Vada per gli accordi con Massimo Cassano, fino a poche ore prima sostenitore di Michele Emiliano. Passino Stefania Modestino, che criticava aspramente Matteo Renzi e le politiche euro-atlantiche sull’invasione dell’Ucraina, e Angelo Di Lena, negazionista del Covid. Si tralasci persino Guido Garau, filosofo e giornalista già direttore della testata CagliariPad, in lista in Sardegna che criticava “l’ordoliberismo” di cui Mario Draghi sarebbe un massimo esponente. Adesso le liste di Azione e Italia Viva hanno raggiunto una nuova vetta: la candidata a insaputa delle segreterie provinciali.

Accade ancora in Puglia e al centro dell’ultimo caso delle candidature dei “competenti” c’è Antonietta Curlo. Avvocata, fasanese, è il nome scelto dai due partiti centristi per la battaglia nel collegio uninominale Camera U07. Ma scelto da chi? Perché le segreterie provinciali di Azione e Italia Viva l’hanno disconosciuta. Sostanzialmente, non sanno chi sia o giù di lì. Martedì hanno diffuso una nota congiunta: “Le segreterie provinciali di Azione e Italia Viva apprendono dalla stampa della candidatura nel collegio uninominale Camera U07 di Antonietta Curlo nella lista del “Terzo Polo”, ma intendono precisare che non è una loro iscritta e non è stata da loro indicata”.

Non solo: “Risulta essere stata candidata alle ultime amministrative a Fasano nella coalizione di centro destra con la lista civica “Circoli Nuova Fasano” vicina all’ex sindaco di Roma Alemanno”, scrivono. In effetti Curlo ha corso alle amministrative dello scorso ottobre con la civica a sostegno del candidato sindaco Lello Di Bari, già in passato primo cittadino del centro in provincia di Brindisi. Preferenze espresse a suo favore 151, terza in lista e non eletta.

Adesso ricompare al centro, disconosciuta dalla base dei due partiti. Le segreterie locali sono in subbuglio da giorni, già molto critiche, anche pubblicamente, per la scelta di legarsi a Cassano, ex sottosegretario dei governi Renzi e Gentiloni, fervente sostenitore di Emiliano (“Il peggior governatore d’Italia”, Calenda dixit) e nominato dallo stesso presidente di Regione alla guida dell’Arpal. La designazione di Curlo, senza alcun confronto né conoscenza con la base, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

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