Elezioni politiche 2022

Elezioni, altro che voto utile: la destra è già il Pd

Un collega, docente da anni al liceo, mi invia questa lettera aperta con preghiera di pubblicarla nel mio blog. Lo faccio volentieri.

Finalmente sono state presentate le liste, il 25 settembre s’avvicina, e molti elettori di sinistra (che credevano nel Pd erede di Berlinguer) si sentono spiazzati. Io sono tra questi, perché non è rimasto molto in questo partito degli ideali di un tempo. Insomma, ho letto i Grundrisse, Il Capitale, ho lottato per gli ultimi, ho coltivato una certa idea di giustizia sociale, ma c’è ancora qualcosa di queste idee nel Pd? Marx si rivolterebbe nella tomba a sentire certe frasi di Letta. Inorridisco soprattutto alle idee sulla guerra. Sono sempre stato pacifista e ora mi ritrovo in un partito guerrafondaio.

La verità, ora comprendo, è che sono stati commessi incredibili errori che hanno cambiato la natura del partito: insomma, era giusto negare la trattativa Stato-mafia? È giusto isolare i magistrati antimafia (non solo Gratteri)? Era giusto sbarazzarsi del popolo disprezzando le politiche in suo favore come “populiste”? Ecco, quando ragiono su queste cose, dimentico il simbolo e l’appartenenza e mi vien voglia di mandarli a quel paese. Letta ha detto che il Pd “è una comunità”; s’appella ai sentimenti, ma è un inganno, come la storia dell’aumento di stipendio agli insegnanti. Guardiamo i fatti: il Pd ha governato nell’ultimo decennio infinite volte, e nel frattempo lo stipendio dei docenti s’è allontanato sempre più da quello dei colleghi europei. Domanda: perché, dal governo, il Pd non ha fatto nulla? Perché, solo ora, fa vaghe promesse elettorali? Non va bene.

E allora: basta coi sentimenti e la storia dell’appartenenza. Il teatrino di questi giorni e la farsa della formazione delle liste hanno messo a nudo gli inganni: il segretario del Pd (ancora per quanto?) ha detto che bisogna unirsi per fermare la destra di Meloni, ma poi ha fatto il contrario: ha disgregato, diviso, rotto. Ha troncato sul nascere una possibile alleanza con Conte, la sola che avrebbe avuto qualche speranza di vincere contro la destra. È l’argomento che destabilizza di più molti elettori, stavolta non cederemo al ricatto: “se-non-votate-Pd-arriva-la-destra”. A conti fatti, la destra è già il Pd. Si camuffa bene, ma di fatto risponde a interessi opposti a quelli difesi da Turati, Nenni, Pertini, Berlinguer, Pajetta, Ingrao… insomma da politici attenti agli ultimi. Oggi il Pd è lontano dalle periferie, dagli operai, dal popolo, è allineato a Confindustria, alla grande finanza, alle banche.

Repubblica nega quest’evidenza, ma è errato pensarlo ancora come giornale di sinistra: la linea di fondo è dettata da Elkann che tutela gli interessi del capitale. Il giornale d’un capitalista come organo (non ufficiale) del Pd! Ecco un tema su cui si dovrebbe discutere con serietà: il Pd non contraddice mai Repubblica, anzi, da questo giornale (e dai poteri che rappresenta) prende la linea. Non va bene. E la fuga degli elettori deriva da questo dato incontrovertibile. Lo dico con chiarezza: non voterò Letta (e non lo voteranno più tanti docenti), molti dirigenti del Pd, e i suoi grandi elettori, a guardali bene, sono dei fottuti borghesi con la puzza sotto il naso; non hanno una politica per eliminare le disuguaglianze, disprezzano il popolo, non gliene importa nulla degli ultimi, e odiano Conte perché non s’è inchinato (come Di Maio) al loro volere. Un motivo in più per apprezzare i 5Stelle, partito progressista, di “giustizia e libertà”, il solo che difenda davvero i ceti sociali più deboli.

Infine: il Pd dice di lottare contro la mafia, ma la storia di alcuni suoi candidati mostra il contrario, e un grande uomo antimafia – Roberto Scarpinatoè candidato coi 5Stelle. Sono dati importanti. Nella farsa mediatica delle due destre (Meloni e Letta) che si contendono il potere, Conte emerge per serietà e coraggio. È in questa direzione che invito a votare gli indecisi.