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La mia Reneide dal Chianti al ‘relais’ di Fidenza: un Ferragosto in ospedale con Giuliano

Finalmente mi chiama l’ospedale di Fidenza dove sono in attesa per un intervento: la missione è bombardare un calcolo che si è formato nel calice inferiore del rene. Bene, alziamo i calici, brindiamo! Forse si sono spaventati perché li ho chiamati dicendo “ormai vado avanti ogni giorno a Toradol”. Mi dicono “Signor Farina, lei entra il 15 agosto e verrà operato il giorno dopo“. Benissimo, così mi passo il Ferragosto in ospedale! Ho ancora cinque giorni di vacanza da passare con Ethel, mi hanno chiamato proprio mentre stavo per partire verso Amsterdam con una confezione di Toradol in valigia; bene, cambio di programma, sai che facciamo Ethel? Andiamo tre giorni sulle meravigliose colline del Chianti e poi due giorni a Salsomaggiore che è vicinissima all’ospedale di Fidenza, andremo nei migliori alberghi, amore mio, mia miss, vedrai!

Prenoto una suite con terrazza in una famoso relais nel Chianti, 360 euro a notte per tre notti, vi sembra troppo? Sì, è troppo ma non bado a spese io, soprattutto se devono entrare nel mio pisello per bombardarmi un calcolo, la vita va vissuta al massimo del proprio portafoglio, abbasso i tirchi! Appena arriviamo ci dicono che la siccità ha provocato una invasione di api e dovremo tenere le finestre chiuse dalle 23 alle 6 del mattino.

Entriamo nella suite, nemmeno un cestino di benvenuto, non dico champagne, ma un succhino di frutta con due chicchi d’uva ammaccati volete metterlo per accogliere un cliente che paga 360 euro a notte? Niente di niente. La terrazza sulle colline del Chianti è bella, ma le colline non sono merito loro. Cerco invano un portacenere, forse vogliono farmi smettere di fumare. Ethel ha voglia di andare subito alla Spa, le dicono che è guasta per oggi, ci chiami domani mattina e le sapremo dire qualcosa. La mattina dopo facciamo colazione con le api rimaste e sono tantissime, ne imprigioniamo una dentro un bicchiere, dopo la colazione la liberiamo. Per dimenticare che pago 360 euro a notte propongo a Ethel di noleggiare una vespa e andarcene in giro per il Chianti.

65 euro per la giornata, e va bene, non bado a spese, mica sono un fottuto tirchio, in fondo siamo nel Chianti! Soldi spesi bene, ci sentiamo giovani, Ethel mi stringe da dietro, io sgaso e ci divertiamo molto, all’inizio mi urla di andare piano nelle curve, dopo cinque minuti invece “Ricky, vai, vai più veloce, mi sto divertendo un casino”. Intanto il mio rene sobbalza a ogni dosso, ma non importa, sono stoico, poi ci sono le gocce di Toradol. Tre notti passano, arriva il momento di pagare, mi dico che se mi fanno pagare anche il minibar dopo tutti i disagi di api e guasti alla Spa, scriverò una recensione su TripAdvisor molto impressionante, di quelle che se le leggi scappi via e cerchi subito un altro relais. “Signor Farina, ha preso qualcosa dal minibar ieri notte o stamattina?” “Sì, una bottiglietta d’acqua”. La mettono sul conto astronomico. Mi vendicherò.

Partiamo per Salsomaggiore, un hotel con Spa a cinque stelle ci attende, le tratto bene le mie donne io! Questa volta va bene, non c’è il cestino di benvenuto ma la Spa funziona. Ethel mi convince a mettermi un accappatoio per accompagnarla in questo luogo di piscine termali, saune, docce emozionali, sabbie di sale, stanze relax con suoni di balena e luci soffuse, e bagni turchi. Mi diverto, soprattutto quando prendo Ethel dopo la sauna, la porto sotto un secchio di acqua gelata e tiro la corda!

