La composizione delle liste, non solo per l'afa della prima campagna elettorale estiva, lascia sul campo malumori e addii, soprattutto dentro Forza Italia e nel Pd. Con il Parlamento ridotto a 600 eletti, restano nelle posizioni più ambite solo i candidati dai volti più o meno noti
Umberto Bossi entra per la prima volta a Montecitorio nel 1992. Giulio Tremonti nel 1994, mentre Marcello Pera arriva a Palazzo Madama nel 1996. Tre decenni più tardi, sono ancora in cima alle scelte (e alle liste) dei partiti che oggi hanno chiuso il puzzle delle candidature in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Nessuno dei tre batte Pierferdinando Casini, entrato per la prima volta in Parlamento nel lontanissimo 1983 e ancora certo di una poltrona grazie al collegio sicuro di Bologna (riservatogli dal Pd), ma i tre nomi scelti da Lega e Fratelli d’Italia (che ha ripescato Tremonti e Pera da Forza Italia) testimoniano la voglia dei partiti di puntare sull’usato sicuro. La composizione delle liste, non solo per l’afa della prima campagna elettorale estiva, lascia sul campo molti esclusi, parecchi malumori e altrettanti addii. Fino a sfiorare il terremoto interno, come è quasi successo dentro Forza Italia e nel Pd. Chi resta sono appunto i candidati dai volti più o meno noti: pochi vip, pochissimi sindaci, ancora meno giovani e new entry. Anche la squadra di governo è stata in gran parte riconfermata nella corsa al nuovo Parlamento che nascerà in autunno. Il primo ridotto a 600 eletti grazie alla riforma costituzionale voluta dal M5s: anche questo ha “costretto” i partiti a puntare soprattutto sui politici, almeno nei posti che possono valere la rielezione.
Dove si candidano i leader – Tra i super big, poche le sorprese. Silvio Berlusconi si prepara al ritorno al Senato ed è capolista in Piemonte, Lazio, Campania e nella ‘sua’ Monza. Enrico Letta guida la lista a Milano e ‘sconfina’ nel Veneto lanciando la sfida alla Lega nella sua terra. Per il suo debutto in Parlamento, Conte scommette sui collegi di Lombardia, Puglia, Campania e Sicilia. Il suo predecessore nel M5s, Luigi Di Maio, se la gioca soprattutto a Napoli-Fuorigrotta. Per Salvini la sfida è aperta a Milano, mentre a Roma il duello è tra Emma Bonino di + Europa e Carlo Calenda, che cominciarono la campagna elettorale da alleati. Meloni si presenta da capolista al plurinominale alla Camera in Lombardia nel collegio uninominale dell’Aquila in Abruzzo e corre anche come capolista nel proporzionale nel Lazio, in Lombardia, in Puglia e in due collegi siciliani, Sicilia uno e due.
Le new entry extra politica – Per la prima volta nella corsa elettorale la campionessa olimpica Valentina Vezzali, che corre con Forza Italia e non è certo una new entry della politica, dopo essere stata sottosegretario alla presidenza con delega allo Sport. Ex sportivi candidati soprattutto nelle liste del centrodestra: il pallavolista Luigi Mastrangelo è in lizza per la Lega, mentre FdI schiera l’ex pilota di Formula uno, Emerson Fittipaldi, nella circoscrizione sudamericana e due ex sciatrici, Barbara Merlin e Lara Magoni (già senatrice), in Piemonte e Lombardia. Dalla tv arriva Rita Dalla Chiesa, candidata in Puglia con Fi, dall’editoria Antonio Angelucci che ha scelto la Lega. Il Pd schiera il virologo Andrea Crisanti. In lista per il Carroccio anche Mario Barbuto (presidente dell’unione italiana ciechi e ipovedenti), Roberto Messina di Federanziani, Vincenzo Pepe di FareAmbiente e il sindacalista del Sinappe (Polizia Penitenziaria) Antonio Fellone.
