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Bergamo Sex in concomitanza con la festa patronale, il Popolo della Famiglia disapprova e la pornostar Valentina Nappi tuona: “Venite da noi”

Il festival dell’eros è in programma negli stessi tre giorni della festa di Sant’Alessandro e, se il movimento di Adinolfi ha polemizzato sulla scelta, Nappi ha replicato a tono

di F. Q.

Sacro e profano, tradizioni centenarie ed eventi di ‘recente’ nascita. Alla vigilia del festival dell’eros, il confronto tra il Popolo della Famiglia e gli organizzatori del Bergamo Sex, in programma dal 26 al 28 agosto alla discoteca Bolgia di Osio Sopra (Bergamo), è portatore di polemiche. La concomitanza della kermesse – che vedrà, tra gli ospiti, star dell’erotismo come Rocco Siffredi e Malena – con la festa patronale di Sant’Alessandro, promossa dalla Diocesi e dal Comune di Bergamo in quei tre giorni, ha infastidito i rappresentanti locali del movimento fondato da Mario Adinolfi. “Quest’anno il sesso sarà in vetrina nei giorni in cui Bergamo festeggia il suo patrono. Pare quasi fatto di proposito. Crediamo che Bergamo e il suo patrono meritino più rispetto – si legge in una nota del circolo bergamasco del Popolo della Famiglia, come riporta Repubblica –. Se proprio era necessario mettere in vetrina il sesso, poteva essere fatto in un periodo diverso”.

La puntuale replica è arrivata dalla pornostar Valentina Nappi, una delle attese protagoniste del festival, la quale ha alimentato i contrasti: “Invito tutti i bergamaschi a elevarsi, a passare allo status di esseri umani moderni e conseguentemente a boicottare i festeggiamenti di Sant’Alessandro per venire invece al Bergamo Sex”, ha scritto definendosi ‘europea razionalista’ e spiegando di trovare l’esistenza di eventi come le feste patronali per celebrare i santi offensiva e ‘non degna della razionalità umana’. Nonostante ciò, “da atea, giudico lecito credere in Dio come metafora dell’intelligibilità, della matematizzabilità dell’universo – continua – che è condizione di possibilità dell’impresa scientifica e di ogni nostro proiettarci in un futuro (se la nostra esperienza attesa fosse del tutto caotica, come potremmo anche solo concepire un futuro?)”. La Diocesi di Bergamo, però, non è voluta intervenire nella faida: “Ogni anno insieme al Comune scegliamo come tema della festa una delle virtù di Sant’Alessandro, che era un laico, un soldato romano. Questa volta abbiamo optato per la pace e quindi a maggior ragione il patrono non può creare contrapposizioni. Lui è lì, in cima alla cattedrale, e veglia sulla città”, ha commentato.

Nei giorni scorsi, infatti, Nadia Ghisalberti, assessora alla Cultura, aveva evidenziato che “la virtù che scegliamo ogni anno per le celebrazioni di Sant’Alessandro è sempre stata guidata da ciò che ci accade intorno, dagli avvenimenti più importanti che segnano le nostre vite”. Per questo motivo, dunque, “il tempo di oggi ci ha portato a individuare il desiderio di pace come il sentimento più forte e l’aspirazione più grande a cui tendere in questo periodo difficile”. Il titolo della festa patronale è ‘Costruire la pace’ e “ciascuno è ovviamente libero di partecipare all’evento che preferisce, senza opporsi agli altri e nel pieno rispetto delle opinioni di ciascuno”, hanno concluso dalla Diocesi.

Sulla vicenda è intervenuto anche il candidato capolista di +Europa, Yuri Guaiana: “Secondo un dettagliato report statistico pubblicato da Pornhub, uno dei più importanti siti porno del mondo, l’Italia è tra i Paesi che consumano più pornografia online. Non la definirei una devianza (con riferimento alle polemiche di questi giorni e alla posizione di Adinolfi, ndr) allora, ma un lavoro che, come tutto il lavoro sessuale, deve essere riconosciuto come tale e regolamentato dal codice civile, non da quello penale, a tutela dei diritti di lavoratori e lavoratrici sessuali”. E ancora: “Su un punto però Adinolfi ha ragione, la pornografia non è adatta a fare educazione sessuale. Peccato che questo avvenga perché politici come lui si oppongono da sempre a che un’adeguata educazione sessuale e affettiva di svolga nelle scuole italiane, secondo quanto indicato dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicate nel 2010, ancora disattese nel nostro Paese. Basta con ipocrisie e moralismi”.

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