Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pordenone ha convalidato l’arresto di Julia Bravo, la aviere di stanza nella base Usaf di Aviano per il reato di omicidio stradale: ha investito e ucciso Giovanni Zanier, 15 anni. Il Giudice ha anche confermato la misura degli arresti domiciliari, da applicarsi all’interno della stessa Base. La ragazza, 20 anni, è risultata positiva all’alcol test mentre era alla guida: il suo tasso alcolemico era quattro volte superiore alla media.

Barbara Scandella, madre del ragazzo, ha definito “una vergogna e un’ingiustizia” quanto accaduto a suo figlio. “Era completamente ubriaca, ecco perché correva in quel modo, al punto di scavalcare la rotatoria prima di uccidere Giovanni”, dice la 48enne intervistata da Il Corriere della Sera. E prosegue: “Non ho alcuna fiducia in un processo vero perché la donna che ha ucciso mio figlio è una militare della base Usaf, l’America farà di tutto per proteggerla. La verità è che in queste zone gli americani fanno quello che vogliono e restano impuniti”.

Secondo i Trattati internazionali e i precedenti che hanno riguardato Italia e Stati Uniti, è in effetti probabile che sia giudicata nel suo Paese. Se ai militari della Nato e degli Usa vengono contestati reati commessi nello svolgimento del proprio servizio, la giurisdizione statunitense scatta in modo automatico. Nel caso di reati comuni, che non riguardino perciò nello specifico il ruolo di militare – ed è il caso dell’omicidio stradale – deve decidere il ministro italiano della Giustizia: sceglierà se rinunciare o meno all’esercizio della giurisdizione. Scandella lo ribadisce: “Quella donna deve essere processata in Italia e scontare qui l’intera pena. Non potrò mai perdonarla”.

Intanto una testimone oculare ha rilasciato una ricostruzione alla procura di Pordenone: “Quella donna si è messa al volante completamente ubriaca”. Lo racconta il Gazzettino: “Siamo uscite insieme dalla medesima discoteca – ha riferito la donna agli investigatori -. Nel parcheggio non riusciva nemmeno ad accendere l’auto. Le è morta due-tre volte prima di riuscire a immettersi in strada. Abbiamo seguito lo stesso tracciato verso Porcia e Pordenone – ha proseguito la testimone – e io, da subito, ho deciso di tenere la massima distanza. Zigzagava, non riusciva a tenere la strada. Giunta in prossimità della rotatoria, invece che rallentare ha accelerato, prendendo in pieno da dietro quel povero ragazzino”. Non si sa dove stesse andando la soldatessa americana, ma la Base Usaf dove presta servizio, e nella quale si trova rinchiusa agli arresti domiciliari, si trova nella direzione diametralmente opposta a quella intrapresa.

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