Il giornalista e scrittore Mariano Sabatini ha pubblicato 'Ma che belle parole' (Vallecchi editore), biografia di Luciano Rispoli del quale è stato autore per 15 anni, non senza qualche lite. L'intervista per FQMagazine
“Luciano Rispoli meriterebbe l’intitolazione di un studio tv o della Sala A di Via Asiago: lo ha detto anche Fiorello ma persino il suo appello è rimasto inascoltato”. A 90 anni dalla nascita dell’ideatore e conduttore di Parola mia e Tappeto Volante, il giornalista e scrittore Mariano Sabatini ha pubblicato Ma che belle parole (Vallecchi editore), una biografia ragionata di Rispoli e dei suoi sessant’anni di carriera – surfando tra successi, format indimenticati e scelte artistiche rivoluzionarie – che diventa anche lo strumento per capire come sono cambiate la radio e la tv in Italia. Del resto, Luciano Rispoli è stato un pilastro del Servizio Pubblico, tra i padri fondatori, ed è giusto celebrarne la grandezza per riconoscergliene meriti e intuizioni che a distanza di decenni ancora restano snodi centrali dell’evoluzione della tv di Stato.
Nel libro c’è la vita di Rispoli e tanti gli aneddoti poco conosciuti ma molto gustosi. Come quello relativo al 1954, anno in cui si accende la tv. Ed ecco Rispoli nel team delle “radio squadre”, quelle che setacciavano i paesi italiani allestendo spettacoli nelle piazze per convincere gli italiani ad abbonarsi alla Rai. “L’obiettivo era andare ‘porta a porta’ a spiegare agli italiani cos’era quel misterioso oggetto chiamato tv. C’erano Renato Tagliani, Enzo Tortora e Luciano che indossavano la tuta della Rai e con i nuclei mobili organizzavano spettacoli di piazza per mostrare alla gente cos’era la tv: parliamo di spettacoli nelle province più sperdute che raccoglievano anche 20/25mila spettatori”, racconta Mariano Sabatini, che di Rispoli fu prima un giovane fan e poi autore per quindici lunghi anni. Sfogliando il libro si scoprono chicche di ogni genere su Rispoli – nato a Reggio Calabria da padre colonnello dell’esercito e da mamma aristocratica –, che entrò in Rai dopo regolare concorso e provino (esaminato da Vittorio Veltroni, padre di Walter), e su alcuni passaggi chiave della storia della televisione italiana. Fu lui a scoprire Raffaella Carrà, a inventare il primo talk show, L’ospite delle due, al quale parteciparono nomi come Dario Argento e Lamberto Bava, e ancora fu sua l’intuizione del titolo Bandiera gialla e della Corrida (che per altro Corrado non aveva intenzione di fare). Con Adriano Magli diede poi vita contro il parere del direttore dell’epoca allo storico e rivoluzionario Chiamate Roma 3131. “Nacque grazie a lui la radio moderna, sulle cui fondamenta ancora oggi le emittenti private campano. All’epoca la radio era paludata e ministeriale, fu lui a intuire che aprire i microfoni agli ascoltatori sarebbe stato rivoluzionario. Ed ebbe ragione”, spiega Sabatini.
Ma fu grazie al piccolo scherzo che Rispoli si impose come personaggio tra i più amati dal pubblico, che capì che dietro la sua compostezza c’erano ironia, garbo e buongusto che divennero i pilastri della sua lunga carriera. Tanto che per tutti divenne “Zio Luciano”. E il successo gli esplose letteralmente tra le mani con Parola mia, nel quale con lo stratagemma del quiz linguistico divulgò con toni popolari la lettura, la lingua italiana e la cultura senza snobismi. “Il programma segnò un’epoca e uno stile. Rispoli riuscì persino nell’impresa di trasformare in star un professore universitario, il professor Gian Luigi Beccaria, e a portare come concorrenti personaggi come Lara Cardella, Simone Perotti, Enrico Brizzi”. Proprio per questo suo essere un unicum nella tv italiana, secondo Sabatini la Rai dovrebbe riconoscere i meriti e le intuizioni rivoluzionarie di Rispoli. “Siamo malati di ‘recentismo’ ma i meriti di Rispoli affondano nelle radici del Servizio Pubblico. Per questo mi batto da anni perché gli venga intitolato uno studio tv – ad esempio nel centro di produzione di Torino, dove registrava Parola mia – o almeno la Sala A di Via Asiago: lo ha detto anche Fiorello ma persino il suo appello è rimasto inascoltato. Mi chiedo perché neppure il suo suggerimento sia stato accolto”, si domanda perplesso Sabatini.
Il quale Rispoli lo ha conosciuto bene, prima da giovane spettatore e ammiratore, poi da giornalista (“fu una delle prime interviste che feci”) e infine da collaboratore. “Intuì le mie doti di autore e mi assunse: abbiamo lavorato fianco a fianco per quindici anni, anche se ci sono stati scontri forti”. Ma com’era Rispoli nel privato? “Un uomo piccolo di statura ma di grande caratura intellettuale. Aveva un carattere tosto, inflessibile, era severo e permaloso, persino collerico e umorale: non a caso l’imitazione che gli faceva Max Tortora era perfetta. Ma allo stesso tempo era anche molto generoso, sia dal punto di vista umano che professionale, sapeva equilibrare grande ironia e leggerezza. Tutto doveva essere fatto secondo i suoi parametri inflessibili. Per questo tra di noi non mancarono litigate, la più clamorosa a causa di un’attrice”, rivela Sabatini. Ma cosa accadde? “Durante Tappeto Volante questa persona mise zizzania tra di noi e nella pausa le risposi male. Ma per Luciano l’ospite era sacro e se la prese con me. Per tutta la produzione non ci parlammo più, io andai via per una stagione a UnoMattina, ma poi tornai e da quel momento non ci siamo più lasciati professionalmente”.
Proprio Tappeto volante fu un’altra delle sue idee, un talk garbato, senza urla e sovrapposizioni, un salotto borghese sul quale si accomodavano tutti i pomeriggi politici, i big dello spettacolo e dello sport, scrittori e giornalisti. Fu durante il programma che frasi come “ma che belle parole” o “un buon libro è sempre un buon libro” si imposero entrando nell’immaginario collettivo. Per anni il format andò in onda sull’allora TMC facendo il pieno d’ascolti, poi le cose precipitarono quando Sonia Raule, per un breve periodo direttrice di rete, lo spostò dal pomeriggio in prima serata. “Rispoli era contrario, diceva che non avrebbe retto allo spostamento: infatti gli ascolti crollarono e poco dopo fu chiuso”, ricorda Sabatini. “Ma ancora oggi, con le dovute modifiche, sia Tappeto Volante che Parola mia sarebbero format modernissimi”. Ma chi è il vero erede di Luciano Rispoli? “Senza dubbio Fazio Fazio, che Luciano stimava molto: ha la stessa cifra garbata e la stessa capacità di ascolto dell’ospite”. Che direbbe Rispoli di questa biografia? “Ne sarebbe contento. Mi definiva il suo Rasputin e ho mantenuto una promessa non pronunciata. Luciano era incapace di fare memoria, non guardava mai al passato ed era sempre proiettato al futuro: per questo ha saputo reinventarsi sempre, senza snaturarsi mai. Una capacità che solo i grandi hanno. E lui lo era”.