Le delusioni non finiscono per Federico Pizzarotti. Dopo aver abbandonato la mini-coalizione di centrosinistra trainata dal Pd in favore del polo centrista, ora riceva una porta in faccia anche da Azione e Italia Viva. “La mia partecipazione alle elezioni politiche del 25 settembre finisce qui, cioè non inizia”, scrive su Facebook l’ex sindaco di Parma, “Non sarò candidato, non ci sono stati spazi seri nel progetto del Terzo Polo per candidature non direttamente collegate ad Azione e Italia Viva”. “Non c’è stato posto per Gabriele Albertini“, dice, “non c’è stato posto per Federico Pizzarotti e per altre figure che pure avrebbero a mio parere offerto un importante contributo e un messaggio di apertura e pluralità. Non è stato così, purtroppo le fusioni a freddo realizzate in due settimane hanno queste conseguenze”. La candidatura di Pizzarotti era stata prevista al Senato nelle circoscrizioni di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, ma non come capolista (secondo in Lombardia 1 dietro Giusy Versace, terzo nel collegio bolognese-romagnolo) e quindi in posizione difficilmente eleggibile.
Quando un paio di settimane fa Pizzarotti aveva annunciato l’imbarco sulla nave del centrino non aveva risparmiato toni d’entusiasmo: “Sono orgoglioso di aver scelto per coerenza di stare nel Terzo polo. Per questo progetto di garanzia contro le destre peggiori e più incompetenti che l’Italia abbia mai conosciuto bisogna ringraziare Matteo Renzi. Ha messo il Paese davanti ai propri interessi. Farò la mia parte”. Un’euforia che lo aveva portato a pronosticare addirittura un pacchetto di voti possibile intorno all’8-10 per cento, “un risultato raggiungibile ed è più della somma delle singole forze”. In precedenza Pizzarotti, con la sua “Lista civica nazionale“, che riunisce alcuni sindaci, inizialmente aveva abbozzato contatti e accordi con il Pd, ma poi aveva scelto Italia Viva: “Renzi ha capito il nostro progetto e ha scelto di darci la possibilità di presentarci alle prossime elezioni”, scriveva lo scorso 8 agosto. Prima di scoprire che la “possibilità di presentarsi” non coincideva con quella di essere eletti.