Con il termine “sfollati interni” si indicano tutte quelle persone, o gruppi di persone, che sono state forzate o obbligate a fuggire o a lasciare le loro abitazioni o i luoghi abituali di residenza, in particolare in conseguenza ad un conflitto armato o per evitarne gli effetti di situazioni di violenza generalizzata, di violazioni dei diritti umani o di disastri naturali o provocati dall’uomo, e che non hanno valicato un confine di Stato internazionalmente riconosciuto.
La città di Lviv, conosciuta ai più col nome di Leopoli e situata nel nord ovest dell’Ucraina, oggi è luogo di rifugio per chi scappa dalla guerra. Dopo aver subito alcuni attacchi diretti come conseguenza del conflitto in corso nel Paese iniziato lo scorso 24 febbraio, nelle ultime settimane Lviv è la città degli sfollati. Al 3 giugno 2022, nella regione erano registrati ufficialmente 242.000 sfollati interni, tra cui 75.000 bambini, 110.000 persone in età lavorativa, oltre 30.000 pensionati e 8.000 persone con disabilità. Tuttavia, il numero di sfollati interni che vivono nella regione di Lviv è molto più alto. A maggio 2022, il governo regionale stimava un numero totale di 500mila sfollati interni.
La vita di una persona sfollata è una vita sospesa. Un limbo tra il ricordo del luogo e di ciò che si è lasciato e l’attesa e l’incertezza del poterci tornare. Grigorj ha solo 9 anni, ma il suo sbattere costantemente e ossessivamente le palpebre racconta un’età diversa. Quasi una stanchezza eccessiva per essere così giovane. Insieme alla mamma è fuggito dalla città di Izyum, nella regione di Kharkiv, est dell’Ucraina. Grigory è uno sfollato interno. Per settimane la sua città è stata costantemente sotto attacco e per qualche tempo è stata occupata dalle forze militari russe. Già all’inizio della guerra erano saltate l’elettricità, il gas, l’acqua e le comunicazioni. La famiglia di Grigorj, come il resto dei residenti, era costretta a cucinare il cibo in cortile utilizzando il fuoco di un falò. Un giorno, mentre stava tornando a casa, una bomba è stata sganciata sul loro giardino.
La mano e la testa di Grigorj mostrano ancora i segni di quell’attacco. Venne portato rapidamente nel seminterrato, adagiato su delle lenzuola e portato nel rifugio antiaereo. Poi fu portato all’ospedale centrale, che a quel punto era già stato distrutto, ma nel seminterrato c’erano dei medici che prestarono a Grigorij i primi soccorsi. Le sue condizioni di salute stavano peggiorando e la sera venne portato a Slovyansk, mentre fuori continuavano a bombardare e lanciare missili. Dopo circa una settimana di rianimazione è stato trasferito nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Dnipro, dove è rimasto per circa 3 settimane, per poi raggiungere Lviv con un treno. Chiude e riapre gli occhi con una velocità incalcolabile; “è il trauma della guerra”, raccontano gli operatori ed operatrici umanitarie che assistono le famiglie sfollate nel centro di accoglienza dove si trovano Grigorj e sua mamma.
Qui Intersos, dal mese di aprile, ha avviato la sua attività umanitaria collaborando con una associazione locale. Nel caso specifico, l’Ong si è impegnata nella distribuzione di cibo e beni di prima necessità, assistenza legale, psicologica e medica nel centro rifugio adibito dalle autorità locali per accogliere gli sfollati interni.
A differenza dei centri di accoglienza allestiti nei Paesi confinanti per dare supporto ai rifugiati in fuga dall’Ucraina – come la Polonia, la Moldavia, l’Ungheria, la Romania e la Slovacchia – quelli che ospitano gli sfollati interni di Lviv sono spesso spazi di media grandezza come palestre, appartamenti di palazzi, chiese, biblioteche o altre strutture di servizio pubblico. In questo spazio, situato nel seminterrato di una palazzina residenziale a pochi km dal centro della città, vivono ad oggi circa 350 persone, la maggior parte donne e bambini. Provengono quasi tutte dalle regioni di Luhansk e Donetsk, luoghi dove l’intensità del conflitto è andata incrementandosi negli ultimi tre mesi. “Mi chiamo Natalya, siamo partiti il 28 aprile da Kherson. È stato un viaggio molto difficile per noi. I nostri figli, quando sono arrivati i russi, erano terrorizzati”, così si presenta Natalya, accompagnata dal figlio più piccolo che non smette di abbracciarla alle gambe, all’altezza del ginocchio. “Mio marito e io abbiamo visto i russi entrare, li abbiamo sentiti gridare. Abbiamo sentito le case esplodere”.
