“Il sostegno alla guerra sta calando in Russia e il Cremlino ha bisogno di una mobilitazione sociale. Per questo l’Fsb (i servizi russi, ndr) sta pianificando una serie di atti terroristici nelle città russe, con tante vittime civili. Dugina è stata solo la prima. L’Ucraina, a differenza della Russia, non è in guerra con i civili”. Nel giorno dei funerali di Darya Dugina, da Kiev respingono le accuse piovute da Mosca sulle responsabilità dei servizi segreti ucraini nell’uccisione, per mezzo di una bomba piazzata sotto la sua macchina, della giornalista figlia del noto politologo ultranazionalista russo Alexander Dugin. E rilanciano accusando Mosca di aver pianificato l’attentato per ridare slancio alla propaganda interna è giustificare l’invasione dell’Ucraina. “Non siamo affatto coinvolti nell’esplosione che ha ucciso questa donna. È opera dei servizi segreti russi – ha tagliato corto Oleksii Danilov, segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale di Kiev citato dalla Ukrainska Pravda – L’Fsb ha fatto questo e sta dicendo che è stato qualcuno della nostra parte a farlo. Non lavoriamo così. I nostri uomini e donne hanno compiti più importanti”.
Sull’attentato ai danni di Dugina è intervenuto, dopo le parole di condanna di Vladimir Putin, anche il ministro degli Esteri, Serghej Lavrov: la Russia non avrà “nessuna pietà” per i killer di Darya Dugina, ha detto dopo che nelle scorse ore l’intelligence di Mosca ha individuato in Natalia Vovk, “agente dei servizi ucraini fuggita in Estonia dopo l’omicidio”, la responsabile della morte della reporter. “Non ci può essere pietà – ha aggiunto – Speriamo che l’indagine si concluda presto. Secondo i risultati di questa indagine, non ci può essere pietà per quanti hanno organizzato, ordinato ed eseguito” l’attentato.
Circa 200 persone hanno preso parte ai funerali della 30enne presso il Centro televisivo di Ostankino. E anche in questa occasione, come fatto a 24 ore dal decesso, il padre è tornato a parlare chiedendo al governo di Mosca di agire con ancora più forza in Ucraina anche per vendicare la morte di sua figlia: “È morta per il popolo, per la Russia, in un atto di terrorismo del regime nazista ucraino. Abbiamo bisogno solo della vittoria“. Parlando della figlia, Dugin ha poi ricordato che “non aveva paura e l’ultima volta che abbiamo parlato al festival culturale mi ha detto ‘papà mi sento una guerriera, un’eroina’”.