Qatar, Israele, Egitto hanno tutto l'interesse a concretizzare una pax energetica mediterranea basata sulla sicurezza delle infrastrutture e sulla reale possibilità di diversificare l'approvvigionamento russo. Per cui è verosimile immaginare che la nuova scoperta cipriota porti ad una forte reazione di Ankara (stimolata da Mosca e Teheran). Il ministro degli Esteri turco: "Il nuovo giacimento è anche nostro"
Dopo la scoperta nelle acque di Cipro dei nuovi giacimenti nel blocco 6 da parte di Eni e Total, che seguono quelli di Zohr e Nohr in Egitto del 2015, si apre una nuova fase geopolitica per Nicosia, oltre che per Atene e Bruxelles. C’è infatti la possibilità concreta di bypassare le forniture russe, ma questo è possibile solo se il gas di tre giacimenti verrà convogliato tramite le necessarie infrastrutture (gasdotto Eastmed). Inoltre si può così aprire un tavolo con la Turchia senza la spada di Damocle dei ricatti del presidente turco Erdogan.
Punto di partenza Ankara: quest’ultima ha recentemente annunciato alcune scoperte di gas nel Mar Nero, ma si tratta di piccoli giacimenti che non influiscono sul fabbisogno generale e che non sono paragonabili per volumi e qualità a quelli in cui operano colossi come Eni, Total, Exxon. Questa la ragione di fondo che fino ad oggi ha animato le reazioni turche il cui governo, pur di accedere a quelle acque così preziose, mette in dubbio trattati internazionali come quello di Losanna, che nel 1923 definì i confini nell’Egeo tra la Turchia e le potenze impegnate nella prima guerra mondiale. Il caso della possibile riunificazione di Cipro riguarda proprio questa condicio sine qua non: anche per questa ragione, e per aprire un ulteriore fronte di tensione con i vicini, nei giorni scorsi è salpata la nuova nave di perforazione turca alla volta della zona economica esclusiva al confine con Cipro.
Stamane il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha lanciato un segnale: “Anche la nostra piattaforma continentale lo attraversa. Non permettiamo di entrare nella nostra piattaforma continentale in questo modo”, ha detto riferendosi al giacimento di gas appena scoperto. “La soluzione nel Mediterraneo orientale è una condivisione equa delle entrate. Abbiamo fatto le necessarie notifiche alle Nazioni Unite e all’Unione Europea su questo tema”, ha aggiunto.
Nicosia ha incassato un ottimo dividendo (commerciale e geopolitico) dalla scoperta di Eni: aumenta il proprio peso specifico internazionale in virtù degli accordi siglati con i player impegnati nelle perforazioni e vede incrementare il proprio ombrello difensivo in caso di malaugurate intenzioni poco amichevoli da parte di Ankara che potrebbe essere tentata da un effetto Ucraina, visto che nella parte nord di Cipro occupata vi sono ancora migliaia di militari e di mezzi turchi (di terra e di aria).
Così il Blocco 6 della Zona economica esclusiva della Repubblica di Cipro, in cui ha operato la joint venture di Eni Cyprus Limited e TotalEnergies EP Cyprus B.V., porta in grembo la scoperta di uno dei maggiori giacimenti del Mediterraneo, che cambia sensibilmente sia il ruolo dell’isola sia quello dei players coinvolti: sulla base delle prime analisi il giacimento scoperto presenta caratteristiche di qualità da buona a eccellente e conserva, secondo stime preliminari, una quantità totale di gas naturale di 2,5 trilioni di piedi cubi, circa 70 miliardi di metri cubi. Numeri di per sé significativi, ma resi ancora più interessanti alla luce della crisi del gas in corso.
Le parole di Kevin McLachlan, vicepresidente di TotalEnergies, al di là della pur giustificata soddisfazione per il risultato raggiunto, aggiungono un altro elemento: “Questa esplorazione – ha affermato – è un’altra dimostrazione dell’impatto della nostra strategia di esplorazione che si concentra sulla scoperta di risorse a bassi costi tecnici e basse emissioni di carbonio per contribuire alla sicurezza energetica, inclusa la fornitura di ulteriori fonti di approvvigionamento di gas naturale all’Europa”. Il tema della sicurezza energetica nel Mediterraneo torna quindi centrale, anche perché tocca una serie di soggetti direttamente o indirettamente coinvolti: Qatar, Israele, Egitto hanno tutto l’interesse a coagulare una pax energetica mediterranea basata sulla sicurezza delle infrastrutture e sulla reale possibilità di diversificare l’approvvigionamento russo. Per cui è verosimile immaginare che la nuova scoperta cipriota porti ad una forte reazione di Ankara (stimolata da Mosca e Teheran) che è attesa da un fondamentale anno elettorale: per questa ragione gli alleati di Cipro e Grecia (come Usa e Francia) sono in allerta da mesi su questo quadrante.