“Salvini critica la mia candidatura con il Pd? Forse dovrebbe pensare a tutti gli errori di valutazione che ha commesso, sia in politica estera che sulla sanità pubblica. Se fossimo stati nelle sue mani ora ci sarebbero 300mila vittime di Covid al posto di 140mila e saremmo allineati con Putin. Salvini critica me, ma ha altre cose a cui pensare”. Le parole di Andrea Crisanti su Radio Capital inaugurano un’altra giornata di zuffa politica sul Covid. Ma non sulle strategie (future) per rafforzare la sanità, bensì sulla gestione (passata) della pandemia. Il primo tempo è di nuovo tra il virologo romano – neo-capolista del Pd nella circoscrizione Europa alle elezioni del 25 settembre – e gli esponenti della Lega. Già martedì, all’indomani dell’annuncio della corsa, si era avuto un assaggio: “Il tele-virologo Crisanti candidato col Pd. Credo che ora si capiscano tante cose”, twittava il leader del Carroccio Matteo Salvini. “Gli errori che ha fatto in politica estera, in sanità, in economia, sono la garanzia degli errori che potrà fare se avrà la possibilità di governare”, gli rispondeva il medico. Che oggi, in radio e tv, rincara la dose e si guadagna ore di martellate mediatiche dei leghisti. Esordiscono i parlamentari del bergamasco, il territorio più colpito dal Covid nel 2020: “Gli attacchi di Crisanti a Salvini sono a dir poco vergognosi. Ci chiediamo solo con che coraggio riesca a speculare sui morti. Letta smentisca al più presto il candidato nelle liste del Pd, che di “tecnico” e “super partes” sembra avere ben poco”, scrivono.

Subito dopo esce il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo: “Nessuna lezione di morale da Crisanti che, mentre le Regioni a guida Lega erano in prima linea a combattere una battaglia inaspettata e senza precedenti contro un virus allora sconosciuto, era impegnato nel suo show televisivo con finalità adesso note a tutti”. Poi arriva un altro bergamasco, il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli: quella di Crisanti “è un’accusa gravissima e sorprendente”, dice, “soprattutto perché arriva da un consulente che, audito dalla procura di Bergamo sull’indagine sulle migliaia di morti per la prima ondata nel territorio bergamasco, ha dichiarato che la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana ha provocato circa 4mila morti. E Salvini e la Lega, e Crisanti lo sa benissimo, in quel febbraio e marzo 2020 non erano al Governo e non potevano decretare zone rosse che comportavano l’impiego di militari per presidiarne i confini. Era un compito che spettava solo al governo Pd-Cinque Stelle”. Il segretario invece tace per ore e si esprime solo nel tardo pomeriggio, riciclando il famoso video in cui il collega di Crisanti a Padova, il virologo Giorgio Palù, lo definiva “un esperto di zanzare“. Il Pd però fa quadrato intorno al suo candidato. A partire da Enrico Letta, che lungi dal dissociarsi lo difende su Twitter: “La gragnuola di reazioni alla candidatura Crisanti chiarisce che a destra prevale la cultura no vax. Ha ragione Crisanti, se avessero governato Salvini e Meloni nel 2020 quante migliaia di decessi in più avremmo avuto? Ce li ricordiamo gli aprire, aprire, aprire”, scrive.

Ma sul virologo si scaglia – in funzione anti-dem – anche Matteo Renzi, che ne approfitta per fare campagna elettorale. Già martedì il leader pungeva: “Ricordo con preoccupazione alcune frasi folli del virologo Crisanti e spero che non porti in Parlamento una cultura di lockdown illiberale e inutile. Se vince la linea del Pd, Crisanti al primo raffreddore finiamo tutti in quarantena”. E il giorno dopo, nell’Enews, rilancia: “La candidatura di Crisanti è la candidatura non solo dell’unico virologo che aveva dubbi sul vaccino ma è anche la candidatura del teorico delle chiusure a tutti i costi”. Si aggrega anche il leader di Azione Carlo Calenda, che non può astenersi dal commentare su Twitter: “Candidare virologi è a mio avviso sbagliato perché nel corso della pandemia hanno spesso ecceduto in protagonismo. Non strumentalizzare la pandemia. Grazie”, scrive a Letta. Che commenta così: “I meriti della candidatura #Crisanti. Ognuno dice cosa pensa veramente della più grande tragedia degli ultimi tempi”. Renzi però, fiutando il terreno promettente, insiste con un video su Twitter: “Se Letta vuole sapere qual è la differenza tra me e lui sulla pandemia gliela spiego chiara: lui e il suo partito volevano continuare a stare con Conte, Arcuri e l’esercito russo; io ho portato Draghi, Figliuolo e la svolta. E se proprio vuole chiarezza sul Covid, Letta voti la commissione di inchiesta a cui noi abbiamo votato sì e voi avete votato no. Basta polemiche, confrontiamoci sui fatti”.

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