Ogni anno l'Italia consuma 3,4 milioni di tonnellate di questo prodotto realizzato con gli scarti di lavorazione del legno. Il 90% del pellet consumato viene però importato, in quote significative da Russia e Bielorussia.
Non esiste rifugio dall’aumento dei prezzi dell’energia. Solitamente il costo tende ad “agganciarsi” a quello della fonte più cara. E l’ondata di rincari sta così interessando anche il pellet, composto ottenuto dagli scarti di lavorazioni del legno, utilizzato da imprese e famiglie in apposite caldaie. Più economico ma anche più inquinante rispetto all’alimentazione a metano, soprattutto in termini di emissioni di polveri sottili. Sta di fatto che il prezzo del pallet nell’ultimo anno risulta raddoppiato, un sacco da 15 kg si pagava meno di 5 euro, ora è intorno ai 10. In Italia sono oltre 2 milioni le famiglie che fanno ricorso a questo tipo di combustibile di cui nel nostro paese si consumano 3,4 milioni di tonnellate l’anno. I picchi si registrano in Calabria e Sardegna dove il 40% delle famiglie usano legno e pellet per il riscaldamento. In generale una passione italiana visto che il paese è quello con il numero più alto di impianti di questo tipo e che il 70% delle caldaie a pellet vendute in Europa è fabbricato nel nostro paese.
Ma la produzione nazionale del combustibile è molto modesta se rapportata alla domanda. Il 90% del prodotto viene quindi importato, in una quota significativa proprio da Russia e Bielorussia. Queste forniture sono però bloccate a causa di guerra e sanzioni. E il conflitto assottiglia anche le forniture provenienti dall’Ucraina. Inoltre, in considerazione delle elevate quotazioni di petrolio e carbone, i trasportatori preferiscono concentrarsi su questi prodotti che assicurano alti margini di ricavo. C’è poco o nessun interesse a cercare fornitori alternativi di pellet che quindi scarseggia, condizione che inevitabilmente porta ad incrementi del prezzo. Anche quel poco combustibile che arriva deve inoltre scontare costi di trasporto più elevati. Situazione che nel complesso non sembra destinata a risolversi in tempi rapidi. Così anche i rivenditori e i consumatori di pellet chiedono al governo di intervenire eliminando o almeno riducendo l’Iva sul prodotto come è stato fatto per altri combustibili.