Il documento depositato in vista del voto mette insieme una serie di proposte: quella del ministro Orlando che vorrebbe minimi ancorati ai contratti collettivi più rappresentativi (anche se bassissimi), il "modello tedesco" e "una soglia minima affidata alla proposta delle parti sociali e che comunque rispetti i parametri della direttiva europea". Che secondo alcune stime è pari a circa 9 euro lordi orari
Il salario minimo legale a 9 euro lordi all’ora proposto da anni dal Movimento 5 Stelle spunta a sorpresa nel programma del Pd. Nonostante il partito guidato da Enrico Letta finora abbia sempre sostenuto la necessità che la cifra minima sia quella fissata per ogni settore dal contratto collettivo più rappresentativo. O in alternativa venga decisa, come prevedeva il ddl a prima firma Nannicini, da una commissione istituita presso il Cnel. Risultato: leggendo le dichiarazioni del segretario e i contenuti del documento depositato in vista del voto del 25 settembre per gli elettori è difficile capire quali misure, in concreto, il partito intenda mettere in campo per garantire ai lavoratori una paga dignitosa. Di certo c’è che fino alla caduta del governo Draghi solo il M5s aveva indicato la cifra su cui ora sembrano allinearsi sia i dem sia il leader di Azione Carlo Calenda.
“In Italia c’è una grande questione salariale, oggi aggravata dall’inflazione”, è la premessa del programma Pd. “Le nostre retribuzioni sono tra le più basse d’Europa”. Seguono i possibili rimedi, tra cui, appunto, il salario minimo. Ma in che forma? “Una legge che riconosca il valore legale erga omnes del trattamento economico complessivo dei contratti collettivi firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative per debellare i “contratti pirata”. Si tratta dell’idea portata avanti – ma mai concretizzata – durante il governo Draghi dal ministro del Lavoro dem Andrea Orlando. Che sconta un pesante difetto: far valere per tutti gli addetti di un comparto il trattamento economico complessivo del contratto maggiormente rappresentativo nel settore lascerebbe irrisolto il problema degli accordi che i giuslavoristi chiamano “corsari“, vale a dire i Ccnl sottoscritti da sigle aderenti a Cgil, Cisl e Uil ma con minimi salariali bassissimi (4-5 euro l’ora).
Il programma continua spiegando che la legge dovrebbe anche introdurre “un salario minimo contrattuale, seguendo il modello tedesco, nei settori a più alta incidenza di povertà lavorativa, con una soglia minima affidata alla proposta delle parti sociali e che comunque rispetti i parametri della direttiva europea (attualmente per l’Italia, secondo alcune stime pari a circa 9 euro lordi orari)”. I dubbi a questo punto si moltiplicano. In Germania, nel caso si voglia seguire il “modello tedesco”, vige come in altri 20 Paesi europei un minimo legale erga omnes – senza distinzioni settoriali – recentemente aumentato a 12 euro all’ora. Il Pd chiede al contrario introdurre un minimo solo in alcuni settori. A meno che – ma il programma non lo spiega – non si tratti solo di un primo step in vista del minimo legale per tutti: una delle opzioni proposte dal gruppo di lavoro sulla povertà lavorativa nominato dallo stesso Orlando.
In ogni caso, come fissare la soglia? Da un lato il Pd chiama in causa le “parti sociali”, cioè sindacati e Confindustria, che però come è noto finora hanno fatto strenua resistenza all’ipotesi di un minimo legale paventando che possa danneggiare il sistema della contrattazione collettiva. Dall’altro rimanda alla direttiva europea approvata a giugno, che in realtà non impone ai Paesi in cui la contrattazione collettiva copre almeno l’80% degli occupati di introdurre un minimo per legge (richiederà all’Italia, questo sì, di varare finalmente una legge sulla rappresentanza). Perché allora il programma dem la cita, evocando i “parametri” lì contenuti per fissare la soglia del salario orario? E’ solo il “gancio” per arrivare a citare la cifra-simbolo di 9 euro lordi, livello che 4,5 milioni di lavoratori italiani non raggiungono.
La direttiva di per sé si limita infatti a consigliare agli Stati membri che fissano un minimo di usare come riferimento il 50% del salario medio e il 60% del salario mediano. Dopo il varo della norma il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, intervistato da Repubblica, ha detto che in Italia quelle due cifre “corrispondono rispettivamente a 10,60 euro e 7,65 euro” per cui “il punto medio è 9,12 euro l’ora”. Su quei numeri c’è qualche perplessità, perché secondo le ultime rilevazioni Istat la retribuzione oraria media dei dipendenti è di 15,8 euro l’ora (e il dato si basa solo sulle aziende con più di 10 dipendenti, che pagano meglio delle piccolissime): il 50% della media è dunque sotto gli 8 euro, non sopra i 10. Un minimo orario di 9 euro lordi all’ora, come hanno fatto notare diversi economisti, sarebbe del resto tra i più elevati nell’Ocse. Fatto sta che il Pd ha preso nota dei calcoli di Tridico. Arrivando a mettere nero su bianco nel proprio programma i “famosi” 9 euro lordi previsti dal disegno di legge a prima firma Nunzia Catalfo.