La colazione del mattino è all’altezza, mangio di tutto, inzuppo anche i tramezzini all’uovo nel cappuccino. Ethel mi guarda disgustata, ma fra poco dovrò mangiare il famoso purè degli ospedali e quindi non mi sento in colpa, ci do dentro, anche la marmellata sull’omelette! Nel pomeriggio facciamo una puntatina nel famoso Fidenza Village, sulla strada troviamo la carcassa di un cane divisa in due, con le mosche sopra a banchettare, penso a Baudelaire e guardo Ethel. Resto impressionato dai cessi di questo centro commerciale, sono perfetti, all’entrata c’è un corridoio con divani accoglienti e grandi sedie di vimini per tutte le stazze, piante e musica jazz di sottofondo, quindi chiamarli cessi è ingiusto, sono veramente servizi igienici concepiti da uno che ama l’umanità.

Resto seduto sul divano per due ore mentre Ethel fa shopping, le dico di comprarsi tutto quello che vuole con il mio bancomat. Torna dopo due ore con un pigiamino per me con i bottoni, giusto per fare passare il catetere, dei sandali alla moda molto belli, delle magliette per cambiarmi. Insomma, per se stessa ha comprato solo dei jeans: mi ha pensato, è preoccupata, non è un amore di donna?

Arriva il giorno fatidico. Arriviamo all’ospedale di Fidenza, per un riflesso incondizionato da relais dico “abbiamo prenotato, sono Farina”. “Segua la linea gialla, reparto M, urologia”. Ethel parla con Domenico, un infermiere simpatico, si informa su tutto, poi arriva il momento dell’abbraccio “torno domani amore, dopo che ti hanno operato, mi fanno entrare qualche ora prima dell’orario di visita per starti vicino”. Ah, cosa non può il fascino femminile! Mi danno una stanza con vista sulle colline, letto 18 vicino alla vetrata, e già mi sento meglio che nel relais del Chianti.

Chi sarà il mio compagno di stanza? Il letto 17 è ancora vuoto. Speriamo non sia superstizioso. Ed ecco la mia fortuna, la fortuna che mi ha sempre accompagnato nella vita, arriva un uomo di 74 anni (ma ne dimostra 60 al massimo), è travolto da una colica renale ma mantiene il sorriso. Mi dice “sono stoico io!”, gli fanno subito una flebo di antidolorifico e poi via in sala operatoria a mettere uno stent, tanto per iniziare. Mentre lo portano via mi dice “guarda che torno e poi parliamo”. Torna più arzillo di prima, forse è uno dei pochi esseri umani a cui le coliche fanno bene. Scopro che fa l’agricoltore e l’allevatore: “non ho mai fatto sport, ma ho lavorato la terra e munto le mucche ogni giorno, per questo sono così in forma. Ma ora sono in pensione, ho affittato i miei terreni al signor Rovagnati, quello del Gran Biscotto, è caro ma è il migliore”. Lo ascolto in religioso silenzio, mi parla del parmigiano reggiano “sai che ci vogliono circa cinque tonnellate di latte per fare una forma di parmigiano da 36 chili? E la ricetta è invariata dal 1300

“Quindi è nato nel Trecento il parmigiano reggiano?” chiedo incuriosito, mi risponde che già Boccaccio parla di “parmesan” ed era evidentemente il parmigiano reggiano. Via via la confidenza si fa più intima, Giuliano, così si chiama, mi canta Mina e la Carrà in spagnolo, ci divertiamo; attorno a noi, nelle altre stanze, solo lamenti, sofferenza, noia.

Parliamo di politica, di pandemia, abbiamo idee simili, ci scappa da ridere al pensiero che i no vax pensano che ci sia il grafene nei vaccini! Fratello spirituale! Anche lui scapolo, anche lui ateo, anche lui innamorato delle vita terrena, delle zolle; sulle nuvole non vogliamo andare a vivere, ci piace guardarle da qui, mentre cambiano forma. “Gli imbarazzi bisogna lasciarli a casa” mi suggerisce Giuliano. In effetti tante infermiere mi toccano il pisello, non è male in fondo, anche se non sono delle miss.

