Elezioni politiche 2022

La rivolta dentro Forza Italia sulle liste: da Polverini a Baldelli e Ruggieri, i big esclusi. La protesta dei giovani: “Preferiti i voltagabbana”

Dopo un lungo conclave a Villa Certosa e più di una maratona notturna, le scelte di Silvio Berlusconi hanno fatto scoppiare la polemica dei territori per i "paracadutati", a partire dal caso Casellati-Bernini. Ma i malumori riguardano anche i parlamentari e volti storici del partito rimasti fuori. L'ex governatrice del Lazio: "Logica mi sfugge". Senza un posto anche il leader dei giovani Bestetti: "Sincera delusione e profonda amarezza"

Non solo le polemiche per i “paracadutati“, vedi il caso CasellatiBernini: ora Forza Italia è alle prese con le tensioni interne legate alle esclusioni eccellenti. La chiusura delle liste per lee elezioni politiche del prossimo 25 settembre ha scatenato malumori, fatto riemergere veleni e vecchi rancori. Dopo un lungo conclave a Villa Certosa e più di una maratona notturna, le scelte di Silvio Berlusconi hanno fatto scoppiare la rivolta dei territori. E sono rimasti fuori dalla corsa molti big: da Renata Polverini a Simone Baldelli, da Andrea Ruggieri (nipote di Bruno Vespa) a Giuseppe Moles. Senza dimenticare il leader dei giovani azzurri Marco Bestetti, attualmente consigliere comunale a Milano. In serata è arriva la dura presa di posizione del coordinamento nazionale di Forza Italia giovani, sottoscritta dall’unanimità dei coordinatori regionali del movimento: c’è “sincera delusione e profonda amarezza per le scelte compiute nella composizione delle liste elettorali, che hanno completamente escluso da qualsiasi posizione utile una rappresentanza, anche minima, delle nuove generazioni di dirigenti del nostro partito”.

Un’accusa diretta a Berlusconi, che si è trovato alle prese con un puzzle per le candidature più intricato che mai, viste le difficoltà nei sondaggi e un Parlamento che dopo il voto sarà ridotto a 600 eletti. Alla fine, però, il leader ha scelto di salvare la vecchia guardia, blindando i vari Anna Maria Bernini, Paolo Barelli, Alberto Zangrillo, Licia Ronzulli, Elisabetta Casellati, Gianfranco Miccichè. Posti sicuri anche per Maurizio Gasparri, Francesco Paolo Sisto, Deborah Bergamini, Stefania Prestigiacomo e Pietro Giammanco. Berlusconi ha optato anche per altre candidature, pescando fuori dal partito: da Rita Dalla Chiesa – figlia del generale ucciso dalla mafia, conduttrice di programmi Mediaset – alla campionessa olimpica di scherma Valentina Vezzali, sottosegretaria allo Sport.

Scelte che hanno scatenato in primis le proteste dei territori, dalla Basilicata al Veneto passando per il Molise. Nel mirino finisce la presidente del Senato, Elisabetta Casellati – paracadutata nel collegio lucano all’uninominale, scalzando di fatto il sottosegretario locale Giuseppe Moles – la capogruppo bolognese Anna Maria Bernini che punta al collegio di Padova (considerato certo per Casellati) e scompagina il partito in Veneto, fino al presidente della Lazio, Claudio Lotito, che ha scatenato malumori in Molise. Moles è appunto uno degli esclusi eccellenti. Ma alla fine si è trovato senza un posto pure il deputato Simone Baldelli, uno dei parlamentari più presenti in Aula, già vicepresidente della Camera e storico delegato d’Aula del gruppo azzurro, protagonista di varie battaglie a difesa di consumatori e automobilisti.

Anche altri parlamentari della vecchia guardia o considerati molto vicini a Berlusconi sono rimasti fuori, come l’ex responsabile della comunicazione tv, Andrea Ruggieri, volto azzurro del partito e nipote di Bruno Vespa. Il suo nome ha iniziato a ballare da qualche giorno, poi a giochi fatti è rimasto out. “Sono stato leale, molto leale, fino all’ultimo secondo al presidente Berlusconi, e alla bandiera di Forza Italia”, scrive in un post Ruggieri. Il deputato smentisce alcuni retroscena: “Sia chiaro: non ho rifiutato proprio nulla, come scrive il Corriere. Le uniche offerte che ho rifiutato sono state quelle di altri partiti. Ho avanzato alcune proposte di candidatura a Forza Italia, da cui non ho nemmeno avuto risposta”. “La regola d’ingaggio era: ‘Tutelare anzitutto gli uscenti‘. Ma pur essendo io un deputato uscente, che a Forza Italia ha fatto sempre fare una bella figura, mi sono stati preferiti esordienti anonimi e senza titolo. Ora mi prendo un paio di giorni di riposo e di silenzio. Poi ci rivedremo”, conclude Ruggieri.

Renata Polverini, ex governatrice del Lazio, ha invece annunciato il suo rifiuto a una proposta di collegio del partito: “Ho declinato la proposta di una candidatura al Senato che sarebbe stata di pura testimonianza. Non ne faccio un caso personale considerato che moltissimi colleghi, ancor più meritevoli di me, non sono stati presi in considerazione in virtù di una logica che francamente sfugge“. Alcune voci tra i palazzi suggeriscono che avrebbero influito sulla scelta di tenerla fuori gli ammiccamenti in passato con i renziani per un polo centrista.

Chi non ha rifiutato ma rischia di non farcela è l’ex manager Fininvest, il senatore Alfredo Messina, attuale tesoriere del partito, che fino ad ora si è occupato della grana dei ‘morosi’ azzurri. Pure il ‘lettiano’ Sestino Giacomoni, collaboratore storico di Berlusconi, occupa una posizione fortemente a rischio nel Lazio, al terzo posto nel proporzionale Camera. Posizione non delle più felici anche per Katia Polidori, responsabile ‘Azzurro Donna’, capolista in Umbria. Dopo quattro legislature, resta fuori il senatore con doppia tessera, Fi e Lega, Francesco Giro, esponente storico del partito: ha iniziato a lavorare per Berlusconi nel 1995 a palazzo Grazioli, rimanendovi per circa dieci anni. In bilico anche un altro big come Valentino Valentini, responsabile esteri del partito e uno dei vicepresidenti del gruppo alla Camera, dirottato dalla Lombardia all’Emilia Romagna.

Nessuna candidatura, come detto, per il leader dei giovani azzurri Marco Bestetti. “La giustificazione della mancanza di spazio per accontentare tutti, pur vera in linea di principio – si legge ancora nella nota del coordinamento nazionale di Forza Italia giovani – perde tuttavia di qualsiasi significato dal momento che alla militanza, al merito e al consenso elettorale di migliaia di ragazze e ragazzi e di centinaia di giovani amministratori locali si sono preferiti alcuni candidati”, i quali “non hanno mai fatto parte della nostra storia o alcuni voltagabbana che in Parlamento hanno tradito la nostra bandiera”. Insomma, le scelte di questi giorni, secondo i giovani di Fi, appaiono “molto distanti da quelle sempre lungimiranti del presidente Berlusconi”, nel quale comunque “continuiamo a riporre la nostra fiducia”.