di Michele Sanfilippo
Ho due cari amici, entrambi con prole e quindi più attenti al futuro, con i quali abbiamo speso molte ore a parlare della loro volontà d’installare pannelli fotovoltaici nelle loro abitazioni. Potevo percepire tutto il loro entusiasmo mentre mi raccontavano quanto contavano di risparmiare nei prossimi anni (anche grazie agli incentivi concessi dallo stato) e oltretutto con bella sensazione di poter dare un contributo, seppur minimo, alla limitazione di immissione di CO2 nell’atmosfera. Quasi, tutto bene fino all’installazione. A questo punti mancherebbe un ultimo, semplice, passo: l’allacciamento ai contatori. Qui cominciano i problemi. L’Enel è difficile da contattare e quando vi riescono non c’è modo di avere visibilità di quando si degneranno ad andare a fare il lavoro. Sono quasi sei mesi che aspettano.
A parte la solita, sgradevole, sensazione di sentirsi dei sudditi e non dei cittadini c’è da riflettere sul ruolo che il ministro del nuovo dicastero per la Transizione Ecologica ha deciso di ritagliare per sé. Questo non è un momento qualsiasi. Oltra la conclamata crisi climatica, a causa del Covid e del conflitto in Ucraina ne stiamo vivendo una energetica ed una economica, di cui non abbiamo ancora subito l’impatto maggiore (presumibilmente lo scopriremo il prossimo inverno). Sarebbe quindi il momento di orientare il “mercato” verso soluzioni che possano mitigare queste crisi. Dopo mille altre iniziative atte a favorire il ricorso ad energie rinnovabili, il minimo che mi sarei aspettato dal ministro è:
• la semplificazione burocratica per l’allestimento di nuovi impianti;
• degli obblighi temporali per chi gestisce la rete elettrica per la loro messa in opera.
Invece nulla. Certo è che, dopo aver visto la puntata di Report di lunedì 16 maggio 2022, è difficile pensare che le priorità di Roberto Cingolani siano queste. Mi sembra che si sia molto impegnato a fare grandi accordi per forniture di gas, i cui contenuti economici sono secretati, e con tutta probabilità sta preparando il terreno per i fautori della fissione nucleare. Dato che l’energia costerà sempre più cara sarà più facile argomentare in tal senso. Calenda e Salvini già ne parlano apertamente. Mi chiedo: fosse anche vero che con le rinnovabile non raggiungeremo mai la piena autonomia energetica, cosa ci sarebbe di sbagliato nell’investire in questo settore? Sicuramente ridurremmo l’inquinamento e la nostra dipendenza da altri paesi. Dove sto sbagliando?
Temo di conoscere la risposta. In tutto il mondo, ma in Italia in modo patologico, le democrazie rappresentative sono afflitte da un improprio intreccio tra politica e affari. I politici hanno smesso da un pezzo di rappresentare i bisogni dei cittadini per farsi carico di quelli delle imprese. Tutto questo è pericolosissimo perché da troppi anni le classi medie si assottigliano sempre più, per scivolare gradualmente ma inesorabilmente verso l’indigenza. E siccome le sinistre non fanno più le sinistre ci sono solo le destre a dare risposte (seppure, a mio avviso, sbagliate) a questa parte della società.
Prima o poi i discorsi che ha fatto Macron contro Le Pen o che fa Letta per demonizzare la destra, proponendosi come il solo baluardo verso la barbarie, saranno ascoltati solo dai sempre più pochi che hanno qualcosa da perdere. Quando il malessere è troppo diffuso la moderazione non fa presa. Questo è il momento di fare scelte coraggiose per l’ambiente e quindi in economia, perché altrimenti se non sarà alle prossime elezioni sarà a quelle successive che le destre vinceranno a mani basse.