Natalya e i sui figli, così come molte altre donne e madri presenti nel centro, raccontano di quanto sia stato doloroso per loro prendere la decisione di partire, lasciare tutto, cose e persone, la propria casa e dirigersi verso la città degli sfollati. La maggior parte di loro ha resistito finché ha potuto, anche tre, quattro mesi sotto gli attacchi missilistici. Poi però la vita, tua e dei tuoi figli, ti chiede di essere salvata e si sceglie di partire. Pochi bagagli, poche cose essenziali, un po’ per la fretta della fuga e un po’ perché quello che si vuole realmente è tornare presto. Su quei pochi beni messi via nello zaino, ci si getta sopra tutta la speranza possibile affinché la guerra finisca.
A circa venti minuti di auto dal centro-rifugio per le famiglie sfollate, si trova l’ospedale pediatrico di Lviv. Il Western Ukrainian Specialized Children’s Medical Center è rimasto l’unico ospedale in tutta l’Ucraina che cura bambini ammalati di tumore o di malattie croniche. Nonostante l’assenza momentanea di attacchi sulla città, la sirena antiaerea suona spesso, anche più volte durante una settimana o in uno stesso giorno. Ciò significa che i bambini ricoverati vengono portati a braccio giù per le scale che portano allo scantinato. Medici e infermieri sono costretti a mettere al riparo i pazienti ogni volta che suona l’allarme.
Per rendere vivibile il seminterrato, Intersos si è occupata di riabilitare e metterlo in sicurezza in caso di attacco. “Sono stati centinaia i minori con patologie diverse trasferiti da noi dall’inizio della guerra”, racconta il dottor Ihor Savchak, “alcuni di loro sono stati poi a loro volta trasferiti in Polonia e da lì in altri ospedali europei, perché un contesto di guerra mette a rischio le cure costanti necessarie per i pazienti”.
La vita a Lviv prosegue in un’atmosfera surreale, quasi di attesa e di silenzio. Tutto sembra procedere nella normalità, come non fosse una città di un Paese con la guerra dentro i propri confini. La sospensione del tempo lascia spazio per credere che tutto questo un giorno finirà. “Immaginate di essere un bambino o una bambina malato di tumore, di dover fare continui cicli di chemio, condividere lo spazio della propria stanza da letto con flebo e macchinari medici di vario genere. Immaginate di essere svegliati nel pieno della notte dal suono della sirena antiaerea e di dover trovare riparo. Immaginate di dover fare tutto questo costantemente da mesi, questa è la vita dei nostri pazienti”.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Amsterdam, 3 feb. –(Adnkronos) - E' nell'ottica di una semplificazione "in linea con i cambiamenti comunicati" a dicembre al momento dell'uscita di Carlos Tavares, la riorganizzazione annunciata questa mattina da Stellantis. Un 'aggiornamento' che rafforza il ruolo delle singole regioni, accorpa ingegneria e software, rilancia su qualità e marketing e vede l'uscita di scena di alcuni top manager. Decisioni - si spiega in una nota - che "consentono il giusto equilibrio tra responsabilità regionali e globali, facilitando la rapidità delle scelte e la loro esecuzione" e "rafforzano ulteriormente l’impegno di Stellantis nell’ascoltare i propri clienti" ponendo "le basi per una rinnovata crescita".
A livello di management, Linda Jackson lascia il gruppo e al vertice del brand Peugeot è sostituita da Alain Favey. Abbandona anche Yves Bonnefont, Chief Software Office, visto che "le attività software sono ora integrate in un’organizzazione di sviluppo e tecnologia del prodotto guidata da Ned Curic allo scopo di semplificare il processo di immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi per tutti i brand in tutti i mercati in cui l’azienda è presente". Nuovo responsabile anche per Jeep, con la nomina di Bob Broderdorf, dal momento che Antonio Filosa - che mantiene il suo attuale ruolo di COO delle Regioni d’America - assume la leadership globale dell’ente Quality, definito "fulcro della promessa dell’azienda ai clienti".
