Un uomo di 27 anni è stato arrestato domenica mattina con l’accusa di violenza sessuale nel centro di Piacenza, in via Scalabrini. La polizia è intervenuta mentre stava aggredendo una donna di 55 anni di origini ucraine sotto gli occhi di testimoni che avevano sentito le grida di aiuto e chiamato le forze dell’ordine. L’abitante di un palazzo vicino ha filmato la scena dalla sua finestra con il cellulare. La donna è ora ricoverata all’ospedale di Piacenza. Il caso è subito diventato oggetto di polemica politica perché il 27enne è originario della Nuova Guinea e presente in Italia con lo status di richiedente asilo. Fratelli d’Italia e la Lega hanno colto l’occasione per criticare le attuali politiche migratorie. Il Pd ha risposto con l’invito a evitare strumentalizzazioni.

Matteo Salvini ha annunciato che andrà presto a Piacenza “per confermare l’impegno della Lega per restituire sicurezza al nostro Paese: 10.000 poliziotti e carabinieri in più nel 2023, più telecamere accese e blocco degli sbarchi clandestini“. “Richiedente asilo e stupratore. Basta!”, recita la nota del leader del Carroccio. “Difendere i confini e gli Italiani per me sarà un dovere, non un diritto”. “E’ un episodio gravissimo che offende non solo la vittima ma una città che si è dimostrata ospitale nei confronti di chi, all’evidenza, non lo meritava. E’ una vicenda che non può essere sottaciuta, né tanto meno minimizzata”, ha commentato dal canto suo Tommaso Foti (FdI).

“Condanniamo ogni reato violento contro le donne, indipendentemente dalla nazionalità dell’uomo che lo commette, ma non accettiamo strumentalizzazioni”, ha replicato la senatrice Valeria Valente (Pd). “Si tratta di un fenomeno culturale e i dati parlano chiaro. La quasi totalità dei femminicidi avviene per mano di un ex e la violenza è soprattutto domestica, gli stupri riguardano più gli italiani che gli stranieri”. Anche il sindaco di Piacenza, Katia Tarasconi (Pd), si è espressa: “Appena possibile contatterò la vittima, intanto l’aggressore si troverà a rispondere del suo crimine di fronte alla giustizia del Paese a cui stava chiedendo asilo. È così che funziona in uno Stato di diritto: i criminali devono pagare per ciò che hanno fatto. Spero che non si scada nella strumentalizzazione riguardo la sua nazionalità, come se fosse colpa di chi si impegna per l’accoglienza e l’integrazione se un richiedente asilo commette un crimine”

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