Forza Italia – Provocano grossi malumori le scelte Silvio Berlusconi: dopo un lungo conclave a Villa Certosa e più di una maratona notturna, FI rivela i suoi assi e scoppia la rivolta dei territori. Dalla Basilicata al Veneto passando per il Molise, i locali protestano contro i candidati ‘paracadutati‘ da Roma. Nel mirino finisce la presidente del Senato, Elisabetta Casellati – che corre nel collegio lucano all’uninominale, scalzando di fatto il sottosegretario locale Giuseppe Moles – la capogruppo bolognese Anna Maria Bernini che punta al collegio di Padova (considerato certo per Casellati) e scompagina il partito veneto, fino al presidente della Lazio, Claudio Lotito, che agita ora il Molise. Berlusconi schiera in Lombardia la sua compagna Marta Fascina alla Camera, mentre i suoi fedelissimi Antonio Tajani e Licia Ronzulli si dividono il Lazio e la Lombardia. Ricandidati i sottosegretari Francesco Paolo Sisto (che trasloca al Senato, in corsa per un collegio uninominale in Campania), Gilberto Pichetto (che si sposta invece alla Camera e corre in Piemonte) e Giorgio Mulè.
Pd – Grande agitazione vissuta pure tra i Democratici. Qui la lotta all’ultimo posto si è consumata a Ferragosto nella Direzione nazionale rinviata più volte e chiusa a mezzanotte. Escluso eccellente Luca Lotti finito – è convinto – nelle vendette incrociate tra Dem ed ex renziani. Più fortunato il sottosegretario Enzo Amendola, in bilico ma ‘ripescato’ alla fine in Basilicata. Ma gli strascichi continuano, con mugugni dei tanti piazzati in collegi molto incerti. E un paio di addii dal partito come i senatori Gianni Pittella e Dario Stefano. Il Pd ricandida tutti i ministri, Dario Franceschini in Campania, Lorenzo Guerini in Lombardia, Andrea Orlando in Liguria. Ha un posto sicuro nelle liste Democratici e progressisti anche il ministro della Salute, Roberto Speranza. A rischiare è invece la sottosegretaria uscente al Mef Maria Cecilia Guerra, di Articolo 1, che è candidata come terza nel listone Pd in Piemonte.
FdI – Favoriti dai sondaggi e in overbooking di candidature, per Fratelli d’Italia il “parto” delle liste è stato meno doloroso. Giorgia Meloni ‘nel ruolo di ‘front woman’ conferma tutti gli uscenti, a cominciare dai fedelissimi come Ignazio La Russa, Francesco Lollobrigida, Giovanni Donzelli e Giovanbattista Fazzolari, schierando vari big esterni al partito: da Giulio Tremonti a Carlo Nordio e Marcello Pera, molti pescati in Forza Italia. Completa la squadra di quelli più vicini alla leader Raffaele Fitto, co-presidente di Ecr, il gruppo dei Conservatori a Bruxelles: l’ex ministro azzurro correrà in Puglia, come capolista al proporzionale alla Camera. Tremonti schierato in Lombardia al Senato, sfiderà un altro economista Carlo Cottarelli, candidato con il Pd. Sempre in Lombardia altri due pezzi da novanta: La Russa e Daniela Santanchè, coordinatrice regionale del partito. Pera guiderà la lista in Campania, a Napoli. Seggio blindato per Marta Schifone, figlia dell’esponente della destra napoletana Luciano: sarà capolista in tre collegi, a Montecitorio. Confermato il deputato questore Edmondo Cirielli, uno dei big campani del partito, insieme al segretario regionale Sergio Rastrelli, candidato nel collegio Campania uno dietro Pera e Giovanna Petrenga.
