Va dove ti porta il denaro. Il tradizionale salone svizzero che apriva la stagione europea dei grandi eventi internazionali dedicati all’auto si svolgerà per la prima volta dopo la pandemia in Qatar, paese con il quale era stato raggiunto un accordo lo scorso anno. La Fondazione GIMS (Geneva International Motor Show) che organizza la rassegna e che ne detiene i diritti ha ufficializzato l’annullamento l’edizione del 2023 a Ginevra (la quarta consecutiva) inserita nel calendario tra il 14 e il 19 febbraio, mentre ha confermato il debutto a Doha, in novembre. Seppur “con dispiacere”, Maurice Turrettini, presidente della Fondazione, ha reso noto che l’ennesima cancellazione è legata alle “incertezze dell’economia globale e alla situazione geopolitica, nonché ai rischi legati allo sviluppo della pandemia”.
Il Salone di Ginevra, la cui ultima edizione si era tenuta nel marzo del 2019, fatica a trovare una sua nuova dimensione. La pandemia ha assestato il colpo di grazia a una rassegna che ha contribuito a scrivere la storia dell’auto e che, prima del 2020, si era fermata solo per la guerra. La decisione degli organizzatori – attraverso AutoSwiss gli importatori delle maggiori case automobilistiche controllano la metà del capitale della Fondazione – di cancellare l’evento solo poche ore prima dell’apertura dei cancelli e solo perché il governo del Paese aveva vietato i grandi eventi aveva minato la credibilità del Salone. Gli espositori avevano dovuto sostenere costi ingenti dei quali non erano più rientrati generando un diffuso malcontento. In realtà, come molti altri eventi, anche quello di Ginevra (per il quale è stato stimato un indotto attorno ai 200 milioni di franchi svizzeri, circa 207 milioni di euro al cambio attuale) stava affrontando difficoltà “strutturali”. La 90° edizione sarebbe comunque stata disertata da marchi prestigiosi come Jaguar e Land Rover, peraltro assenti già nel 2019 (Toyota aveva annunciato il suo “ritiro” dopo l’evento del 2018), Ford, Peugeot, Citroen, Opel, Volvo, Subaru, Tesla, Maserati, Lancia, Lamborghini e Tata.
Per il 2023 Sandro Mesquita, il direttore generale senza salone in servizio dalla primavera del 2020, ha chiarito che “in questo periodo di incertezze, molti marchi non sono in grado di impegnarsi a partecipare ad una fiera in Europa in inverno”. Turrettini ha spiegato che il format si è evoluto e che il progetto era stato ben accolto, ma i rischi si sono rivelati troppo elevati.
Nell’estate di due anni fa, la Fondazione aveva deciso sia di rifiutare il prestito di quasi 17 milioni di franchi ipotizzato dalle autorità cantonali sia di cedere i diritti dell’evento alla Palaexpo (si parlava di 15 milioni di franchi di controvalore). Lo scorso agosto la Fondazione aveva annunciato l’intesa con la Qatar Tourism, il cui presidente, Akbar Al Baker, è anche Ceo della compagnia aerea di bandiera, la Qatar Airways, per un evento a Doha, la capitale del paese. “Accanto allo sviluppo di alberghi e resort, alla modernizzazione, alla realizzazione di attrazioni turistiche e al crescente scenario culinario – aveva sintetizzato il manager – l’offerta di manifestazioni internazionali di rilievo è uno dei pilastri della nostra strategia”. Il “Geneva International Motor Show Qatar” del 2023 verrà ospitato presso l’Exibition Center della capitale coinvolgendo però anche altre sedi, peraltro ancora ignote così come il numero degli espositori e le date esatte.
Il tormentato salone elvetico evidenzia le difficoltà del settore. Il tradizionale IAA di Francoforte, dallo scorso anno ha traslocato a Monaco di Baviera, mentre il Mondial de l’Automobile di Parigi, il più antico del pianeta, torna quest’anno (l’ultima edizione risale al 2018) tra il 17 e il 23 ottobre con un’offerta diversa (molti costruttori cinesi) e, soprattutto, ridotta. Fra gli assenti figurano marchi del gruppo Stellantis (Abarth, Alfa Romeo, Citroen, Fiat e Maserati) e del gruppo Volkswagen (Audi, Lamborghini, Seat, Skoda, Porsche e la stessa Volkswagen), i coreani di Hyundai e Kia, i giapponesi di Toyota (inclusa Lexus) e Bmw. Anche Detroit, messo in crisi dal grande interesse per il CES di Las Vegas inserito ad inizio gennaio, sta faticando a trovare la propria collocazione, non solo a livello temporale: posticipato a giugno a poi annullato nel 2020, nel 2021 si è svolto con all’aperto e con un’altra denominazione in settembre, mese in cui dovrebbe tenersi anche quest’anno. L’Italia, che a Bologna ha sofferto prima di altre la crisi del proprio Motor Show, sembra aver individuato prima a Torino e adesso tra Milano e Monza una formula “vincente”, in parte già copiata altrove: quella dell’esposizione diffusa e all’aperto, rappresentata dal Milano Monza Open Air Motor Show.