Il principale sostenitore della causa ucraina rimangono gli Stati Uniti. Joe Biden ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti da quasi 3 miliardi di dollari. Washington avverte la Turchia: "Accresciuto rischio" di sanzioni se intrattengono rapporti con Mosca. Mosca risponde: "Gli Usa hanno finanziato oltre 30 laboratori ucraini dove sono state sviluppate componenti di armi biologiche"
Anche la Russia ammette che l’avanzata delle proprie truppe in Ucraina è rallentata. A dichiararlo è stato il ministro della Difesa, Serghej Shoigu, giustificando la frenata con la volontà di limitare al massimo il numero delle vittime civili causate dai combattimenti: “Stiamo rispettando rigorosamente le norme del diritto umanitario nel corso dell’operazione speciale. I nostri attacchi sono sferrati da armi a guida di precisione su elementi dell’infrastruttura militare delle forze armate ucraine, come posti di comando, aeroporti, depositi, fortificazioni o impianti di difesa. Viene fatto di tutto per evitare vittime civili. Ovviamente, questo sta rallentando il ritmo della nostra offensiva, ma lo stiamo facendo apposta”, ha detto mettendosi in contrapposizione all’esercito ucraino che, a suo dire, usa “tattiche da terra bruciata, calpestano le norme internazionali e comportandosi come terroristi“. Intanto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in occasione del 31esimo anniversario dell’indipendenza dell’Ucraina e a sei mesi esatti dall’inizio del conflitto, ha ribadito che “è necessario continuare a fornire assistenza militare all’Ucraina, ma l’inverno si avvicina, sarà dura, e l’Europa pagherà un prezzo per il suo sostegno a Kiev”.
Il principale sostenitore della causa ucraina rimangono gli Stati Uniti. Joe Biden ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti da quasi 3 miliardi di dollari: “Sono orgoglioso di annunciare la nostra tranche più grossa di assistenza alla sicurezza fino ad oggi, pari a circa 2,98 miliardi di dollari in armi ed equipaggiamenti, da far pervenire attraverso la Ukraine Security Assistance Initiative”. E la sua amministrazione ha anche lanciato un avvertimento alla seconda potenza della Nato, la Turchia, che in questi mesi ha continuato ad avvicinarsi sempre più a Mosca, prima rifiutandosi di imporre delle sanzioni legate all’invasione e poi instaurando una collaborazione che l’ha portata a ritagliarsi il ruolo di mediatore tra le parti in conflitto. Oggi Washington ha messo in guardia imprese e istituzioni finanziarie turche contro “l’accresciuto rischio” di sanzioni americane se intrattengono rapporti con Mosca. Il monito è contenuto in una lettera del Tesoro Usa rivelata dal Wall Street Journal e confermata dalla Tusiad, una delle due organizzazioni imprenditoriali turche cui è indirizzata. Il segretario aggiunto del dipartimento, Adewale Adeyemo, richiama l’attenzione sui “tentativi della Russia di utilizzare” Ankara “per eludere le sanzioni” e quindi lancia un avviso a chi si presta a questo gioco: “Le imprese turche non possono aspettarsi di fare commercio con individui o entità russe sanzionati e di mantenere legami con gli Stati Uniti. Le banche turche non possono sperare di avere legami con le banche russe sanzionate e conservare le loro relazioni con le banche mondiali e avere accesso ai dollari americani”.
Questo ruolo di grande potenza a sostegno di Kiev mette gli Usa al centro delle critiche di Mosca che proprio con Shoigu accusa il Pentagono di aver “finanziato oltre 30 laboratori ucraini dove sono state sviluppate componenti di armi biologiche“. La Tass scrive che Shoigu ha anche accusato l’Occidente di usare l’Ucraina come “strumento di guerra ibrida” contro la Russia, ribadendo concetti già espressi, come quello secondo cui le armi fornite dall’occidente a Kiev prolungano la guerra e moltiplicano il numero delle vittime.
Non è dello stesso avviso, ovviamente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che oggi, nel videomessaggio pubblicato in occasione dei festeggiamenti, ha dichiarato che l’obiettivo di Kiev non è più la pace, ma la vittoria sul nemico: “Qual è la fine della guerra per noi? Prima dicevamo la pace. Ora diciamo la vittoria”. L’Ucraina, ha aggiunto, “si batterà fino alla fine” contro l’aggressore russo e “non farà alcuna concessione o compromesso con il nemico. Non ci importa che esercito abbiate, ci interessa solo della nostra terra. Combatteremo per essa fino alla fine”. Inclusi i territori in mano alle milizie filorusse già dal 2014: “Il Donbass è Ucraina e vi faremo ritorno, qualunque sia il percorso. La Crimea è Ucraina. E vi faremo ritorno. Qualunque sia il percorso. Non volete che i vostri soldati muoiano? Liberate le nostre terre. Non volete che le vostri madri piangano? Liberate le nostre terre. Queste sono le nostre condizioni semplici e chiare”.
Intanto dalla Russia arrivano notizie sulla repressione nei confronti degli oppositori all’invasione. L’ex sindaco di Ekaterinburg, Yevgeny Roizman, è stato fermato dalla polizia russa che ha avviato delle perquisizioni, come ha riferito all’agenzia Interfax l’assistente del politico, Leila Guseinova. Sempre secondo l’agenzia, Roizman ha detto di essere accusato di “discredito delle forze armate” per una frase sull’Ucraina invasa dalle truppe russe e che si aspetta di essere portato a Mosca.