Nella visione teologica di Alessandro Manzoni, virtù e felicità possono coincidere solo nella prospettiva dell’eterno: solo alla fine dei tempi si avrà la certezza che i buoni verranno premiati ed i malvagi puniti. Secondo l’autore dei Promessi Sposi, la provvidenzialità dell’ordine divino del mondo non consiste nell’assicurare la felicità ai buoni, ma risiede nel fatto che proprio la sventura fa maturare in essi più alte virtù e consapevolezza. La “provvida sventura” è indispensabile e centrale e solo alla fine di tutte le varie vicissitudini abbiamo anche l’approdo del percorso interiore dei personaggi, che giungono a maturare una visione più profonda della provvidenza, rendendosi conto che la sventura può colpire anche le persone più, ma che la “fiducia in Dio”, comunque, la rende utile “per una vita migliore”. Riconoscere e farsi guidare dalla provvidenza è ancora oggi un dono prezioso e specifico che deve aiutare chi soffre e muore ogni giorno nelle Terre dei Fuochi sia lombarde che campane.
La provvidenza esiste? Opera anche oggi pure nelle nostre martirizzate Terre dei Fuochi? Ho conosciuto l’avvocato penalista Giovanni Bianco di Acerra nel 2008 per la mia consulenza gratuita a favore della famiglia Cannavacciuolo di Acerra nel processo per gli “sversamenti tossici” dei fratelli Pellini ad Acerra. Le testimonianze tecniche fornite da me risultarono determinanti per la decisione e la condanna da parte dei Giudici di primo grado presso il tribunale di Nola. Alla fine dell’udienza fummo incrociati da alcuni spettatori evidentemente appartenenti alla controparte che mi ringraziarono in modo molto eclatante, davanti a tutti. Ricevere un pubblico ringraziamento da parte di amici di camorristi per una testimonianza che poi li condannerà di solito suona come una precisa provocazione e una precisa minaccia, e non potei fare a meno di turbarmi.
Rendendosene conto, quelle persone a me del tutto sconosciute aggiunsero immediatamente: “No, no, dottore, non vi preoccupate, noi vi ringraziamo veramente. Noi campiamo ad Acerra e solo voi avete spiegato chiaramente le ‘strunzate’ che ci hanno fatto fare. Ma statevi molto attento, la vera camorra non siamo noi!” Purtroppo dopo qualche anno la loro profezia ebbe a concretizzarsi e per un autentico tranello giornalistico fui costretto a chiedere aiuto all’avv. Bianco per una querela penale per diffamazione che rischiava di farmi perdere addirittura il posto di lavoro. La procura di Nola acquisì tutti i fascicoli riguardanti il mio concorso a primario e io mi avviai ad un incerto e pericolosissimo procedimento penale che, in base alle normative oggi vigenti, avrebbe potuto anche portarmi quanto meno ad una sospensione immediata dal servizio.
Ricordo bene la gentilezza e la cortesia dell’avv. Bianco che assunse l’onere gratuito della mia difesa a Nola e ricordo bene che il mio unico impegno fu di recarmi insieme a lui presso la procura dove chiese di intervenire da solo presso gli inquirenti. Il magistrato inquirente, studiati i fascicoli , archiviò la denuncia. Io non chiesi neanche di conoscere il nome del giudice che mi aveva archiviato il procedimento. Dopo qualche tempo, ricevetti una telefonata da un magistrato. Era Federico Bisceglia incaricato delle indagini sul gravissimo inquinamento della discarica RESIT di Giugliano: “Dottore, mi scusi, se posso disturbarla, mi aiuta a comprendere perché dalle analisi che ho chiesto di fare mi risultano terreni particolarmente contaminati per la discarica e i terreni circostanti alla RESIT ma i prodotti localmente coltivati a cominciare dai pomodori risultano tutti perfettamente ‘puliti’ e non contaminati? Come è possibile?”.
“Gentilissimo Dottore, forse non le hanno raccontato che io sono una specie di ‘pecora nera‘ nel mio Istituto e non so, forse magari può chiedere alla mia amministrazione la consulenza di oncologi migliori di me”, risposi. “Ho scelto lei e chiedo solo la sua consulenza perché forse lei non sa o non ricorda ma io ho indagato su di lei per quella querela per diffamazione per il suo concorso a primario e il suo curriculum credo di conoscerla per questo certamente meglio del suo direttore che non l’ha scelta come primario! Ed anche io ne sono rimasto del tutto sconcertato”. Divenni così il consulente tecnico del magistrato Bisceglia sino a quando l’indagine RESIT gli fu sottratta per altro incarico. Nel salutarmi per iniziare le sue indagini al Parco Verde di Caivano mi pregò: “Se può vada a svegliare i cittadini della bellissima città di Brescia dove io ho lavorato tanto sull’inquinamento da rifiuti ma che ancora dormono sulla gravità della loro situazione. Solo lei con il suo ‘caratteraccio’ può svegliarli dal sonno! La prego, non lo dimentichi!“.
E fu così che, da allora, ho intrapreso anche a Brescia la battaglia per allertare sui loro gravissimi problemi ambientali anche i cittadini della principale città italiana martirizzata dai rifiuti innanzitutto speciali: Brescia, ancor più della nostra Terra dei Fuochi campana. Qualche altro anno dopo, incontrai con Padre Maurizio Patriciello, il camorrista pentito Carmine Schiavone che in faccia mi disse che veramente avrei dovuto essere ucciso molti anni prima, ma che avevano deciso di non farlo proprio perché si erano resi conto che io lavoravo innanzitutto a tutela della salute dei loro figli. Dovevo però stare molto attento: se avessi avuto un incidente stradale mi doveva essere ben chiaro che non erano stati loro, i camorristi. Ma qualcun altro che si “occupava” dei rifiuti tossici, oltre loro. Sei mesi dopo quell’incontro, l’incidente stradale misterioso e mortale accadde non a me ma proprio al magistrato inquirente Federico Bisceglia, esattamente come aveva “profetizzato” il camorrista pentito Carmine Schiavone.
Nel 2017, avendo avviato quell’opera di allerta dei cittadini bresciani sulla loro Terra dei Fuochi, i comitati ambientalisti della Lombardia e di Brescia mi invitarono, non solo come relatore principale ad uno dei loro convegni, ma soprattutto scelsero me per onorare con un premio da consegnare alla madre il compianto magistrato Federico Bisceglia per il lavoro svolto a Brescia. Sono stato particolarmente commosso ed emozionato nel porgere il premio dei comitati bresciani alla madre – medico anche lei – di Federico Bisceglia; ma mi commossi sino alle lacrime quando la signora mi sussurrò sottovoce: “Dottore, sono felice di ricevere da lei questo premio per mio figlio. Poiché io sono medico, quando Federico indagò su di lei mi chiese consiglio proprio per la valutazione dei suoi titoli. So che lei è bravo ma soprattutto è onesto!”. Credo che, ormai, non diventerò mai più primario. Ma avere la possibilità di continuare a raccontare la mia storia, proprio come sto facendo ora, credo mi faccia più onore di tanti anni passati da anonimo primariato.
La provvidenza mi ha dimostrato di esistere, di operare e ci chiede solo di lasciarci andare a lei, umiliando la superbia dei nostri cuori, per assecondare la volontà di Dio che segue le Sue strade, che a noi resteranno sempre sconosciute, prima di rincontrarLo.