Da settembre in Polonia gli alunni delle scuole superiori impareranno a sparare e a maneggiare le armi. La riforma, firmata dal ministro dell’Istruzione, Przemysław Czarnekm, prevede l’introduzione di insegnamenti teorici per gli studenti di 13-14 anni dell’ottava elementare e pratici per gli alunni del primo superiore, con l’obiettivo dichiarato di aumentare le capacità di autodifesa dei più giovani. Queste lezioni prenderanno il posto di quelle dedicate alla sicurezza e al primo soccorso, durante le quali gli alunni apprendevano come reagire davanti a situazioni di emergenza, e a quelle di educazione sanitaria, che verranno cancellate del tutto.

L’introduzione dei corsi sull’utilizzo delle armi da fuoco però sarà graduale. Come riportato sul sito del ministero dell’Istruzione, “l’educazione alla sicurezza nel campo delle abilità di tiro con l’uso di pistole, fucili ad aria compressa, repliche di armi leggere, poligoni di tiro virtuali o laser sarà implementato a partire dall’anno scolastico 2024/2025”, per dare il tempo alle scuole di dotarsi delle strutture e del materiale necessario. Ossia armi e poligoni di tiro.

La modifica dell’orario scolastico è stata determinata ufficialmente dalla guerra in Ucraina e dal senso di insicurezza che quest’ultima ha generato nella popolazione polacca che percepisce storicamente come una minaccia la vicinanza geografica alla Russia, ma quello della difesa personale è da sempre un tema caro al governo ultranazionalista e più in generale alla destra. Il conflitto quindi si è trasformato nella scusa perfetta per implementare quelle politiche che, a detta dello stesso Czarnekm, sarebbero state criticate se adottate prima dello scoppio della guerra ma che questa volta hanno invece trovato un sostegno trasversale tra le forze politiche del Paese.

Un altro capitolo sempre legato alla difesa personale e caro al partito conservatore è quello del possesso di armi. La Polonia è uno dei paesi dell’Unione con il minor numero di detentori legali, con una media di 2,5 armi da fuoco ogni 100 abitanti, e in cui vigono leggi stringenti sulla concessione di licenze per il porto d’armi. Proprio l’aspetto legislativo è quello su cui i conservatori hanno più volte attirato l’attenzione. Il partito repubblicano ha proposto un alleggerimento dell’iter burocratico e una modifica delle leggi attualmente in vigore sulla legittima difesa, ricevendo anche il sostegno del deputato Arkadiusz Czartoryski del partito di governo (Diritto e Giustizia), secondo cui la società polacca è “pronta per addestrarsi e per creare autonomamente delle organizzazioni anche non-governative a difesa della patria”.

La proposta di semplificazione di accesso alle armi coincide tra l’altro con un aumento dell’interesse dei cittadini verso la difesa personale. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina si è registrato un incremento del numero di persone iscritte ai poligoni di tiro e interessate all’acquisto di un’arma da fuoco, con alcune aziende private che hanno anche attivato dei corsi per i propri dipendenti.

Ma la difesa personale è solo l’ultimo tassello di una più generale militarizzazione della Polonia. A marzo il governo ha approvato una legge per portare al 3% del Pil la spesa pubblica in Difesa e per raddoppiare il numero di militari che dovrebbero così arrivare a 300mila unità. Obiettivo ultimo dell’esecutivo ultraconservatore è quello di rafforzare le difese polacche di fronte alla minaccia russa e creare delle forze armate in grado di rispondere alle minacce esterne senza contare unicamente sul sostegno americano o degli altri membri della Nato.

Già prima della guerra, Varsavia aveva firmato contratti per l’acquisto di 24 droni turchi TB2, di 366 carri Abrams, di 500 lanciarazzi campali HIMARS, di ulteriori missili da difesa aerea Patriot e di 32 caccia F-35 dagli Usa, mentre dalla Corea del Sud dovrebbero arrivare mille carri K2, 680 semoventi K9 e 50 caccia leggeri FA-50. Con l’aumento del budget per la Difesa la Polonia si doterà anche di almeno 30 elicotteri AW149 della Leonardo, azienda da tempo partner strategico di Varsavia. Il Paese sta anche concludendo i lavori di installazione dell’Aegis Ashore, il sistema ideato per rilevare e distruggere i missili balistici e parte dell’European Phased Adaptive Approach, il progetto di difesa anti-missilistica europea pensato per difendere le basi Nato presenti nel Vecchio Continente. Tra le quali rientrano anche quelle con sede in Italia.

L’aumento della spesa militare e l’insegnamento dell’uso delle armi da fuoco a scuola sono quindi due facce del processo di militarizzazione implementato da uno degli esecutivi più conservatori d’Europa e con cui Fratelli d’Italia ha stabilito da tempo un’alleanza a livello europeo, oltre a vederlo come modello di riferimento per un prossimo governo.

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