Il leader di Azione ha calcolato (per difetto, perché ha applicato un'aliquota del 23%) i vantaggi per Berlusconi e per lo stesso leader del Carroccio. Che ha replicato: "Mente, non ci sono risparmi per redditi così alti". Ma la proposta di legge firmata anche da lui punta ad arrivare entro fine legislatura a un'unica imposta sostitutiva del 15% da applicare "indistintamente a tutte le persone fisiche che compongono la famiglia fiscale, a prescindere dal reddito"
Sulle cifre sbagliano entrambi, ma nella sostanza ha ragione Carlo Calenda. La tassa piatta al 15% promessa dalla Lega comporterebbe enormi risparmi fiscali per i contribuenti più ricchi, perché a regime verrebbe applicata a tutti senza alcun limite di reddito. Un fatto ben noto, che il Carroccio ha tentato di smentire dopo che il leader di Azione su Twitter aveva calcolato i potenziali vantaggi per Silvio Berlusconi (“più di 14 milioni di euro“), Matteo Salvini (“circa 15mila euro“) e “un infermiere che guadagna 32mila euro l’anno” (“non risparmierebbe niente”). “Mente o è disinformato. La flat tax proposta dalla Lega non prevede benefici per redditi come quelli di Berlusconi o di un qualsiasi parlamentare”, ha replicato Matteo Salvini. Ma è falso, stando al disegno di legge a prima firma Siri a cui si rifà il programma leghista.
La simulazione di Calenda è sbagliata per difetto, perché – come spiega la grafica – il calcolo si basa sulla “flat tax al 23% con le attuali regole del regime forfettario”. L’approdo finale della proposta di legge leghista firmata anche da Salvini però è più ambizioso: arrivare entro la fine della legislatura a un’unica imposta sostitutiva del 15% da applicare “indistintamente a tutte le persone fisiche che compongono la famiglia fiscale, a prescindere dal reddito”. È la “fase 3” descritta nel ddl Siti e richiamata a pagina 170 del programma depositato in vista del voto. Se si realizzasse, Berlusconi e Salvini risparmierebbero anche più di quanto stimato dall’ex ministro dello Sviluppo. Quanto all’infermiere, non è vero che non otterrebbe un risparmio: a seconda della composizione della sua famiglia potrebbe risparmiare circa 100 euro al mese o un po’ di più. Se ha moglie e figlio a carico, per esempio, pagherebbe 1.124 euro l’anno in meno, come si è premurato di calcolare lo stesso Salvini con la app ad hoc messa a punto dalla Lega. Vantaggi ovviamente molto inferiori rispetto a quelli dei contribuenti con redditi alti.
La app stessa, quando si prova a inserire un reddito annuale molto alto come quello di un parlamentare (vedi a sinistra), spiega: “Dovrai attendere l’introduzione della fase 3 per usufruire della flat tax al 15%. Ma perché allora il Carroccio nega che i vantaggi per i più ricchi ci saranno? A leggere le loro repliche a Calenda, si direbbe che Salvini e Armando Siri non vogliano ammettere l’esistenza di quella fase “finale”, forse perché la ritengono una promessa impossibile da mantenere. Siri infatti ha detto che “se Calenda avesse letto il disegno di legge di riforma del Testo Unico Tuir presentato dalla Lega a mia prima firma in Parlamento, saprebbe che il reddito famigliare massimo per le famiglie bi-reddito è di 70mila euro per accedere ai benefici della Flat Tax”.
Il limite dei 70mila euro però vale, appunto, solo in quella che nel ddl viene presentata come fase 2, in cui l’aliquota del 15% verrebbe estesa ai nuclei con redditi fino a 26mila euro se composti da una sola persona, 50mila in caso di famiglia monoreddito e 65mila in caso di famiglia bireddito, mentre oltre quelle soglie l’aliquota crescerebbe progressivamente di uno o più punti a seconda del numero di componenti fino al tetto di 55mila euro per i nuclei monoreddito e 70mila per quelli bireddito. Oltre si applicherebbero le normali aliquote Irpef, ridotte da quattro a tre (23, 27 e 38%). Un sistema complicatissimo che, come già emerso, finirebbe per avere la bellezza di 18 aliquote invece che una sola. Questa “fase” costerebbe, stando ai calcoli del ddl, 22 miliardi. In quella successiva il costo salirebbe – stima la Lega stessa – a 38, proprio perché i redditi elevati verserebbero all’erario molto meno di adesso.