E’ durata poche ore in casa Pd l’ipotesi di candidare Laura Castelli, ex esponente M5s passata a Impegno civico, nell’uninominale per la Camera nel collegio del Piemonte 2. La decisione del Nazareno sul collegio di Novara, di cui ha dato notizia sabato sera il sito torinese Lo spiffero, ha subito scatenato la rivolta dei dirigenti locali del partito. Ma domenica mattina la viceministra dell’Economia ha fatto sapere via Twitter di non avere intenzione di correre nel collegio considerato perdente: “No grazie, “casa mia” è Collegno, se la coalizione ha fatto altre scelte ne prendo atto e in pieno spirito di squadra darò il mio contributo nei plurinominali di Impegno Civico, sperando però che questa campagna elettorale sia caratterizzata da proposte per i cittadini e non da attacchi, insulti e odio”.

Il passo indietro è arrivato dopo la levata di scudi della base Pd. Saverio Mazza, ex responsabile organizzazione Pd Torino e attualmente membro della direzione metropolitana Dem, si era per esempio autosospeso dal partito e su Twitter diversi militanti avevano minacciato di restituire la tessera. I maldipancia nascono dal fatto che per far posto alla torinese Castelli – entrata in politica nel 2013 dopo aver iniziato nelle vesti di assistente del consigliere regionale del centrosinistra Mariano Turigliatto – sarebbe stata scalzata la militante storica Milù Allegra, segretaria cittadina e consigliera comunale con record di preferenze. Ma anche perché i precedenti della Castelli con i dem piemontesi sono burrascosi: l’anno scorso è stata condannata per diffamazione aggravata perché nel 2016 aveva attaccato la candidata Pd alle elezioni amministrative Lidia Roscaneanu per una foto con Piero Fassino commentando: “Che legami chi sono fra i due?”.

Il leader di Italia viva Matteo Renzi su Twitter ha commentato: “Il nuovo Pd candida Laura Castelli, il nostro Pd candidava Pier Carlo Padoan. La differenza è netta”. Nel 2018 Castelli, allora sottosegretaria all’Economia, fu protagonista di una lite in tv con l’ex ministro. Padoan, commentando l’aumento dello spread che si era registrato nelle settimane di preparazione della legge di Bilancio del governo gialloverde, aveva argomentato che ciò avrebbe avuto “conseguenze sui depositi delle banche, sui finanziamenti a famiglie e imprese”. Castelli lo aveva interrotto sostenendo: “Se lei in televisione dice che i tassi dei mutui dipendono dallo spread lo sa anche lei che è falso”. Di fronte alla spiegazione di Padoan – “se aumenta lo spread diminuisce il valore capitale degli attivi delle banche e quindi le banche si devono rifare alzando il costo del finanziamento” – aveva chiuso: “Questo lo dice lei“.

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