La probabile vittoria della pessima destra italiana alle prossime elezioni politiche sarà la diretta conseguenza della rottura dell’alleanza tra Pd e Cinquestelle portata a termine da Letta su precisa richiesta dei poteri forti di cui lo stesso Letta è una delle marionette, e cioè padronato e Nato. Ciò determinerà la conseguenza della vittoria elettorale dell’altra principale marionetta di questi stessi poteri e cioè di Giorgia Meloni, col suo codazzo di squalificati personaggi, da Berlusconi a Salvini e rispettive compagnie di giro.

Quegli stessi poteri hanno successivamente anche indotto il tronfio Calenda a mollare lo sprovveduto Letta, lasciandolo in braghe di tela. Non è tuttavia scontato che da una vittoria elettorale scaturisca un governo che sia pienamente espressione delle destre tradizionali – che così denomino per distinguerle dalla destra di Calenda e da quella di Letta & C. L’operazione gonfiamento dei palloni (Calenda e Renzi) al centro risponde evidentemente all’esigenza di garantire per quanto possibile una continuità alla cosiddetta agenda Draghi (neoliberismo più atlantismo esasperati) e tale intento potrebbe tradursi anche nella composizione della nuova compagine governativa. L’appuntamento elettorale presenta peraltro per sua natura dei margini di imprevedibilità.

Come che sia, la sostanziale omogeneità dell’arco anticostituzionale che si è venuto formando sulla base di detta agenda e che comprende oggi praticamente tutte le principali forze politiche costituisce un forte segnale di preoccupazione per la democrazia italiana, evidenziando il crescente e ormai abissale distacco fra il sentimento popolare e l’insieme delle dette forze politiche. Direi che un tale fenomeno sia ben più interessante e strategico delle deprimenti baruffe chiozzotte che si consumano ogni giorno, con crescente squallore, nel teatrino dei burattini della politica italiana, al cui interno l’ultimo sbadiglio di Casini o il fatto che Calenda si sia grattato l’orecchio sinistro anziché il destro sembra più rilevante del cambiamento climatico, della pandemia e delle prospettive di guerra.

La guerra economica colla Russia è perduta, come pure quella militare, a meno di scatenare le testate nucleari. Eppure siamo stati arruolati a forza in questa guerra e pagheremo un prezzo salato che andrà in tasca ai colossi dell’energia, a cominciare dall’Eni. Come pure siamo stati arruolati nella guerra in fieri contro la Cina e anche qui pagheremo un prezzo molto alto. La recente Conferenza della Nato a Madrid è stata del tutto chiara ed esauriente al riguardo. La costruzione del nemico, identificato nelle due potenze orientali, è compiuta e direttamente finalizzata a conferire alla Nato un ruolo di governo, secondo me tendenzialmente totalitario, delle società rimaste loro malgrado sotto l’egida degli Stati Uniti d’America.

La Nato si configura sempre più come istanza politica sovraordinata agli Stati nazionali e che espande la propria sfera di competenza sul piano dei contenuti ad ambiente, informazione e molto altro, e, su quello geografico, all’intero pianeta. La stessa Unione europea, pur riproponendo in modo rafforzato i propri poteri disciplinari, specie in materia finanziaria, sugli Stati membri, ha chiaramente interiorizzato la propria inferiorità politica nei confronti della Nato, come dimostrato dal suo sconcertante nullismo relativamente alla vicenda Ucraina, che ha definitivamente trasformato i suoi burocrati di vertice in cagnolini al guinzaglio del malfermo Biden.

Gli Stati Uniti sprofondano sempre più in una crisi irreversibile al cui compimento si pongono i due esiti, per certi versi alternativi e per altri complementari, della guerra civile tra globalisti e nazionalisti trumpiani e del conflitto militare globale, che sarà inevitabilmente anche nucleare, con Russia e Cina. L’eventualità del secondo è stata vaticinata di recente dal vecchio ma sempre lucido Henry Kissinger, il quale ha sottolineato come gli Stati Uniti stanno scivolando verso tale conflitto in modo quasi inconscio e quindi ancora più irresponsabile.

Fortunatamente per noi il mondo va in un’altra direzione e si sta progressivamente sganciando dall’opprimente tutela statunitense, come dimostrano soprattutto le vicende dell’America Latina, che pure fino a poco tempo fa era considerata il cortile di casa di Washington. Abbiamo qualche possibilità di sfuggire al rio destino che ci stanno riservando Letta, Calenda, Meloni & C.? Quasi inesistenti sono le possibilità di riscatto presenti a livello politico-elettorale anche per effetto di un meccanismo perversamente antidemocratico come il Rosatellum e dello scandaloso boicottaggio attuato contro chi non fa parte dell’ammucchiata.

Di ciò occorre essere pienamente consapevoli, pur non lasciando nulla di intentato per intervenire anche a questo livello. come si sta facendo col generoso tentativo di Unione popolare. Ma soprattutto occorre essere pienamente consapevoli del fatto che la costituzione materiale neoliberista e atlantista che ha prodotto questo indegno quadro politico non può durare a lungo e, se durerà, produrrà infinite e crescenti sofferenze al popolo italiano. Riprendiamo la lotta per la soddisfazione degli interessi popolari e l’indipendenza nazionale, seguendo il grande esempio di Fidel di cui celebriamo in questi giorni il compleanno.

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