Una nuova riunione per definire le caselle. Un’altra verifica, dopo quella di giovedì, mentre Matteo Salvini sottolinea che “gli altri promettono e litigano, la Lega fa i fatti”. Il Carroccio ha infatti annunciato di aver chiuso le candidature negli uninominali del Senato, dove il 56% di chi aspirerà a un seggio tra i leghisti è donna.
Nella coalizione di centrodestra però il lavoro è tutt’altro che finito, mentre dentro la lista di Noi Moderati, la quarta gamba della coalizione, spuntano diversi nomi con patteggiamenti o tutt’ora indagati: il vertice delle 18 nella sede romana di Fratelli d’Italia servirà – sulla carta – per completare il quadro delle liste elettorali nei collegi uninominali. Sempre che non intervengano nuovi intoppi. Nel frattempo procede il lavoro dei singoli partiti che stanno definendo, ciascuno, le ‘caselle’ dei propri candidati.
La Lega, come si apprende da fonti del partito, ha deciso di candidare gli uscenti Federico Freni, Nicola Molteni, Vannia Gava, Tiziana Nisini e Rossano Sasso nei collegi uninominali alla Camera. Freni correrà nel Lazio, Molteni in Lombardia, Gava in Friuli Venezia Giulia, Nisini in Toscana e Sasso in Puglia.
Il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, tenterà di riconquistare un seggio in Piemonte, mentre quello di Palazzo Madama Massimiliano Romeo correrà a Varese. Sempre in Lombardia – oltre al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti – ci sarà spazio anche per il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa. L’altro vicesegretario Lorenzo Fontana sarà invece schierato in Veneto. Tra le novità c’è Simonetta Matone, la giudice già candidata a Roma come vice di Enrico Michetti e ora in lizza nel Lazio.
In Puglia correrà Roberto Marti, che era finito in un’inchiesta della procura di Lecce sull’assegnazione di case popolari con il Senato che ha negato l’utilizzo delle intercettazioni. In Liguria spazio a Edoardo Rixi e in Abruzzo ad Alberto Bagnai. In Calabria va Domenico Furgiuele. In Sicilia Valeria Sudano e Antonino Minardo. Salvini aveva già annunciato la chiusura delle liste durante la mattinata, anticipando “nuovi innesti” con “diversi sindaci” e “alcuni sì della società civile”. Oltre alla sua candidatura a Milano: “Mi chiedono di candidarmi anche in altre Regioni, dalla Calabria, alla Puglia, alla Sicilia, al Lazio. Non posso essere ovunque. Ne sceglierò alcune”.
Qualche nome e collocazione inizia a spuntare anche dagli ambienti di Forza Italia. La pluricampionessa olimpica di fioretto e attuale sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, sarà con ogni probabilità capolista nel plurinominale nelle Marche, sua terra di origine. La notizia, che era nell’aria da quando la campionessa aveva annunciato la sua adesione a Forza Italia, in concomitanza con l’uscita di Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, è stata confermata da fonti vicine al partito.
Nelle Marche il commissario regionale del partito di Silvio Berlusconi, Francesco Battistoni, dovrebbe invece correre per il collegio uninominale di Fermo-Ascoli Piceno per la Camera: l’ufficialità comunque arriverà con la composizione definitiva delle liste per il centrodestra, che, riferiscono fonti vicine ai forzisti, ha avuto oggi una battuta di arresto a causa della morte di Niccolò Ghedini.
Il coordinatore azzurro Antonio Tajani aveva già avvertito sull’impossibilità di accontentare tutti, visti i pochi collegi a disposizione (42) a fronte dei parlamentari che vorrebbero invece essere rieletti. Molti gli spigoli da smussare e i problemi da risolvere. Le regioni calde sono Lombardia, Lazio e Veneto. In quest’ultima – secondo le ultime volontà di Ghedini – la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, avrebbe la meglio su Bernini. La capogruppo a palazzo Madama, dunque, dovrebbe vedersela a Bologna con Pier Ferdinando Casini. Una sfida non poco rischiosa. Nel Lazio invece il pienone di candidati – tra cui figurano i big Maurizio Gasparri e Sestino Giacomoni – è probabile che faccia molti scontenti. Marta Fascina invece sarà in Campania per la Camera, mentre Licia Ronzulli correrà in Lombardia e Puglia.
Quasi definiti anche i nomi di ‘Noi moderati’, la quarta gamba del centrodestra. I rumor raccolti in Transatlantico, a Montecitorio, parlano anche di una new entry: nelle ultime ore, infatti, sarebbe spuntata la candidatura nell’uninominale di Carpi, in Emilia Romagna, dell’avvocato Giampiero Samorì, ex leader di Mir (Moderati italiani in rivoluzione) considerato in passato molto vicino a Berlusconi e finito al centro di diverse inchieste giudiziarie. Luigi Brugnaro, fondatore di Coraggio Italia, riferiscono, dovrebbe contare su due uninominali, uno alla Camera, a Venezia per l’imprenditrice e suo braccio destro, Martina Semenzato; l’altro al Senato, forse nel suo Trentino, a Rovereto, per la vicepresidente del partito, Michaela Biancofiore, unico collegio nel quale il Terzo Polo di Calenda e Renzi si starebbero accordando per dar vita a una sorta di ‘campo largo’ con il Pd di Enrico Letta, grazie all’accordo di desistenza con i Cinque stelle.
Sembra definito il quadro anche per l’Udc: il segretario Lorenzo Cesa – condannato per corruzione in primo grado, poi l’annullamento in appello grazie a un cavillo procedurale – dovrebbe correre nell’uninominale del Molise e il presidente Antonio De Poli nelle Marche Nord. L’ex ministro dell’Ambiente del Berlusconi quater, l’azzurra Michela Vittoria Brambilla, avrebbe ottenuto un collegio maggioritario in Sicilia. Brambilla nel luglio 2019 ha patteggiato in udienza preliminare a Lecco, un anno e 4 mesi, con pena sospesa, per il fallimento delle Trafilerie del Lario di Calolziocorte.
Noi con l’Italia di Maurizio Lupi conterebbe su 4 posti: Lupi dovrebbe presentarsi nell’uninominale Lecco, mentre il vicepresidente del partito ed ex ministro, Saverio Romano, nel collegio siciliano di Bagheria. Romano è indagato in uno dei filoni della maxindagine della Procura di Roma sulla fornitura di dispositivi di protezione individuali distribuiti da una società milanese nel marzo del 2020, nella primissima fase della pandemia da Covid.
In passato è stato assolto da un’accusa di concorso esterno e indagato e poi archiviato – rispettivamente nel 2009 e nel 2019 – per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa nostra e rivelazione del segreto d’ufficio. ‘Dentro’ per Nci anche Andrea Costa (forse in Liguria o Piemonte) e il deputato uscente Alessandro Colucci, dato all’uninominale di Lecce in Puglia, regione d’origine del padre Francesco, parlamentare per quasi quarant’anni e più volte questore della Camera. Colucci nel 2021 ha patteggiato in appello un anno, 8 mesi e 20 giorni nell’inchiesta Rimborsopoli in Regione Lombardia, fatti risalenti a un periodo tra il 2008 e il 2012.