Il dato emerge da uno studio del ministero dell'Economia, riportato dall'agenzia Reuters, Mosca prevede di incassare quest'anno 337 miliardi di dollari (331 miliardi di euro), poco meno di un miliardo al giorno
La Russia si attende di incassare quest’anno il 38% in più del 2021 grazie alle esportazioni di petrolio e gas. Secondo quanto emerge da uno studio del ministero dell’Economia, riportato dall’agenzia Reuters, Mosca prevede di incassare quest’anno 337 miliardi di dollari (331 miliardi di euro), poco meno di un miliardo al giorno, una cifra che è coerente con i dati degli introiti incamerati nei primi 100 giorni di guerra. Sebbene la quantità di gas esportato sia in calo (170 miliardi di metri cubi contro i 185 miliardi del 2021), i prezzi, nel frattempo raddoppiati, fanno sì che gli incassi comunque aumentino di molto. Per quanto riguarda invece il petrolio l’incremento della domanda da parte dei paesi asiatici, a cominciare da Cina ed India, ha limitato le ricadute degli embarghi dei paesi occidentali. Nello specifico peraltro quello europeo entrerà in vigore solo tra 4 mesi. Questo adattamento al nuovo contesto geopolitico da parte dell’industria petrolifera russa era stato segnalato pochi giorni fa anche dall’Agenzia internazionale dell’energia. Gli incassi garantiti dalla vendita di idrocarburi dovrebbero scendere a 256 miliardi nel 2023, mantenendosi comunque sopra ai 244 miliardi guadagnati nel 2021.
Nel secondo trimestre dell’anno l’economia russa ha subito una contrazione del 4%. Un arretramento marcato ma meno delle previsioni. Lo scorso marzo si stimava una flessione del 10%, poi ridimensionata a 9% in giugno e a – 4,8% subito prima della diffusione del dato. Segnale che le sanzioni stanno per ora incidendo meno di quanto inizialmente ipotizzato. Misure che hanno duramente colpito alcuni comparti industriali (quasi azzerata ad esempio la produzione di auto dopo l’esodo di marchi esteri) ma a cui nel complesso la Russia sembra adattarsi e reagire per ora meglio delle previsioni. Un’evoluzione sottolineata anche dalla banca statunitense Jp Morgan che per l’intero 2022 ipotizza una flessione del Pil russo del 3,5%.