Nuovo capo anche per DS, dal momento che Olivier François - che mantiene la responsabilità di Fiat e Abarth - guiderà un nuovo Marketing Office, per seguire meglio le attività di promozione dei singoli brand e "supportarli al meglio, in particolare attraverso la pubblicità, gli eventi globali e le sponsorizzazioni". Gli enti Corporate Affairs e Communications sono stati uniti sotto la guida di Clara Ingen-Housz e Anne Abboud è stata nominata alla guida dell’unità veicoli commerciali di Stellantis Pro One.
Come sottolinea il Chairman di Stellantis John Elkann "gli annunci di oggi semplificheranno ulteriormente la nostra organizzazione e aumenteranno la nostra agilità e il rigore dell’esecuzione a livello locale. Non vediamo l’ora di guidare la crescita fornendo ai nostri clienti una scelta ancora più ampia di straordinari veicoli a combustione, ibridi ed elettrici”. Confermata la linea sul processo di nomina del nuovo Chief Executive Officer che "è in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio d’Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025".
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.
non riesci a leggere ilfattoquotidiano.it perché hai negato i consensi relativi alla pubblicità. Per continuare a leggerci accetta i consensi o diventa nostro Sostenitore (in questo modo navigherai senza nessuna inserzione).
Ti ricordiamo che il nostro lavoro ha un costo ripagato dalla pubblicità e dai sostenitori. Il tuo aiuto è per noi indispensabile.
Se clicchi “Accetta i consensi” acconsenti in questo modo al trattamento dei tuoi dati personali mediante l'impiego di tutti i cookie presenti sul sito, fermo restando la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento. Navigherai in modo totalmente gratuito e potrai visualizzare fino ad un massimo di 5 articoli al mese, e vedrai la pubblicità. Che cosa sono i cookie?
Se clicchi su “Rifiuta e Sostienici” sottoscrivi un abbonamento Sostenitore a “ilfattoquotidiano.it”, al costo promozionale di 1€ al mese per 3 mesi. A decorrere dal quarto mese il costo dell'abbonamento diverrà di 5,99€ al mese, il tutto mantenendo le tue attuali impostazioni. Da abbonato potrai navigare senza alcun tipo di pubblicità.
Intersos
Organizzazione umanitaria
Mondo
Guerra Russa-Ucraina, la vita sospesa degli sfollati di Leopoli in un’atmosfera surreale
1 /7 Foto 1 – Intersos
Con il termine “sfollati interni” si indicano tutte quelle persone, o gruppi di persone, che sono state forzate o obbligate a fuggire o a lasciare le loro abitazioni o i luoghi abituali di residenza, in particolare in conseguenza ad un conflitto armato o per evitarne gli effetti di situazioni di violenza generalizzata, di violazioni dei diritti umani o di disastri naturali o provocati dall’uomo, e che non hanno valicato un confine di Stato internazionalmente riconosciuto.
La città di Lviv, conosciuta ai più col nome di Leopoli e situata nel nord ovest dell’Ucraina, oggi è luogo di rifugio per chi scappa dalla guerra. Dopo aver subito alcuni attacchi diretti come conseguenza del conflitto in corso nel Paese iniziato lo scorso 24 febbraio, nelle ultime settimane Lviv è la città degli sfollati. Al 3 giugno 2022, nella regione erano registrati ufficialmente 242.000 sfollati interni, tra cui 75.000 bambini, 110.000 persone in età lavorativa, oltre 30.000 pensionati e 8.000 persone con disabilità. Tuttavia, il numero di sfollati interni che vivono nella regione di Lviv è molto più alto. A maggio 2022, il governo regionale stimava un numero totale di 500mila sfollati interni.
La vita di una persona sfollata è una vita sospesa. Un limbo tra il ricordo del luogo e di ciò che si è lasciato e l’attesa e l’incertezza del poterci tornare. Grigorj ha solo 9 anni, ma il suo sbattere costantemente e ossessivamente le palpebre racconta un’età diversa. Quasi una stanchezza eccessiva per essere così giovane. Insieme alla mamma è fuggito dalla città di Izyum, nella regione di Kharkiv, est dell’Ucraina. Grigory è uno sfollato interno. Per settimane la sua città è stata costantemente sotto attacco e per qualche tempo è stata occupata dalle forze militari russe. Già all’inizio della guerra erano saltate l’elettricità, il gas, l’acqua e le comunicazioni. La famiglia di Grigorj, come il resto dei residenti, era costretta a cucinare il cibo in cortile utilizzando il fuoco di un falò. Un giorno, mentre stava tornando a casa, una bomba è stata sganciata sul loro giardino.
