Gli effetti dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade da parte della Corte Suprema americana, cominciano a farsi vedere. Secondo quanto denunciato dal Wall Street Journal, infatti, è dilagato negli Stati Uniti, il mercato on line delle pillole abortive. Mentre alcuni Stati, dunque, inaspriscono le restrizioni sull’interruzione di gravidanza a seguito della decisione della massima istanza giurisdizionale americana, decine di siti on line garantiscono la spedizione di farmaci abortivi ovunque negli Stati Uniti senza prescrizione, violando le regole della Food and Drug Administration (Fda), l’agenzia americana per il controllo dei farmaci. Accompagnate da scarse informazioni sul produttore, le pillole vengono vendute a 500 dollari a confezione, senza supporto medico, su siti che in alcuni casi sono registrati all’estero e sono ben distinti dagli operatori della telesanità che prescrivono e talvolta spediscono i medicinali ai pazienti che vivono in quegli Stati americani in cui è consentita questa procedura.
La reazione degli attivisti pro aborto è stata immediata. Le diverse ong che operano in America e che da sempre si battono per l’accesso libero e sicuro all’aborto per tutte le donne, denunciano i rischi per la salute che questo sistema implica- non essendo garantiti gli standard minimi di sicurezza– oltre all’impossibilità spesso di intervenire per tempo per prevenire una gravidanza indesiderata. Senza contare che chi riceve medicinali di questo tipo senza prescrizione medica, rischia di incorrere in reati penali alla luce delle severe limitazioni che alcuni Stati hanno imposto.
La decisione della Corte Suprema americana di annullare la storica sentenza Roe v. Wade lo scorso giugno- che stabiliva il diritto costituzionale delle donne di interrompere la gravidanza– , ha creato confusione e incertezza del diritto. Il 20 agosto scorso, infatti, una donna della Louisiana, Nancy Davis, si è vista negare il proprio diritto all’aborto in Ospedale, nonostante i suoi medici le avessero consigliato di interrompere la gravidanza a causa di una grave malformazione al feto. Nonostante la legge dello Stato prevedesse quel tipo di circostanza fra le eccezioni alle restrizioni previste, la struttura ospedaliera ha impedito l’accesso alla procedura alla donna, giustificando la scelta sulla base della presunta contraddittorietà della norma.