Scontro acceso a “In onda” (La7) tra il leader di Azione, Carlo Calenda, e l’editorialista de La Stampa, Marcello Sorgi, sulla collocazione politica del Terzo Polo.
Sorgi fa notare a Calenda la comunanza di molti temi della destra con quelli sostenuti da Azione e da Italia Viva, come la posizione sul nucleare e sulla giustizia, aggiungendo: “Vedo difficile la vostra campagna elettorale, perché rischiate di trovarvi schiacciati da un pezzo di destra che condivide le vostre idee e che dice le stesse cose che dite voi“.
Calenda replica piccato, ricordando che Meloni è contraria al rigassificatore a Piombino e che la destra osteggia il salario minimo. Poi elenca tutti punti che lo rendono distanti dalla destra e bacchetta Sorgi: “Il suo discorso riassume un po’ il problema che abbiamo da 30 anni, perché lei prende il salario minimo e dice: ‘Ma perché Calenda non si è alleato con la sinistra?’. Poi prende il rigassificatore e dice: ‘Ma perché Calenda non si è alleato con la destra?’. Qual è la cosa interessante di Draghi? Il fatto che volesse sia il rigassificatore, sia il salario minimo. Draghi – continua – ha detto: ‘Signori, possiamo vedere le cose nella loro realtà senza etichettarle? E possiamo anche provare a riappacificare un Paese che è stato diviso non solo dalla politica, ma anche dai giornalisti?’. E questo i giornalisti lo hanno fatto”.
“Sì, la colpa alla fine è sempre dei giornalisti, lo sappiamo”, ironizza Sorgi.
Calenda ribatte: “Quando un sistema democratico è ridotto come l’Italia le colpe sono un po’ di tutti“.
“Principalmente dei politici, non dei giornalisti”, rilancia Sorgi.
“Sì, sì, dei politici – commenta Calenda – Le semplificazioni uccidono il merito delle questioni. Lo schematismo del dividere le cose, senza mai entrare nel merito, ha ucciso il nostro Paese ed è quello che ha reso unico il governo Draghi, perché per la prima volta si è cercato di trovare una soluzione di buon senso”.
Sorgi risponde: “Siamo in un Paese in cui c’è la libertà di sbagliare. Nel nostro Paese l’informazione è assolutamente libera, quindi non possiamo prendercela coi giornalisti che non ci piacciono. Lei prima ha detto che qui ci sono giornalisti che vanno bene e altri no. Vanno tutti bene, Punto e basta. E non faccio una difesa corporativa dei giornalisti. Dire che la cattiva politica è colpa dei giornalisti, secondo me, non va bene, perché la cattiva politica è colpa dei politici“.
Calenda sbotta: “Non ho detto questo. Non mi metta in bocca cose che non ho mai detto. Ho detto che quando un Paese è ridotto come l’Italia, c’è una corresponsabilità che attraversa tutte le classi dirigenti. Non ho detto che è colpa dei giornalisti. Gli errori sono stati fatti da tutte le parti”.