Mentre le Nazioni Unite invitano alla prudenza, le parti non frenano gli attacchi e si scambiano accuse su chi stia mettendo maggiormente a rischio la sicurezza nell'impianto nucleare più importante d'Europa. Stabilire le responsabilità, al momento, risulta molto difficile e solo "l'imminente" ispezione dell'Aiea, stando almeno alle parole del suo direttore Rafael Grossi, potrà fornire maggiori chiarimenti sui reali rischi
Zaporizhzhia e la sua centrale sono uno dei fronti più caldi del conflitto ucraino. Ma la guerra in quell’area non si fa solo con le bombe, le incursioni, la lotta per la conquista dello stabilimento con sullo sfondo il rischio di un disastro nucleare, ma anche con la propaganda. Mentre le Nazioni Unite e i principali Paesi europei invitano alla prudenza, le parti non frenano gli attacchi e si scambiano accuse su chi stia mettendo maggiormente a rischio la sicurezza nell’impianto nucleare più importante d’Europa. Stabilire le responsabilità, al momento, risulta molto difficile, tra le scarse informazioni indipendenti che vengono diffuse e la propaganda martellante che le oscura, e solo “l’imminente” ispezione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), stando almeno alle parole del suo direttore Rafael Grossi, potrà fornire maggiori chiarimenti sullo stato di salute della centrale e sui reali rischi ai quali sono esposti la popolazione ucraina ed europea.
CHI CONTROLLA LA CENTRALE – Una delle poche certezze riguarda la presenza dei militari russi nel grande impianto lungo il fiume Dnepr. Già da marzo, pochi giorni dopo l’inizio dell’offensiva ordinata da Vladimir Putin in Ucraina, le truppe di Mosca hanno messo nel mirino la centrale, conquistandola. Non senza conseguenze: un incendio è divampato vicino al reattore 1, fortunatamente senza particolari conseguenze. Kiev ha accusato Mosca di aver lanciato razzi contro la struttura e di aver così causato il rogo.
Da quel momento in poi, l’impianto è rimasto sotto il controllo dei militari del Cremlino che hanno continuato a permettere l’accesso al personale per far sì che la struttura possa continuare ad operare, ma gli scontri tra le parti non sono cessati. A preoccupare maggiormente gli osservatori internazionali, Onu in testa, è la decisione della Federazione di portare mezzi e armi pesanti all’interno dell’impianto, aumentando il rischio di un incidente nucleare. “La Russia usa Zaporizhzhia come scudo per sferrare attacchi contro i villaggi e le città vicine”, accusano da Kiev. Un quadro che sembra rappresentare la situazione attuale, dato che quotidianamente arrivano notizie di nuovi raid di Mosca sugli insediamenti che confinano con l’impianto. Un video analizzato dalla Cnn mostra inoltre mezzi militari russi parcheggiati all’interno della sala turbine connessa a uno dei reattori, nonostante Mosca avesse affermato che l’equipaggiamento militare presente nella centrale riguardava solo il servizio di guardia.
Una situazione che preoccupa non poco il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, secondo cui le forze russe dovrebbero lasciare la centrale: “Se smilitarizzate, come proponiamo, l’impianto, il problema sarà risolto”. Opzione che Mosca ha già più volte respinto, sostenendo che “la presenza dei militari russi all’interno della centrale è garanzia di sicurezza” e che una smilitarizzazione è da considerarsi per questo una follia.
CHI BOMBARDA ZAPORIZHZHIA – L’area rimane oggetto di continui raid da parte delle due parti in conflitto, ma se inizialmente lo scambio di accuse riguardava presunti bombardamenti sulla centrale, oggi anche dalle dichiarazioni rilasciate dagli esponenti di Kiev, sembra evidente che i militari russi stiano usando l’impianto come base per sferrare attacchi nelle aree adiacenti. Solo negli ultimi giorni, i militari di Putin sono stati accusati di aver compiuto raid sulla cittadina che dà il nome alla città, colpendo “un’infrastruttura” e mettendo a rischio i civili, di aver colpito un taxi sul quale viaggiava un tecnico dell’impianto che stava entrando al lavoro, provocando una vittima innocente e due feriti, e di aver condotto bombardamenti sull’adiacente Enerhodar.
