Il segretario dem: "Conte, Berlusconi e Salvini si sono presi una grande responsabilità". E il leader M5s risponde: "Caro Enrico, possiamo anche illuderci che con Draghi 'sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno'". Replica anche Calenda: "Per questo hai imbarcato chi non ha mai votato la fiducia a Draghi?"
Che l’agenda Draghi, dal punto di vista del consenso, sia sostanzialmente irrilevante, lo conferma proprio oggi al Fatto Antonio Noto. Il dibattito politico, però, soprattutto nel “campo progressista” di Letta, continua ad essere monopolizzato dai temi del governo uscente. E oggi il segretario Pd va all’attacco su quanto accaduto in aula un mese fa. Ricevendo una secca risposta da Giuseppe Conte.
“Un mese fa – dice il segretario dem in un video video messaggio su Twitter – era l’ultimo giorno del governo Draghi. Conte, Berlusconi e Salvini lo facevano cadere. Un governo che in quel momento stava cercando di realizzare una promessa importante che avevamo negoziato con i sindacati: la riduzione delle tasse sul lavoro per avere una mensilità in più, alla fine dell’anno per tutte le lavoratrici e i lavoratori”. Conte, Berlusconi e Salvini si sono presi una “grande responsabilità. Noi crediamo che un mese dopo la memoria degli italiani non abbia cancellato tutto questo e siamo qui a ricordarlo a tutti e a dire a tutti che, con linearità, porteremo avanti quelle idee. Se vinceremo le elezioni un mensilità in più alla fine dell’anno dovuta alla riduzione delle tasse sul lavoro per le lavoratrici e i lavoratori, il cuore del nostro programma”.
Bastano pochi muniti per la replica, sempre via social, di Giuseppe Conte. Che in poche righe tocca il metodo (la cosiddetta agenda Draghi) e il metodo (l’entità degli aumenti di cui parla Letta). E parte da una citazione di Lucio Dalla: “Caro Enrico, possiamo anche illuderci che con Draghi ‘sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno’. Esci dalla nostalgia, la realtà dell’agenda Draghi sono 6 euro in più al mese per i lavoratori a più basso reddito. Due colazioni al bar”.
In effetti, l’entità dell’effetto della decontribuzione sui redditi bassi previsto dal decreto Aiuti bis, era proprio di 6 euro lordi. Dopo le critiche dei sindacati alle bozze il governo ha ritoccato all’insù la dote stanziata per il taglio fino a dicembre del cuneo fiscale a carico dei lavoratori con redditi fino a 35mila euro, ampliandolo da 1 a 1,2 punti percentuali che si sommano agli 0,8 punti già previsti dalla legge di Bilancio. Un ritocco che non ha cambiato, comunque, gli importi. I benefici del nuovo intervento anti inflazione restano minimi, come calcolato dalla Cgil (vedi tabella). Per chi ha un imponibile di 660 euro al mese si fermeranno a meno di 8 euro lordi, che salgono a meno di 13 euro per chi ne guadagna 1000 lordi.
A Letta ha replicato a stretto giro anche Carlo Calenda, che su Twitter scrive: “Per questo hai imbarcato chi non ha mai votato la fiducia a Draghi? Per questo fino a un mese fa parlavi dell’indissolubilità dell’alleanza con i 5S? Per questo ti allei in Sicilia con i 5S? Coerenza a giorni alterni. Basta prendere in giro gli italiani”.
Per questo hai imbarcato chi non ha mai votato la fiducia a Draghi? Per questo fino a un mese fa parlavi dell’indissolubilità dell’alleanza con i 5S? Per questo ti allei in Sicilia con i 5S? Coerenza a giorni alterni. Basta prendere in giro gli italiani. #ItaliaSulSerio https://t.co/9ajVGPEuNw
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) August 20, 2022