La mano e la testa di Grigorj mostrano ancora i segni di quell’attacco. Venne portato rapidamente nel seminterrato, adagiato su delle lenzuola e portato nel rifugio antiaereo. Poi fu portato all’ospedale centrale, che a quel punto era già stato distrutto, ma nel seminterrato c’erano dei medici che prestarono a Grigorij i primi soccorsi. Le sue condizioni di salute stavano peggiorando e la sera venne portato a Slovyansk, mentre fuori continuavano a bombardare e lanciare missili. Dopo circa una settimana di rianimazione è stato trasferito nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Dnipro, dove è rimasto per circa 3 settimane, per poi raggiungere Lviv con un treno. Chiude e riapre gli occhi con una velocità incalcolabile; “è il trauma della guerra”, raccontano gli operatori ed operatrici umanitarie che assistono le famiglie sfollate nel centro di accoglienza dove si trovano Grigorj e sua mamma.
Qui Intersos, dal mese di aprile, ha avviato la sua attività umanitaria collaborando con una associazione locale. Nel caso specifico, l’Ong si è impegnata nella distribuzione di cibo e beni di prima necessità, assistenza legale, psicologica e medica nel centro rifugio adibito dalle autorità locali per accogliere gli sfollati interni.
A differenza dei centri di accoglienza allestiti nei Paesi confinanti per dare supporto ai rifugiati in fuga dall’Ucraina – come la Polonia, la Moldavia, l’Ungheria, la Romania e la Slovacchia – quelli che ospitano gli sfollati interni di Lviv sono spesso spazi di media grandezza come palestre, appartamenti di palazzi, chiese, biblioteche o altre strutture di servizio pubblico. In questo spazio, situato nel seminterrato di una palazzina residenziale a pochi km dal centro della città, vivono ad oggi circa 350 persone, la maggior parte donne e bambini. Provengono quasi tutte dalle regioni di Luhansk e Donetsk, luoghi dove l’intensità del conflitto è andata incrementandosi negli ultimi tre mesi. “Mi chiamo Natalya, siamo partiti il 28 aprile da Kherson. È stato un viaggio molto difficile per noi. I nostri figli, quando sono arrivati i russi, erano terrorizzati”, così si presenta Natalya, accompagnata dal figlio più piccolo che non smette di abbracciarla alle gambe, all’altezza del ginocchio. “Mio marito e io abbiamo visto i russi entrare, li abbiamo sentiti gridare. Abbiamo sentito le case esplodere”.
Natalya e i sui figli, così come molte altre donne e madri presenti nel centro, raccontano di quanto sia stato doloroso per loro prendere la decisione di partire, lasciare tutto, cose e persone, la propria casa e dirigersi verso la città degli sfollati. La maggior parte di loro ha resistito finché ha potuto, anche tre, quattro mesi sotto gli attacchi missilistici. Poi però la vita, tua e dei tuoi figli, ti chiede di essere salvata e si sceglie di partire. Pochi bagagli, poche cose essenziali, un po’ per la fretta della fuga e un po’ perché quello che si vuole realmente è tornare presto. Su quei pochi beni messi via nello zaino, ci si getta sopra tutta la speranza possibile affinché la guerra finisca.
A circa venti minuti di auto dal centro-rifugio per le famiglie sfollate, si trova l’ospedale pediatrico di Lviv. Il Western Ukrainian Specialized Children’s Medical Center è rimasto l’unico ospedale in tutta l’Ucraina che cura bambini ammalati di tumore o di malattie croniche. Nonostante l’assenza momentanea di attacchi sulla città, la sirena antiaerea suona spesso, anche più volte durante una settimana o in uno stesso giorno. Ciò significa che i bambini ricoverati vengono portati a braccio giù per le scale che portano allo scantinato. Medici e infermieri sono costretti a mettere al riparo i pazienti ogni volta che suona l’allarme.
