La struttura avrebbe dovuto sorgere al largo della Costa dei Trabocchi, in provincia di Chieti. Il verdetto è stato emesso all'unanimità
La società inglese Rockhopper Exploration ha vinto l’arbitrato internazionale contro l’Italia riguardante la piattaforma petrolifera “Ombrina Mare” che avrebbe dovuto sorgere al largo della Costa dei Trabocchi, in provincia di Chieti, all’altezza di San Vito. A renderlo noto è la stessa multinazionale, con sede nel Regno Unito, che non ha potuto sfruttare il giacimento e che, per i mancati introiti – dato che il progetto è stato bloccato a seguito della contrarietà dei cittadini- si è rivolta al Centro internazionale per il regolamento delle controversie (Icsid). La compagnia petrolifera e del gas, con asset chiave nel bacino delle Falkland Settentrionali, ha diffuso un documento, con data di oggi, 24 agosto, in cui ci di essere “lieta di fornire il seguente aggiornamento sull’arbitrato con la Repubblica d’Italia: lodo arbitrale riuscito, compensazione di 190 milioni di euro più interessi del 4%, capitalizzati annualmente dal 29 gennaio 2016 fino al momento del pagamento”.
“L’Italia è stata condannata a pagare Rockhopper nell’arbitrato internazionale fondato sul truffaldino Trattato della Carta dell’Energia (ETC) firmato nel 1994 e ratificato dal nostro paese nel 1997 in merito allo stop al progetto petrolifero Ombrina, fermato dal Parlamento italiano dopo una mobilitazione popolare alcuni anni or sono”, è quanto afferma il Forum H2O, una delle associazioni ambientaliste che più si è battuta nella vicenda Ombrina. Il trattato sulla carta dell’Energia è un accordo multilaterale, entrato in vigore nel 1998, che stabilisce un sistema di cooperazione internazionale in materia energetica. Negli ultimi anni, però, a causa della crescente preoccupazione per la deriva climatica globale, l’ECT è stato oggetto di critiche perché, in sostanza, consente alle società di combustibili fossili di citare in giudizio i governi per mancati profitti.
“La norma approvata dai parlamentari secondo i principi fondamentali della democrazia- prosegue il Forum H2O– riguardava numerose aziende e posizioni. Non era neanche, insomma, una legge contro una singola impresa o uno specifico progetto ma era un provvedimento volto a tutelare i nostri mari. Grazie a questo accordo, da cui oggi diversi paesi vogliono retrocedere, le multinazionali possono fare causa contro leggi dello Stato. Anche uscendo dal trattato c’è una clausola che permette di fare causa anche per i decenni successivi. Il conflitto viene risolto da un collegio composto da tre arbitri, uno scelto da ciascuna parte e uno collegialmente, selezionati tra un numero limitato di avvocati di pochissimi studi legali internazionali. Nel caso di specie, leggiamo che hanno tutti votato a favore dell’istanza dei petrolieri”.
Klaus Reichert, Charles Poncet e Pierre-Marie Dupuy, i tre giudici che sono stati investiti della questione, infatti, hanno deciso all’unanimità di dare ragione al colosso inglese sulla base del tanto contestato ETC, condannando l’Italia al risarcimento milionario. “Lascia noi italiani, e me, con un pò di amarezza e che mostra ancora una volta quanto corrotti siano i ‘poteri forti’ “, ha commentato Maria Rita D’Orsogna, fisica e docente universitaria negli Usa e storica ambientalista legata all’Abruzzo. La Rockhopper stima che il 20% dei fondi servirà per coprire spese di varia natura, e che il netto per la loro compagnia sarà dell’80% del versato.