Di Sara Gandini e Laura Cima
Dalla fine degli anni ‘80 anche in Italia si è consolidata una pratica politica ecofemminista che ha cambiato leggi e abitudini dai tempi di Chernobyl, quando abbiamo vinto il referendum per far uscire l’Italia dal nucleare. Lo abbiamo raccontato in un libro collettivo con molte testimonianze di donne conosciute che hanno cambiato il modo di far politica: L’ecofemminismo in Italia, le radici di una rivoluzione necessaria. Purtroppo gli stessi ecologisti che hanno iniziato con noi in Italia e con Petra Kelly, non violenta e fondatrice dei green, di cui ha scritto Valentina Cavanna, si sono fatti trascinare in una pratica compromissoria di politica che non ha più cambiato nulla dopo che, dall’inizio di questo millennio, violenze, crisi economiche e guerre hanno caratterizzato il modello insostenibile di sviluppo.
Siamo così arrivati alla drammatica situazione attuale dove la catastrofe climatica e le pandemie, violenza e guerra, con minaccia nucleare nel cuore dell’Europa, impoverimento generalizzato e incertezza di un futuro vivibile hanno peggiorato le nostre vite e la poca capacità e credibilità dell’attuale classe politica, il cambio di governi e gli scontri continui ci hanno portato a una campagna elettorale che si preannuncia ben poco rappresentativa dei bisogni e delle speranze dei votanti. Se si continua così è probabile che si verifichi un’astensione preoccupante, in particolare di donne e di giovani. Per questo abbiamo diffuso immediatamente il nostro decalogo empatico, che ha riscosso finora molto successo ma è ignorato dalle prime bozze di programmi e dal modo in cui si stanno decidendo le candidature certe.
Ci rivolgiamo alle donne e agli uomini che disertano il patriarcato e che, in tutte le formazioni che si presenteranno, vorranno il voto di tante donne (e anche uomini) che da tempo si astengono perché non rappresentate. Siamo interessate a ricevere le vostre considerazioni e continueremo il confronto durante la campagna elettorale. Abbiamo vissuto due anni di pandemia e pensiamo che qualsiasi emergenza possa essere gestita attraverso responsabilità condivise tra istituzioni e cittadinanza, con le pratiche dell’informazione e della partecipazione senza ricorrere a forme autoritarie che non hanno alcuna utilità nella gestione dei bisogni concreti e inducono invece paura e diffidenza.
Questa è l’ora di un cambio di paradigma, richiesto anche dagli obiettivi trasversali dell’agenda Onu 2030, ratificati dall’Italia e ispirati dalla piattaforma di Pechino del ’95, ancora vigente, le cui finalità sono riprese nel piano Ngeu e nei Pnrr nazionali e soprattutto nella nostra Costituzione. Vogliamo affermare quello di cui le donne sono esperte: relazioni eque tra le persone nel rispetto delle differenze, una società della cura, l’abbraccio alla madre terra e alle specie che la abitano. Il cognome materno ai figli e alle figlie ne è l’attuazione simbolica e reale a un tempo. Tutto questo ha bisogno di un parlamento in cui l’esperienza delle donne trovi ascolto e spazio per poter contribuire a una politica capace di rispondere alle esigenze reali, con un governo democratico ed ecologista, attento alle donne e alle giovani generazioni, piuttosto che impegnato a riprodurre caste e perseguire interessi di lobby.
Diventa prioritario ora pensare a un nuovo modo di abitare il mondo e utilizzare le risorse, a nuove regole di convivenza. Noi ecofemministe in questa prospettiva ci stiamo impegnando da decenni. Voteremo chi ha la stessa nostra urgenza e lavorerà con noi per realizzarla. Nel sito si possono trovare i nostri propositi di buon governo. Siamo interessate a ricevere le vostre considerazioni e continueremo il confronto durante la campagna elettorale.