Nel programma della lista AzioneItalia viva, che sarà presentato giovedì, comparirà di nuovo un’antica idea di Matteo Renzi: quella di riformare la Costituzione per eleggere direttamente il presidente del Consiglio, facendone una sorta di “sindaco d’Italia“. Una proposta che suona come un ammiccamento nei confronti del centrodestra, che invece vorrebbe l’elezione diretta del capo dello Stato. Tant’è che Renzi, intervistato su Rtl 102.5, ha fatto l’annuncio proprio rispondendo a una domanda sul presidenzialismo: “Preferirei l’elezione diretta del premier, perché secondo me è giusto che i cittadini scelgano. Sogno un meccanismo semplice come quello del sindaco d’Italia. Tutti coloro che ascoltano sanno che quando si vota per il sindaco è facile, poi magari si perde. Questo meccanismo è democrazia, funziona”. Calenda è d’accordo? “Penso che nel programma ci sarà scritto. Domandatelo domani, così non faccio spoiler”.

Sul progetto del centrodestra di far eleggere direttamente il presidente della Repubblica, invece, il leader di Iv traccheggia: “Dipende da che funzione gli dai. Se fai come in America è giusto che lo eleggano i cittadini”, ma se invece “il capo dello Stato ha la funzione di arbitro istituzionale, di quello che nomina qualcuno alla Corte costituzionale, che presiede il Csm, se fa questa funzione è più giusto che sia una sorta di arbitro, non di capo del governo”, afferma. Nel disegno di legge costituzionale già depositato in Parlamento da Giorgia Meloni, invece, l’inquilino del Quirinale sarebbe il “responsabile della politica generale del governo”. In ogni caso, anche per introdurre l’elezione diretta del premier sarebbe necessaria una modifica della Carta, che prevede che il presidente del Consiglio sia nominato dal presidente della Repubblica e debba ottenere la fiducia delle Camere. E Renzi con le riforme costituzionali finora non ha avuto troppa fortuna. Ma se centro e centrodestra trovassero un’intesa, non è escluso che nel prossimo Parlamento possano avere la maggioranza dei due terzi necessaria a cambiare la Costituzione senza passare dal referendum.

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