L'imprenditore si prepara a tornare in Parlamento per la quarta legislatura di fila, non più con Forza Italia ma con il Carroccio. Ma finora a Montecitorio non si è visto quasi mai: è stato sempre agli ultimissimi posti nella classifica delle presenze elaborata da Openpolis. Ed è imputato in vari procedimenti penali, nell'ultimo dei quali deve rispondere di tentata corruzione nei confronti dell'attuale assessore alla Sanità del Lazio, Alessio d'Amato
Antonio Angelucci si prepara a tornare in Parlamento per la quarta legislatura di fila: non più con Forza Italia (nelle cui file è stato eletto alla Camera nel 2008, 2013 e 2018) ma con la Lega, che ha appena annunciato la candidatura del potente immobiliarista, re delle cliniche ed editore di due quotidiani di area centrodestra, Libero e il Tempo (oltre al Corriere dell’Umbria e ai suoi gemelli del centro Italia). Per la verità, a Montecitorio Angelucci non si è visto quasi mai: è stato sempre agli ultimissimi posti nella classifica delle presenze elaborata da Openpolis, conquistando la palma del più assenteista nelle legislature 2008/2013 (0,46% di presenze) e 2013/2018 (0,41%), mentre in quella in corso (fino adesso) si piazza al penultimo posto con il 3,24%, battuto solo da Michela Vittoria Brambilla (anche lei di Forza Italia) ferma allo 0,81%. Dal 2016 al 2018 è stato il parlamentare che ha dichiarato i redditi più alti, fino a 6 milioni e 235mila euro.
Angelucci, 76 anni, è stato imputato in vari procedimenti penali. Nell’ultimo, ancora pendente in primo grado, deve rispondere di tentata corruzione per aver offerto, nel 2017, ad Alessio D’Amato – attuale assessore alla Sanità del Lazio, ai tempi responsabile della “cabina di regia” sanitaria regionale – una somma di 250mila euro per “avallare” il pagamento dei crediti per la sua clinica San Raffaele Velletri, alla quale la Regione aveva già revocato l’accreditamento. Sempre per la struttura di Velletri, insieme al figlio Giampaolo, è finito sotto processo per truffa al sistema sanitario: la Procura aveva chiesto 15 anni, ma entrambi sono stati assolti in primo grado. Il parlamentare è stato invece condannato (sempre in primo grado) a un anno e quattro mesi per falso e tentata truffa nel processo sui finanziamenti pubblici indebiti ricevuti nel 2006 e 2007 da Libero e dal Riformista, ai tempi di sua proprietà.