L’ultima sua immagina pubblica è quella racchiusa nei pochi frame del video dei soccorsi all’auto in fiamme della figlia. Alexander Dugin, uno dei volti più noti dell’ultranazionalismo russo, si trovava a pochi metri dal mezzo dove il corpo della figlia, ormai senza vita, stava continuando a bruciare, con le mani in testa e gli occhi spalancati per lo shock. Adesso, a 24 ore di distanza, è tornato a parlare, definendo l’uccisione della figlia “un atto di terrorismo del regime nazista ucraino”.
Le parole di Dugin arrivano poco dopo le rivelazioni dell’Fsb, i servizi segreti russi, secondo cui a piazzare l’ordigno comandato a distanza sotto la macchina della giornalista e politologa e ad azionarlo è stata una donna ucraina al servizio dell’intelligence di Kiev fuggita in Estonia subito dopo l’attentato. Un “brutale omicidio” avvenuto “davanti a me”, ha continuato nel suo messaggio pubblicato su Telegram: “Era una bellissima donna ortodossa, una patriota, una reporter di guerra, un’esperta per la tv centrale e una filosofa”, ha affermato. Ed è poi tornato, lui che è stato uno dei più importanti sostenitori dell’invasione russa dell’Ucraina, a chiedere una maggiore spinta nelle operazioni militari nel Paese di Volodymyr Zelensky: “Abbiamo bisogno solo della vittoria. Mia figlia ha sacrificato la sua vita di giovane donna sul suo altare. Quindi per favore raggiungetela”.
“Come tutti sapete – è il messaggio di Dugin – a seguito di un attacco terroristico compiuto dal regime nazista ucraino, il 20 agosto, di ritorno dal festival della Tradizione vicino a Mosca, mia figlia Darya Dugina è stata brutalmente uccisa da un’esplosione davanti ai miei occhi. Era una bella ragazza ortodossa, patriota, corrispondente militare, esperta di questioni centrali e filosofa. I suoi discorsi e i suoi resoconti sono sempre stati profondi, fondati e moderati. Non ha mai invocato la violenza e la guerra. Era una stella nascente all’inizio del suo viaggio. I nemici della Russia l’hanno uccisa di nascosto. Ma noi, il nostro popolo, non possiamo essere spezzati nemmeno da colpi così insopportabili. Volevano schiacciare la nostra volontà con il terrorismo sanguinario contro i migliori e i più vulnerabili di noi. Ma non ci riusciranno. I nostri cuori bramano qualcosa di più della semplice vendetta o punizione. È troppo meschino, non russo. Abbiamo solo bisogno della nostra Vittoria. Mia figlia ha deposto la sua vita di giovane donna sull’altare. Quindi vinciamo, per favore”.