Arriva la mattina dell’operazione. Cambio di inquadratura. Piano sequenza, soggettiva dal letto con le rotelle, guardo sfilare il soffitto, arrivo in una stanza fredda, mi accoglie l’urologo e delle infermiere che mi rassicurano “ah, ma lei non è un vero paziente, è solo un calcolo!”. L’urologo mi dice “firmi qui Farina, l’anestesia dovrebbe andare bene, ma nella vita non si sa mai“. Mi sembrano le parole più adatte da dire a uno che sta per svanire nel buio anestetico. Mi fanno respirare dell’ossigeno, poi aghi nelle vene “appena si sente strano ce lo dica”, mi sento strano da quando sono nato mannaggia, ma appena sento la testa girare mi iniettano nel sangue l’anestesia e scompaio dal mondo, resta solo il mio corpo nudo.

Mi svegliano con degli schiaffetti proprio mentre stavo sognando di andare in biciletta sul mare con Ethel. C’è Ethel ad aspettarmi, insieme a Giuliano. Che bello, mi sento in forma, ma ho il primo catetere della mia vita conficcato nel meato urinario, eppure non provo imbarazzo davanti a Ethel. Dopo arriva l’urologo che mi dà la ferale notizia “Signor Farina, il calcolo è ancora lì, aveva tutto stretto, c’era infezione, non siamo riusciti ad arrivare al rene, le abbiamo lasciato uno stent. Fra un mese torna, ci riproviamo, il passaggio sarà più largo e vedrà che ce la faremo la prossima volta“. Ethel è bravissima a trattenere le lacrime, e io mi dico “Ok, c’è bisogno di un secondo tempo, che importa? C’è da avere pazienza, tutto qui”. Passo tutto il giorno a letto e a digiuno, il catetere non mi fa dormire, la sensazione è quella di stare sempre per urinare, e brucia. Un infermiere mi lascia una pomata che è anche un anestetico, che sia benedetto.

Per fortuna il giorno dopo mi tolgono il maledetto catetere ed è una gioia, torno a sentirmi un uomo. Giuliano mi dice “maledetto, ti invidio, io ho ancora il catetere, ma appena me lo tolgono mi sentirai urlare IABADABADUUU”.

Il menù dell’ospedale offre pasta in bianco e il famoso purè, il classico dei classici di tutti gli ospedali. Il mio amico Popi Minellono, un inguaribile ottimista, mi scrive che “freddo è ottimo”. Lo lascio freddare, ma fa sempre schifo. Vado in bagno a farmi la barba, sento un’infermiera che si lamenta: “Ma questo si è accampato, ma dove pensa di essere? Siamo in ospedale, qui sembra il mercato”, esco dal bagno col panama sulla testa e la schiuma sul volto e mi scuso. Finalmente mi dimettono, Giuliano resta ancora un giorno, ci abbracciamo come due fratelli.

Mi vesto, mi metto le scarpe, faccio la valigia, prima di uscire arriva un’infermiera che toglie il catetere anche a Giuliano e sento urlare IABADABADUUU mentre esco dall’ospedale con uno stent di silicone in corpo. Il mio amico Beppe mi scrive “Hai trovato una bella infermiera che ti ha succhiato via il calcolo? Io sto partendo per la Sardegna sulla mia Harley, la vita è un’avventura meravigliosa, Ricky, bruumm bruuumm”.

Ci vogliono le persone come Beppe, con il loro entusiasmo fanciullesco. Vi lascio con un film che gli ho dedicato, a Giuliano non l’ho potuto fare perché mi sono dimenticato di mettere la scheda nella videocamera, ma tanto tornerò in ospedale e ci sarà ancora Giuliano spero, deve tornare anche lui per un calcolo alla vescica, chissà, forse ci daranno la stessa stanza con vista nel relais di Fidenza che qualcuno osa chiamare ancora ospedale. IABADABADUUUU.