Il fresco vincitore del titolo europeo ha toccato vari temi nell'intervista rilasciata a Repubblica: "Avendo corso poco faccio fatica a mantenere una certa intensità. Mennea? Non si possono fare raffronti, ma voglio lasciare una scia dietro di lui"
“Prima della gara, gli inglesi hanno cercato di darmi qualche spallatina, così per intimorirmi”. Marcell Jacobs, fresco vincitore del titolo europeo sui 100 metri, ha risposto così in un’intervista rilasciata a Repubblica, durante la quale ha svelato che a Monaco prima della finale “l’atmosfera nella call room era pesante“. Il velocista campione olimpico ha poi specificato: “Però alla fine si sono complimentati, Hughes si è avvicinato e mi ha detto: ho molto rispetto per te. Non ho mai avuto problemi di credibilità con gli altri sprinter, a dubitare di me è stata l’anno scorso la stampa inglese, non gli atleti”. Media britannici che dopo il trionfo dell’azzurro a Tokio abbinato a quello della 4×100, dove l’Italia ebbe la meglio sulla Gran Bretagna (poi squalificata per doping) per un solo centesimo, lo avevano accusato di doping.
La condizione non è ancora delle migliori per Jacobs, come lui stesso ha confermato. “Non ho ancora certi ritmi nelle gambe, poi c’è stata la leggera contrattura, un piccolo indurimento. Ho corso poco quest’anno quindi faccio fatica a mantenere una certa intensità, meno gareggi e più quell’abitudine ti manca. In più non ho nemmeno fatto pienamente i primi appoggi, diciamo che il piede l’ho messo con leggerezza, così per fare. Però sono contento, anche del fatto che ci fosse un altro azzurro con me, Chituru Ali, che in finale ha pagato l’inesperienza. La sentivo io la pressione, figurarsi lui, che era alla prima volta. L’atmosfera nella call room era pesante”, ha appunto sottolineato Jacobs.
Il tempo ottenuto in finale, però, è comunque buono ed equivale al quindicesimo crono dell’anno: “Ho fatto una gara discreta, venendo da una stagione all’aperto con momenti difficili, non è stato semplice sistemare tutto e rimettere a posto i pezzi, dopo il Mondiale in cui ho corso un turno solo e mi sono fatto male. Lo ammetto: pensavo di fare meno di 9”90, mi ha frenato la tensione”.
L’ultimo trionfo italiano nei 100 metri risaliva a 44 anni fa quando vinse Pietro Mennea. “Non si possono fare raffronti, ognuno ha il suo stile e la sua personalità. Sono contento di venire dopo Mennea. Il miglior modo di contare è quello di lasciare una scia, di stimolare chi viene dopo di te. Io quello volevo fare da bambino, essere uno da cui si poteva trarre ispirazione. Io stesso ho delle figure di riferimento: LeBron James, nel basket, uno che viene dal nulla, Lewis Hamilton che ha rivoluzionato la Formula Uno, e Usain Bolt che ha cambiato l’atletica”.
La stagione del 27enne di El Paso non è ancora finita, sicuramente l’obiettivo ora è 4×100 europea: “Nella staffetta dobbiamo difendere il titolo di campioni olimpici. Ai mondiali di Eugene io non c’ero, è stato un dolore l’uscita in batteria. Ma siamo qui per rifarci, anche se non c’è nulla di scontato, perché il testimone lo devi portare fino in fondo. Io sono pronto a correre la seconda frazione, il cambio con Patta funziona abbastanza bene, tocca al professor Di Mulo decidere chi sono gli altri frazionisti visto che alla prima uscita Desalu e Tortu non sono disponibili per una questione di orari, essendo loro impegnati nella gara singola dei 200 metri”.