Per rendere vivibile il seminterrato, Intersos si è occupata di riabilitare e metterlo in sicurezza in caso di attacco. “Sono stati centinaia i minori con patologie diverse trasferiti da noi dall’inizio della guerra”, racconta il dottor Ihor Savchak, “alcuni di loro sono stati poi a loro volta trasferiti in Polonia e da lì in altri ospedali europei, perché un contesto di guerra mette a rischio le cure costanti necessarie per i pazienti”.
La vita a Lviv prosegue in un’atmosfera surreale, quasi di attesa e di silenzio. Tutto sembra procedere nella normalità, come non fosse una città di un Paese con la guerra dentro i propri confini. La sospensione del tempo lascia spazio per credere che tutto questo un giorno finirà. “Immaginate di essere un bambino o una bambina malato di tumore, di dover fare continui cicli di chemio, condividere lo spazio della propria stanza da letto con flebo e macchinari medici di vario genere. Immaginate di essere svegliati nel pieno della notte dal suono della sirena antiaerea e di dover trovare riparo. Immaginate di dover fare tutto questo costantemente da mesi, questa è la vita dei nostri pazienti”.
Articolo Successivo
Ospedale della Louisiana nega il diritto di aborto ad una donna con feto gravemente malformato: “Legge contraddittoria”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Dopo l’ennesimo flop sui migranti in Albania, il governo ora vuole scegliersi i giudici della Corte d’Appello: Chigi studia una nuova norma
Mafie
Terre rare, petrolio e le nuove rotte internazionali: perché Trump vuole la Groenlandia. La grande corsa all’Artico, tra gli interessi cinesi e quelli delle mafie
Mafie
Colpo al clan Mallardo a Giugliano, 25 arresti. Tra loro anche l’ex sindaco: “Condizionate le elezioni”
Amsterdam, 3 feb. –(Adnkronos) - E' nell'ottica di una semplificazione "in linea con i cambiamenti comunicati" a dicembre al momento dell'uscita di Carlos Tavares, la riorganizzazione annunciata questa mattina da Stellantis. Un 'aggiornamento' che rafforza il ruolo delle singole regioni, accorpa ingegneria e software, rilancia su qualità e marketing e vede l'uscita di scena di alcuni top manager. Decisioni - si spiega in una nota - che "consentono il giusto equilibrio tra responsabilità regionali e globali, facilitando la rapidità delle scelte e la loro esecuzione" e "rafforzano ulteriormente l’impegno di Stellantis nell’ascoltare i propri clienti" ponendo "le basi per una rinnovata crescita".
A livello di management, Linda Jackson lascia il gruppo e al vertice del brand Peugeot è sostituita da Alain Favey. Abbandona anche Yves Bonnefont, Chief Software Office, visto che "le attività software sono ora integrate in un’organizzazione di sviluppo e tecnologia del prodotto guidata da Ned Curic allo scopo di semplificare il processo di immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi per tutti i brand in tutti i mercati in cui l’azienda è presente". Nuovo responsabile anche per Jeep, con la nomina di Bob Broderdorf, dal momento che Antonio Filosa - che mantiene il suo attuale ruolo di COO delle Regioni d’America - assume la leadership globale dell’ente Quality, definito "fulcro della promessa dell’azienda ai clienti".
Nuovo capo anche per DS, dal momento che Olivier François - che mantiene la responsabilità di Fiat e Abarth - guiderà un nuovo Marketing Office, per seguire meglio le attività di promozione dei singoli brand e "supportarli al meglio, in particolare attraverso la pubblicità, gli eventi globali e le sponsorizzazioni". Gli enti Corporate Affairs e Communications sono stati uniti sotto la guida di Clara Ingen-Housz e Anne Abboud è stata nominata alla guida dell’unità veicoli commerciali di Stellantis Pro One.
Come sottolinea il Chairman di Stellantis John Elkann "gli annunci di oggi semplificheranno ulteriormente la nostra organizzazione e aumenteranno la nostra agilità e il rigore dell’esecuzione a livello locale. Non vediamo l’ora di guidare la crescita fornendo ai nostri clienti una scelta ancora più ampia di straordinari veicoli a combustione, ibridi ed elettrici”. Confermata la linea sul processo di nomina del nuovo Chief Executive Officer che "è in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio d’Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025".
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.