Ufficialmente il drone aveva il compito di controllare la zona in vista della visita nella città libica dell'ambasciatore statunitense Richard Norland
Lunedì 22 agosto un drone americano comandato da remoto è stato abbattuto dal sistema missilistico russo Pantsir nella zona dell’aeroporto di Benina, vicino Bengasi, nella regione orientale della Libia ancora sotto il controllo del feldmaresciallo Khalifa Haftar. Nonostante l’ esercito nazionale libico (Lna) per bocca del generale Ahmed al Mismari, abbia rivendicato l’abbattimento, fin da subito nessuno ci ha creduto. Il sospetto, infatti, è che dietro ci siano i mercenari russi della Wagner, presenti nell’area dell’aeroporto di Benina dove ha sede una loro base militare e dove, a pochi chilometri ci sarebbe il quartier generale dell'”uomo forte della Cirenaica”. Nelle ultime ore sono circolate foto non verificate che ritraggono i rottami del velivolo che parrebbero essere quelli di un MQ-9 Reaper, in uso a Francia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Washington ha giustificato la presenza del velivolo nei cieli di Bengasi per motivi di sicurezza in vista della visita nella città dell’ambasciatore statunitense e inviato speciale per la Libia, Richard Norland, che è stata poi cancellata a seguito del fatto.
Il Pantsir è stato impiegato già in passato dalle forze dell’Lna: nell’offensiva lanciata nel 2020 a Tripoli e, ancora prima, nel novembre del 2019 quando sono stati abbattuti due droni Reaper -uno italiano e uno statunitense- che volavano nei pressi di Tarhuna, a circa sessanta chilometri dalla capitale libica- all’epoca prima linea della “battaglia per Tripoli”– e roccaforte dell’offensiva dell’Lna del 2019. Successivamente, nel villaggio agricolo di Tarhuna sono state trovate centinaia di fosse comuni.
LA WAGNER IN LIBIA – Nell’offensiva del 2020, il sistema missilistico russo è stato prezioso per l’avanzata degli uomini di Haftar, ma anche in quel caso a supportarli nell’utilizzo di un sistema troppo avanzato per le capacità militari libiche, c’erano i russi della Wagner. Tant’è che quando i mercenari li hanno abbandonati lasciando il sistema missilistico nelle loro mani, i soldati di Haftar, non riuscendo ad utilizzarli, hanno dovuto battere la ritirata lasciando sul campo proprio quelle armi fornite da Mosca e dagli Emirati Arabi Uniti. Con quasi 2000 uomini, i mercenari della Wagner hanno quattro basi militari in Libia: Brak al Shati (sud-ovest), Jufrah (centro-sud), Qardabiyah (centro-nord), al-Khadim (nord-est).
Nonostante Mosca non abbia mai ufficialmente ammesso il legame con la compagnia di mercenari fondata e guidata dall’ex ufficiale dell’esercito russo Dmitri Utkin e finanziata dal “cuoco di Putin”, Yevgeny Prigozhin, la si può definire senza timore di smentita, il braccio armato della Federazione russa in molti teatri di conflitto in giro per il mondo. Dopo una vita passata ad agire nell’ombra, negli ultimi tempi i militari della Wagner sono usciti allo scoperto operando una vera e propria campagna di reclutamento in Ucraina, con tanto di manifesti e numeri di telefono da chiamare per mettersi in contatto con i reclutatori.
BASHAGHA CI RIPROVA – La tensione in Libia, dunque, rimane molto alta. L’abbattimento del drone americano, infatti, avviene nel bel mezzo degli scontri fra i due governi che attualmente si contendono il potere: da un lato, il governo tripolino di Unità nazionale del premier di tripoli Abdel Hamid Dbeibah che avrebbe dovuto concludere il suo mandato il 24 dicembre scorso con le elezioni che poi non ci sono state, e quello di stabilità nazionale di Fathi Bashagha, eletto dal parlamento di Tobruk. Dopo diversi tentativi che hanno creato scontri fra le milizie, l’ex ministro degli Interni del governo di accordo nazionale di Fayez al-Sarraj sarebbe pronto a tentare nuovamente di entrare a Tripoli.
“Gli indizi suggeriscono” che lo schieramento del premier Fathi Bashagha “potrebbe tentare di affermarsi a Tripoli fra un giorno o due senza necessariamente arrivare ad un “attacco frontale”, ha scritto su Twitter Jalel Harchaoui, analisti che si occupa di Nord Africa ed esperto di dinamiche libiche. Una possibilità che si fa concreta dopo le dichiarazioni rilasciate da Al Mismari al canale televisivo arabo Al-Hadath in cui il generale di Haftar ha dichiarato: “Se il popolo ci chiede di entrare a Tripoli, noi ascoltiamo l’appello”. L’ultima volta che Bashagha ha tentato di entrare a Tripoli per spodestare Dbeibah era il 17 maggio scorso. Allora le milizie fedeli al premier Dbeibah erano riuscite a respingere l’offensiva e a costringere così il convoglio di Bashagha a ritirarsi. A luglio, il conflitto fra i due esecutivi si era spostato dal piano militare al piano istituzionale, con la nomina al posto di Mustafa Sanalla di Farhat Bengdara a capo della Noc, National Oli Company. La nomina da parte del premier tripolino di Bengdara, ex presidente della Banca centrale libica dal 2006 al 2011, infatti, fortemente voluta da Khalifa Haftar, avrebbe lasciato intendere un avvicinamento del feldmaresciallo a Dbeibah presumibilmente in funzione anti Bashagha. Ora Tripoli rimane con il fiato sospeso.