candidato nella lista del Pd a Napoli), per esempio fu definito “esitante” dal virologo nel febbraio 2021 quando i vaccini arrivavano con il contagocce: “È il momento di accettare la realtà: la campagna di vaccinazione sarà completata in non meno di 7/8 mesi e dobbiamo probabilmente fare un lockdown per ridurre la possibilità che la variante inglese porti al collasso il sistema sanitario – disse Crisanti ospite di Agorà, su Rai3 – Il ministro Speranza ha esitato di fronte a spinte di parte: se a maggio avessimo prolungato il lockdown per altri 15-20 giorni, avremmo azzerato i contagi e avremmo potuto blindare l’Italia e probabilmente oggi staremmo in una situazione vicina a quella della Corea del Sud o della Nuova Zelanda. Ma c’era chi doveva aprire le spiagge e le discoteche. L’agenda, ribadisco, la detta il virus, non il politico o il commerciante“. Il riferimento era alla fine delle restrizioni a maggio 2020.
CONTRO IL CTS LOTTIZZATO – Non sono mancati gli scontri diretti e indiretti con il Cts, che nel corso della pandemia ha orientato le scelte dei governi, che ha cambiato parzialmente composizione nel marzo del 2021. A giugno 2021 quando – dopo già ad aprile erano state segnalate alcune rare e gravissime trombosi dopo la vaccinazione Astrazeneca – Crisanti disse che “le indicazioni del Cts su AstraZeneca” erano state “contraddittorie“. “Un pasticcio che si poteva tranquillamente evitare, un disastro di comunicazione” per l’uso della parola preferibilmente riguardo alla fascia di età ovvero gli 60. Pochi giorni prima la 18enne Camilla Canepa era stata stroncata da una trombosi dopo essersi sottoposta al vaccino in un open day in Liguria.
Nel settembre 2021 un’altra bordata era stata lanciata contro il Cts sempre durante una trasmissione televisiva: “Il problema è semplice: nel Cts siedevano due persone lottizzate che sono responsabili di disastri e di confusione perché hanno detto che il virus era morto. Il fatto che rappresentano le istituzioni non significa che siano depositari della verità, voi avete la responsabilità di aver nominato due persone che hanno detto che il virus è morto, mi dica lei se questo non crea problemi ai cittadini” aveva replicato il direttore di Microbiologia e Virologia all’Università di Padova rivolgendosi all’esponente del Pd Matteo Ricci, sindaco di Pesaro. Poco prima Ricci aveva detto: “… Quello che conta è quel che dice il Cts. Dobbiamo anche essere in grado di valutare le opinioni di tutti e poi però di prendere per buone le opinioni di chi rappresenta il sistema sanitario nazionale: il Cts, l’Iss, il ministero della Salute. Dobbiamo fidarci della scienza, ma per l’informazione bisogna affidarci a quella ufficiale” scatenando la reazione di Crisanti.
Ma anche il professore mesi prima, nel novembre del 2020, era entrato nel mirino del Cts per le sue dichiarazioni sul vaccino. Lo scienziato aveva detto che prima di farlo avrebbe voluto vedere i dati perché era saltate alcune fasi di sperimentazione. Il Cts definì “inaccettabili” e “da censurare” le sue parole ricordando i “rigidissimi controlli” da parte delle agenzie regolatorie internazionali. Crisanti si era poi, tra i primi in Italia, sottoposto alla vaccinazione e lo scorso marzo aveva dichiarato che avrebbe fatto la quarta dose “perché inizio a essere anche un po’ vecchietto. Ma parliamoci chiaro: se uno è fragile lo è anche con la quarta dose, non sia una foglia di fico per cui ci laviamo la coscienza con la quarta dose. Se uno è fragile o immunodepresso, di dosi gliene puoi fare quante ne vuoi, sempre suscettibile rimane”.
LE CRITICHE AI GOVERNI – Crisanti, nella sua veste di perito della procura di Bergamo, ha messo nero su bianco che una più tempestiva istituzione della zona rossa nella Bergamasca a inizio pandemia avrebbe salvato migliaia di vite. Il tentennamento del governo Conte – che aveva deciso nei giorni precedenti il lockdown per Codogno – sarebbe costato almeno 2mila vittima, secondo la sua analisi. Molti gli strali anche contro il governo Draghi: per esempio nel dicembre del 2021 quando il cdm firmò le nuove disposizioni sulle quarantene per i contatti stretti di positivi a Covid e l’isolamento precauzionale. “Dal provvedimento traspare la mancanza di opzioni” di fronte al boom di positivi e alla crisi del sistema dei tamponi. “Si poteva evitare questa situazione? Penso che si sarebbe sicuramente potuta mitigare facendo le terze dosi quando dovevano essere fatte, cioè a partire da giugno. Il peccato originale è di non pensare in anticipo”.
Il mese dopo, gennaio 2022, il virologo a Otto e messo (La7) se la prese direttamente con il premier: “La linea politica attuale di Draghi ormai è molto semplice ed è molto simile a quella di Boris Johnson: facciamo finta che sia tutto normale e speriamo che vada bene. L’impostazione iniziale del governo adesso viene completamente abbandonata a favore di una supposta normalità, che comunque non c’è. Con 250mila contagi al giorno non penso che si possa parlare di normalità”. Duri anche i commenti sulla durata mutevole del Green pass: un anno, sei mesi e così via. Decisioni cambiate nel corso del tempo. Il professore ha sempre consigliato restrizioni, mascherine ffp2 e soprattutto tracciamento. Non con i tamponi fai da te, ovviamente. Il 6 luglio scorso disse a In Onda: “La prima cosa da eliminare in questo momento è il tampone fai da te. Io penso che soltanto una persona che non capisce nulla di epidemiologia e di sanità pubblica possa averlo autorizzato. L’adesione dei fragili alla quarta dose è bassa, perché non è stato spiegato bene chi sono i fragili, chi deve fare il richiamo e soprattutto che la quarta dose è importante. Non è che l’epidemia si cancella per decreto. Non è stato neppure spiegato che levare la mascherina non escludeva il fatto che i fragili e coloro che li accudiscono dovevano continuare a metterla. Il vero problema è che c’è stata una cattiva comunicazione”.