Gli ucraini hanno poi aggiunto che le truppe russe stanno bombardando le discariche di cenere radioattiva della centrale, precisando che i siti di stoccaggio colpiti sono pieni delle polveri che si formano durante il funzionamento delle centrali termiche. Tali rifiuti hanno un’alta concentrazione di sostanze velenose. “Quando si asciuga – hanno spiegato dal governo – la cenere si trasforma in polvere e, come risultato dei colpi di mortaio sui pozzi di cenere si formano nuvole di polvere che vengono portate dal vento nelle vicinanze della città. Il monitoraggio della radiazione che viene effettuato vicino alla centrale nucleare indica un aumento del livello di radiazione di 2,5 volte rispetto alla normalità”. Una versione che, al momento, non è stato ancora possibile verificare. Così come l’accusa lanciata il giorno precedente, secondo cui i militari di Mosca potrebbero preparare una provocazione appiccando un incendio. Lo ha dichiarato Oleksandr Danylyuk, capo del Centro per le riforme della Difesa ucraino su Facebook, riferendosi a una fonte dell’intelligence di Kiev: “Fonti dell’intelligence ucraina a Zaporizhzhia riferiscono che i russi, contrariamente alle norme di sicurezza, hanno collocato quantità significative di carburante per autoveicoli in tutta la zona della stazione – ha affermato – È possibile che stiano organizzando una provocazione con un incendio. L’ipotesi è rafforzata anche dall’invio di ulteriori unità Rknz (truppe di protezione dalle radiazioni, chimiche e biologiche delle forze armate della Federazione Russa) alla centrale”.
Le accuse arrivano però anche dall’altro fronte. Secondo il viceministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, la leadership di Kiev ha perso il senso della realtà e, con la centrale nucleare di Zaporizhzhia, è pronta a una seconda Chernobyl. “La temerarietà con cui i nostri avversari giocano con la sicurezza nucleare mette a rischio il più grande impianto nucleare d’Europa, con potenziali rischi per un vasto territorio, non solo adiacente a questa centrale, ma ben oltre i confini ucraini, a ovest dell’Ucraina e oltre. Questa facilità con cui operano è la prova che le persone hanno completamente perso il senso della realtà e, per i loro obiettivi politici e geopolitici, sono pronte a infliggere al mondo una seconda Chernobyl”.
Anche la Russia ha poi fatto sapere di poter presentare le prove degli attacchi condotti dall’esercito ucraino contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia, con tanto di documenti fotografici delle conseguenze di questi raid. Secondo il ministero della Difesa russo, “la parte ucraina, insieme ai suoi padroni americani, sta cercando di provocare un piccolo incidente alla centrale nucleare, violando così il normale e sicuro funzionamento dell’impianto e incolpare la Russia per questo”. Anche Putin, durante il colloquio telefonico con Emmanuel Macron, ha affermato che “il bombardamento sistematico da parte dell’esercito ucraino del territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia crea il pericolo di una catastrofe su larga scala che potrebbe portare alla contaminazione di vasti territori“. Anche in questo caso, però, nessuna prova è stata fino ad ora presentata a sostegno di queste affermazioni.
Senza entrare nello specifico delle responsabilità, l’Onu, con la sua vicesegretaria generale Rosemary DiCarlo, ha sottolineato che i continui attacchi alla centrale potrebbero portare a un “disastro”: “Purtroppo, nonostante i numerosi appelli, invece della riduzione dell’escalation continuiamo a ricevere rapporti quasi quotidiani di incidenti allarmanti che hanno coinvolto l’impianto. Se tali incidenti continuano o si aggravano, potremmo affrontare un disastro”.
IL RISCHIO DEL DISTACCO DALLA RETE ELETTRICA – Oltre ai bombardamenti, però, c’è un altro rischio sicurezza, altrettanto concreto, che incombe sulla centrale ucraina. Secondo quanto denunciato dalla compagnia nucleare ucraina Energoatom, l’intenzione di Mosca è quella di staccare la centrale dalla rete elettrica del Paese. Un’operazione tutt’altro che sicura, aveva spiegato il presidente Petro Kotin: “I russi stanno attuando il programma dell’operatore russo Rosatom. Per collegare la centrale alla rete elettrica della Crimea è necessario prima danneggiare le linee elettriche dell’impianto collegato al sistema energetico ucraino. Dal 7 al 9 agosto i russi hanno già danneggiato tre linee elettriche. Al momento, l’impianto funziona con una sola linea di produzione, un modo di lavorare estremamente pericoloso. Quando l’ultima linea di produzione viene disconnessa, l’impianto sarà alimentato da generatori a gasolio. Tutto dipenderà quindi dall’affidabilità dei generatori e dalle scorte di carburante”. Ma “il processo di interruzione di alimentazione dell’impianto per prepararlo al collegamento con la Russia sarebbe estremamente pericoloso”, ha avvertito Kotin. “Alla centrale di Zaporizhzhia siamo già molto vicini a questa prima fase Fukushima-1“.
A oggi la centrale di Zaporizhzhia continua a operare con il rischio di violare gli standard di sicurezza su radiazioni e incendi, sostiene ancora oggi Energoatom: “Alle 8 del 22 agosto 2022 la centrale di Zaporizhzhia opera con il rischio di violare standard di sicurezza relativi a radiazioni e incendi”. Per questo Guterres ha per questo chiesto che l’impianto non venga disconnesso dalla rete elettrica: “Ovviamente, l’elettricità di Zaporizhzhia è ucraina. Questo principio deve essere pienamente rispettato”.