Cultura

La Carmen di Zeffirelli va in pensione con numeri da raduno rock. Caimi, “l’ultimo” Don Josè: “Conserviamo gli allestimenti in un museo”

All'HaYarkon Park di Tel Aviv attese 100mila persone per l'ultima replica della messinscena storica del regista fiorentino, prodotta dal Metropolitan di New York, ormai troppo costosa per i teatri moderni. Il tenore a FqMagazine: "E' triste, ma succede anche con produzioni più recenti". E sui numeri da stadio sottolinea: "L'Arena di Verona quando fa il pienone arriva a 15mila presenze. Questi numeri li faceva Pavarotti in America, anche se con i concerti"

di Fabrizio Basciano

Evento operistico dalle tinte epocali, in termini di pubblico, quello che giovedì 18 agosto avrà luogo a Tel Aviv: all’HaYarkon Park sono attese infatti 100mila persone per l’ultima messinscena di una delle storiche regie della Carmen di Georges Bizet, quella che il Metropolitan Opera House di New York aveva commissionato, dopo divergenze artistiche con Liliana Cavani e la rinuncia da parte di quest’ultima, al grande Franco Zeffirelli. La storica Prima, del 31 ottobre 1996, aveva ammirato nell’interpretazione dei ruoli principali alcune vere e proprie star del canto lirico: il mezzosoprano Waltraud Meier vestiva i panni di Carmen, il soprano Angela Gheorghiu quelli di Micaela e il tenore Placido Domingo quelli di Don José. Alla direzione di orchestra e coro del Met il leggendario James Levine.

Oggi, ventisei anni dopo, la sontuosa regia zeffirelliana giunge al suo capolinea: troppo costosa nelle sue mastodontiche dimensioni, al punto da impedirne la realizzazione nella stragrande maggioranza degli ambienti operistici. “Questo succede anche con produzioni più recenti – racconta a ilfattoquotidiano.it uno degli interpreti principali di questa ultima messinscena zeffirelliana, il tenore Leonardo Caimi, nei panni di Don José -, ed è incredibilmente triste nel caso di una Carmen che ha fatto storia, questa di Zeffirelli. Probabilmente si potevano fare altre scelte, mantenerne anche solo una piccola parte in un museo: mi piacerebbe immaginare un museo degli allestimenti storici dell’opera, ma so bene di quanti soldi e di quanto spazio necessiterebbe”. Quale miglior saluto a una regia talmente importante se non quello che Tel Aviv ha preparato al suo HaYarkon Park, con la predisposizione di maxischermi utili a renderla fruibile anche a chi altrimenti il palco lo vedrebbe solo col binocolo: “L’Arena di Verona – prosegue Caimi – quando fa il pienone si aggira intorno alle 15mila presenze. Numeri come quelli dell’HaYarkon Park, in ambito operistico, li faceva Pavarotti in America, pur trattandosi però di concerti senza messinscena”.

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Grande il doppio rispetto al londinese Hyde Park, dal 2000 il parco più grande di Tel Aviv, in chiave del tutto gratuita, ospita una volta l’anno Opera in the Park, messinscene liriche rivolte ai ceti meno abbienti e che, nonostante il carattere operistico, arrivano ad assumere le dimensioni del raduno rock. Non è un caso infatti se a tenere alcuni dei loro storici concerti all’HaYarkon Park siano state diverse fra le più grandi star della musica pop, da Michael Jackson, che nel 1993 diede lì due date del suo Dangerous Tour, rispettivamente dinanzi 70mila e 100mila persone, a Britney Spears, che nel 2017, facendo slittare di un giorno le elezioni presidenziali, attirò nel celebre parco israeliano 60mila persone. L’ultimo, attesissimo saluto dell’HaYarkon Park a una delle storiche regie di Franco Zeffirelli avrà luogo dopo una pausa di 4 anni: la più recente messinscena pre-covid aveva avuto luogo col Nabucco di Giuseppe Verdi nel 2018.

Nella foto in alto – Una foto d’archivio della Carmen con l’allestimento di Zeffirelli, Arena di Verona, 2009

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