Lega – Ricandida tutti i ministri, il viceministro e i sottosegretari uscenti, via libera ai vicesegretari della Lega Andrea Crippa e Lorenzo Fontana, confermati i capigruppo uscenti Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, spazio anche ad alcuni tra gli amministratori, con la novità del responsabile enti locali del partito Stefano Locatelli. Il segretario Salvini conferma i big come Giulia Bongiorno, Alessandro Morelli e Alberto Bagnai. Sarà della partita il gruppo che si è occupato e si occuperà di taglio di tasse e pace fiscale e che prevede anche Claudio Borghi, Massimo Bitonci, Alberto Gusmeroli e Armando Siri. Non mancano anche i responsabili dei settori caccia e pesca: Francesco Bruzzone e Lorenzo Viviani. Presenti – tra gli altri – volti storici come Umberto Bossi e Roberto Calderoli. A seguire, i candidati nel proporzionale in tutta Italia. Alcuni nomi sono in corsa anche negli uninominali dove hanno trovato spazio, tra gli altri: Giancarlo Giorgetti, Nicola Molteni, Edoardo Rixi, Alberto Stefani, Tiziana Nisini, Federico Freni, Rossano Sasso, Stefania Pucciarelli, Gian Marco Centinaio, Claudio Durigon, Vannia Gava.
M5s – Il partito di Giuseppe Conte, archiviato il nodo del secondo mandato, ha chiuso la partita prima di tutti con le parlamentarie, sviando le polemiche. Dei ministri Cinquestelle si ricandida solo Stefano Patuanelli, tra i 15 nomi indicati alle parlamentarie da Giuseppe Conte, che sarà capolista nel collegio Campania 2 al Senato. Tra i componenti del governo Draghi in campo, sempre tra i nomi di Conte, anche la viceministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde (capolista per la Camera in Lombardia e in Sardegna) mentre il sottosegretario al Lavoro Rossella Accoto nel collegio uninominale di Pesaro nelle Marche. L’ex sindaca di Torino Chiara Appendino è candidata capolista nei quattro collegi plurinominali del Piemonte. In Lombardia si candida il fratello dell’ex vice ministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni, Davide. L’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho si candida nel terzo collegio dell’Emilia Romagna e nel primo della Calabria. Ci sono anche l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, i vicepresidenti M5s Riccardo Ricciardi in Toscana e Michele Gubitosa in Campania 2, il notaio Alfonso Colucci nel Lazio. Passando al Senato, Ettore Licheri e la capogruppo Mariolina Castellone. L’ex magistrato Roberto Scarpinato, infine, è capolista in Calabria e Sicilia 1.
Gli altri – Luigi di Maio guiderà le liste di Impegno civico a Napoli e provincia, ma anche nel collegio uninominale di Napoli-Fuorigrotta per la coalizione con il Pd mentre il sottosegretario alla presidenza Bruno Tabacci sarà capolista in Lombardia e correrà anche per un collegio uninominale in Regione, così come il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova in quota +Europa della coalizione di centrosinistra. La ministra Elena Bonetti si candida per la prima volta con Azione-Italia Viva dopo essere stata titolare della Famiglia per conto di Iv. Dopo l’addio alle file azzurre, sotto gli stessi “colori” si presentano anche Mara Carfagna e Mariastella Gelmini (la prima in Campania e Puglia, la seconda in Lombardia, entrambe alla Camera). Rischia di non tornare in Parlamento è invece il viceministro all’Economia, Laura Castelli, che correrà nelle lista proporzionale di Impegno Civico a Brescia dopo le polemiche sull’ipotesi di una sua candidatura nel collegio uninominale di Novara.
I ministri non ricandidati – Alla chiusura delle liste per le politiche del 25 settembre, mentre i “tecnici” sono pronti a tornare ai loro vecchi impegni, sono 12 i ministri del governo Draghi che scendono in campo. Tutti, in sostanza, i “politici” dell’esecutivo, ad esclusione di Renato Brunetta, che ha lasciato Forza Italia e non si ricandida, Federico D’Incà, che ha lasciato il Movimento 5 Stelle e non ha trovato casa altrove, e Fabiana Dadone, fermata dalla regola 5s dei due mandati. Altri esponenti del governo, da Marina Sereni a Pierpaolo Sileri, avevano annunciato fin da subito l’intenzione di non ricandidarsi.