Da sempre uomo forte delle preferenze in Sicilia orientale, sarà capolista alla Camera nel collegio di Catania. Un bacino elettorale che Carlo Calenda non voleva lasciarsi scappare, nonostante Castiglione sia imputato in un processo per turbativa d'asta, falso e corruzione
Una carriera politica trentennale tra Catania, Palermo, Roma e Bruxelles. Presidente della Provincia, deputato regionale, assessore e vicepresidente della Regione siciliana, europarlamentare, deputato alla Camera e sottosegretario all’agricoltura in tre governi: nel suo curriculum c’è di tutto. Corteggiato da destra e sinistra Giuseppe Castiglione, da sempre considerato ras delle preferenze in Sicilia orientale, lascia Forza Italia, approda ad Azione e sarà capolista alla Camera nel collegio di Catania. Un bacino elettorale che Carlo Calenda, in tandem con Matteo Renzi, non voleva lasciarsi scappare, nonostante Castiglione sia imputato in un processo per turbativa d’asta e corruzione elettorale. Il politico di Bronte è infatti tra gli imputati al Tribunale di Catania per la gestione del Cara di Mineo, il centro di accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Europa, aperto nel marzo del 2011 e chiuso nel luglio del 2019. Un macigno non certo irrilevante per l’ex esponente di Forza Italia e luogotenente di Angelino Alfano in Sicilia.
“L’Italia, sul serio” di Calenda imbarca così Castiglione: il suo peso elettorale è tale da poter eclissare un processo per corruzione e derogare alla questione morale. Quando nel 2015 l’inchiesta è diventata di dominio pubblico, Giuseppe Castiglione era sottosegretario all’Agricoltura del governo Renzi. Nonostante questo è stato riconfermato nello stesso ruolo anche dall’Esecutivo guidato da Gentiloni. Costola siciliana dell’inchiesta su Mafia capitale, nata dalle dichiarazione di Luca Odevaine, al centro c’è l’appalto da 96 milioni e 900mila euro bandito dal Consorzio Calatino Terra di Accoglienza per l’affidamento triennale della gestione del Cara di Mineo. Castiglione è coinvolto nella vicenda in qualità di soggetto attuatore quando era presidente della Provincia di Catania, poi, quando la competenza nel 2013 è passata al ministero dell’Interno, come presidente del consorzio. A Castiglione e ad altri due soggetti è contestata anche la corruzione “per la promessa di voti per loro e i gruppi politici nei quali gli stessi militavano” in cambio di “assunzioni al Cara”. A Mineo, secondo l’accusa, andava in scena “una spregiudicata gestione dei posti di lavoro (circa 400) per l’illecita acquisizione di consenso elettorale”. Addirittura ai dipendenti del Cara veniva chiesto di prendere la tessera del Nuovo centrodestra. L’ex sottosegretario ha sempre ribadito “costantemente ed energicamente” la sua “assoluta estraneità ai fatti contestati”. Ha anche chiesto e ottenuto il giudizio immediato e proprio per questo pochi giorni fa, in un’intervista al quotidiano LaSicilia dove presentava la sua adesione ad Azione, si è lamentato della durata del processo: “Mi pesa molto perché ritengo di aver lavorato con dignità e amore, nel rispetto di leggi e ruoli”, ha dichiarato.
Genero ed erede del potentissimo Pino Ferrarello, ex senatore berlusconiano, già prescritto per una storia di tangenti dieci anni fa, Giuseppe Castiglione da decenni dimostra – a suon di elezioni e record di preferenze – il suo peso elettorale nell’isola. Ha iniziato nel 1989 nel suo comune di nascita, Bronte, con l’elezione nelle fila della Dc al Consiglio comunale. Sette anni dopo è già deputato regionale con il Cdu di Rocco Buttiglione e per lui si aprono le porte dell’assessorato all’Industria. Piccola parentesi nell’Udeur di Mastella e il politico nato nella città del pistacchio approda nel 2000 a Forza Italia. Con il partito di Berlusconi, viene riconfermato all’Assemblea regionale siciliana con 18.087 voti: è il più votato in Sicilia e arriva la nomina a vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura. Eletto alle Europee, nel 2004 lascia la Sicilia per Bruxelles. Torna a Catania 4 anni dopo perché eletto presidente della Provincia. Si dimetterà nel 2012 per potersi candidare alla Camera, dove viene eletto con il Pdl e viene nominato sottosegretario all’Agricoltura nel governo Letta. Il fedelissimo di Angelino Alfano, segue il ministro agrigentino nella rottura con Berlusconi, aderendo al neofondato Nuovo centrodestra. Intanto viene riconfermato sottosegretario da Matteo Renzi. I dettagli dell’indagine sul Cara di Mineo però vengono fuori ed è raffica di mozioni: Sel, Lega e Movimento 5 stelle vogliono e chiedono le sue dimissioni. Le mozioni sono però tutte respinte. Non solo, il nuovo governo Gentiloni nel dicembre del 2016 lo riconferma sottosegretario alle Politiche agricole. L’uscita di scena di Alfano porta Castiglione a non candidarsi alle Politiche del 2018: «Non mi candido, ma non lascio la politica», assicurava in quei giorni. E, infatti, rieccolo in campo, questa volte però il nuovo Angelino Alfano è Carlo Calenda.