L'organico continua a ridursi: "166 in pensione e solo 34 assunti. Così si chiude", ha detto. Si tratta di una dura presa di posizione da parte del museo che nel 2021 è stato il più visitato in Italia e che ha appena vissuto un luglio da record con oltre 427mila visitatori. È intervenuto anche il ministero della Cultura
Più visitatori ma meno personale. È il paradosso che vivono le Gallerie degli Uffizi. Per questo, con il cambio di governo alle porte, il direttore Eike Schmidt ha lanciato l’allarme: “La sfida più importante per chi dovrà gestire nei prossimi tempi la politica culturale è quella del personale dei musei”. Così ha rivelato di aver ricevuto una circolare del ministero della Cultura (Mic) che comprime di un ulteriore 9% l’organico delle Gallerie mentre i visitatori, dopo i blocchi dovuti al Covid, continuano ad aumentare: “I visitatori tornano ai livelli del 2019 e oltre, ma il personale continua a contrarsi. Senza una soluzione chiudiamo tutti, anche i più grandi”.
Una dura presa di posizione per il museo che nel 2021 è stato il più visitato in Italia e che ha appena vissuto un luglio da record con oltre 427mila visitatori. Che qualcosa non andasse lo si era capito il 15 agosto, quando decine di musei hanno aderito alla campagna di aperture straordinarie “Ferragosto al museo” ma gli Uffizi sono rimasti chiusi come un lunedì qualunque. Il personale, sottolinea Schmidt, è “ridotto all’osso” e nonostante questo “continua a contrarsi” anche a fronte dell’invecchiamento: fra il 2013 e il 2022, agli Uffizi sono andati in pensione 166 addetti e ne sono entrati appena 34. In assenza di una rapida soluzione, secondo il direttore tedesco arrivato in Italia nel 2015, il risultato sarà uno: “Chiudere i musei”, nonostante i numeri e la quantità enorme di progetti, eventi, mostre e nuove aperture. “Rimane un vulnus il fatto che non ci sia alcuna cogestione delle risorse umane che la riforma Franceschini, dopo aver istituito i musei ad autonomia speciale, ha lasciato alla sola amministrazione centrale”, ha aggiunto. Secondo il direttore, infatti, la riforma ha cambiato in meglio tante cose, ma “le piante organiche dei musei autonomi rimangono di pertinenza dell’amministrazione centrale e i direttori manager su questo non hanno potere di intervento”. Un tema che, a sette anni dalla sua entrata in vigore, rimane, secondo Schmidt, il punto debole della rivoluzione di Franceschini. La riforma è promossa a pieni voti per tutto il resto nella lunga conversazione con il direttore, in particolare per i temi della produzione scientifica, della migliorata capacità di spesa, delle facilitazioni organizzative e delle entrate economiche in continua crescita. A sostegno di Schmidt è intervenuto il presidente dell’Aici (Associazione istituzioni di cultura italiane) e membro del cda degli Uffizi, Valdo Spini: “L’autonomia anche sul personale completerebbe efficacemente l’importante riforma dei musei” di Franceschini. Anche la sottosegretaria alla cultura, Lucia Borgonzoni, ha parlato di “carenza di personale dei musei a cui porre rimedio con un piano straordinario di assunzioni”.
A tale proposito, il direttore generale dei musei del Mic, Massimo Osanna, ha replicato alle accuse e ha ammesso “una drammatica e diffusa carenza di personale” dei musei, a cui si sta “ponendo riparo” con 1.053 nuovi addetti alla vigilanza in servizio da settembre, 400 altri nuovi assunti da dicembre, e altri 1.053 entro il 2023. Quanto al taglio del 9% agli Uffizi, fa parte secondo Osanna – che rimanda per i dettagli a un prossimo decreto del ministro – di “una delicata opera di razionalizzazione delle risorse che contempera gli interessi dei grandi e dei piccoli attrattori”, guardando “al sistema museale nazionale nel suo complesso”.