Non si ferma l’operazione militare turca nel nord-est siriano contro le Unità di Protezione Popolare (Ypg/Ypj). Nel corso degli ultimi scontri armati tra Ankara e le milizie curde a perdere la vita, oltre a 22 miliziani e 2 soldati turchi, è stato però anche un bambino. I bombardamenti ordinati dal presidente Recep Tayyip Erdoğan nell’ambito della nuova operazione militare ordinata ormai settimane fa, hanno interessato Kobane, la ‘città martire’ della guerra al Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi, e Qamishli.
Il ministero della Difesa turco ha fatto sapere di avere ucciso “22 terroristi nella regione” in risposta a un attacco con colpi di mortaio ieri a Birecik, nella provincia di Sanliurfa, nel sudest turco a pochi chilometri dal confine con la Siria. Il governo ha aggiunto che 2 soldati turchi sono rimasti uccisi nelle operazioni. “Continuiamo a colpire obiettivi mirati nella regione” ha fatto sapere Ankara.
Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, però, il bilancio delle vittime si era fermato a 19, ma sono stati loro per primi, poi seguiti anche dai media panarabi e da un comunicato del Partito Democratico dei Popoli (Hdp), rappresentanza della comunità curda in Turchia i cui vertici sono stati incarcerati da Ankara, a sostenere che tra le vittime ci fosse anche un bambino.
L’agenzia governativa siriana Sana riferisce invece dell’uccisione, a nord di Aleppo, di tre militari governativi morti durante un bombardamento aereo turco. Fonti diplomatiche occidentali e mediorientali citate dai media siriani e regionali ribadiscono oggi che la Russia e l’Iran si sono di recente opposti a una massiccia offensiva militare turca nel nord della Siria, ma hanno acconsentito che Ankara conduca “operazioni mirate” contro i curdi nel nord del Paese.