Dubbi, nodi, veti e impresentabili: la strada verso il 25 settembre pare lastricata di intoppi. A rischio l'alleanza con i 5 Stelle. Intanto i grillini non vogliono neanche dimaiani nelle liste Pd: pare certa, però, la candidatura di Azzolina nei collegi uninominali
Si avanza a denti stretti. La coalizione giallo-rossa tiene ancora in Sicilia ma la tensione è alta e restano molti nodi da sciogliere. Questo viene fuori, in sostanza, dal vertice che giovedì pomeriggio ha visto riuniti a Caltanissetta il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, il referente del M5s, Nuccio Di Paola, Claudio Fava per i Cento Passi e la candidata alla presidenza della regione, Caterina Chinnici. A fine riunione i commenti sono sibillini: “Piccoli passi avanti”, indica sbrigativo un big siciliano dei Cinque stelle. E sono passi non solo piccoli ma pure molto incerti: “Nessuna esitazione sulla candidata che è di alto profilo, il dubbio è sull’affidabilità del Partito democratico, visto quello che sta succedendo su scala nazionale”, riassume Di Paola, dopo il summit di Caltanissetta.
Gli impresentabili – Vertice che ha spinto i dem a rinviare la direzione regionale, che si terrà domani, sabato 20 agosto, invece di oggi, tutto per guadagnare 24 ore e tentare di dirimere una delle questioni più roventi: gli impresentabili. A chiedere che non ce ne siano nelle liste è la stessa candidata. Ex magistrata, figlio di quel Rocco, creatore del pool antimafia, ucciso nel 1983, Chinnici, risultata vincitrice alle primarie dello scorso 23 luglio, non ne vuol sapere di presentarsi alla guida di liste non specchiatissime. I dem però hanno non uno ma quattro possibili candidati a processo. Il primo è Giuseppe Lupo: già candidato al consiglio comunale di Palermo e inserito nella lista degli impresentabili di Nicola Morra, in extremis, due giorni prima delle comunali. Lupo è a processo per corruzione per una vicenda che riguarda una consulenza affidata dal dem quando era vice presidente dell’Ars, a Walter Virga, l’avvocato che gestiva Trm, emittente locale, sequestrata ai Rappa e data in gestione giudiziaria a Virga. Secondo l’accusa, la consulenza sarebbe stata uno scambio: Lupo avrebbe ottenuto in cambio un contratto con la tv per la moglie giornalista, Nadia La Malfa. Un macigno per Lupo che nel frattempo si è difeso dicendo che la consulenza in questione non si è mai concretizzata ( l’incarico fu cancellato dopo la pubblicazione della notizia sull’indagine) e sostiene che La Malfa avesse già un contratto con l’emittente dall’anno precedente l’elezione del dem alla vicepresidenza. Tra gli impresentabili anche Angelo Villari e Luigi Bosco, ex assessori della giunta di Enzo Bianco a Catania, entrambi rinviati a giudizio per il dissesto del comune etneo. L’ultimo è Giuseppe Carta, il sindaco di Melilli (Siracusa) – passato da Fi nelle file dei dem dopo essere stato rieletto primo cittadino lo scorso giugno – che ha chiesto il giudizio immediato dopo essere rimasto coinvolto in un presunto giro di appalti pilotati dall’amministrazione di Melilli, per favorire aziende amiche. Quattro candidati “radicati sul territorio” ai quali i dem non vogliono rinunciare, per questo si sono dati 24 ore di tempo per approfondire le questioni giudiziarie e capire come potere aggirare i veti di Chinnici ma anche dei Cinque stelle.
I Dimaiani – Gli impresentabili sono però soltanto uno degli scogli da superare nel percorso unitario per le regionali: il Movimento ha fatto delle richieste alle quali i dem risponderanno nei prossimi giorni. La prima è che Chinnici non sia candidata nelle liste del Pd ma la richiesta più complessa è che il Pd non schieri nessun Dimaiano nelle sue liste: “Posso rassicurare subito il M5s che non ci saranno nelle liste regionali”, ribatte Barbagallo. Ma in quelle nazionali? “Lì non decido io”, alza le spalle il segretario dem. A riscaldare gli animi siculi tra Pd e M5s c’è, infatti, la candidatura di Lucia Azzolina nei collegi uninominali in Sicilia, data ormai per certa. Per questo tra i Cinque stelle si insinua la sfiducia nei confronti degli alleati: “Sorge il dubbio, dopo la rottura con noi a Roma, che si voglia tenere insieme la coalizione solo inseguendo ragionamenti elettorali: si sa che la Sicilia è il granaio del M5s, e i dem non vogliono rinunciare ai nostri voti. Comprensibile ma ci chiediamo che visione abbiano: noi vogliamo davvero cambiare la nostra isola, per questo continuiamo a dialogare, ma come possiamo fidarci di un alleato che non arretra su nessuna delle nostre richieste e che non rischia mai una scelta difficile in nome della tenuta della coalizione?”, ragiona un grillino storico.
La corsa al voto – Dubbi, nodi, veti e impresentabili: la strada verso il 25 settembre pare lastricata di intoppi. Il tempo però stringe e nelle prossime 48 ore si conoscerà il verdetto: Chinnici sarà la candidata unitaria o se il M5s schiererà in extremis un suo uomo o una sua donna? La tentazione per i grillini è forte, spinta da sondaggi che vedrebbero il Movimento in ascesa se andasse da solo. Dall’altro lato, però, il centrodestra sembra battibile: la candidatura di Renato Schifani è giudicata poco convincete da molti osservatori e la candidatura di Cateno De Luca potrebbe indebolire il consenso nel centrodestra. In ballo potrebbe esserci dunque la possibilità di vincere le elezioni e guidare la Sicilia: non una posta di poco conto. Per questo le prossime ore in Sicilia si prospettano caldissime.