Dopo il nostro articolo su Cap D’Agde pubblicato lo scorso 10 agosto, abbiamo ricevuto una e-mail da ‘Lucia’, che ci ha lasciato nome, cognome e dati affinché potessimo contattarla e con l’obiettivo di raccontarci la sua esperienza nel villaggio nel Sud della Francia.
“Lo dico da naturista e da scambista, la vacanza nel villaggio di Cap D’Agde è stata un choc. Siamo scappati dopo pochi giorni”. Lucia non è una moralista, né lo vuole sembrare. Frequenta con il suo compagno i più ricercati club privé e vive una sessualità di coppia complice e trasgressiva. “Ma un conto è una situazione in cui io posso decidere, scegliere, flirtare con chi desidero – sostiene – un altro è trovarmi circondata da decine di uomini che allungano le mani sul mio corpo, palpeggiano, si masturbano. Nonostante un chiaro e inequivocabile: No! Non voglio”.
Lucia e Mario (nomi di fantasia), 30 anni lei e 40 lui, sono due professionisti laureati, che amano vivere esperienze fuori dall’ordinario. Insieme. Sono fantasie di coppia che si realizzano quando scatta un feeling speciale con altre persone, uomini e donne che condividono la stessa visione del rapporto di coppia. “Frequentiamo diversi locali in Italia, da Roma a Venezia – spiega – ma sono posti dove il rispetto per la donna e per la coppia è fuori dubbio. Se lei non gradisce essere guardata mentre si apparta con il suo partner fa un cenno con la mano e i singoli si allontanano”.
Cosa è successo invece al villaggio naturista “libertine” di Cap D’Agde? La coppia arriva in quel bellissimo posto sulla costa francese occitana, che dagli anni ’90 è meta anche di scambisti, per la prima volta e con grandi aspettative. Ha prenotato con anticipo la vacanza, pagato la tassa associativa di ingresso (18 euro per la coppia), firmato il contrattino per una settimana di alloggio in un monolocale con cucinotto e terrazzino: mille euro. È un po’ caro ma può valerne la pena per chi desidera praticare nudismo in mezzo alla natura e, magari, approfondire qualche incontro intrigante.
Il soggiorno non inizia con il piede giusto. “Già al nostro arrivo abbiamo dovuto constatare che le condizioni della struttura e del servizio non erano quelle che ci aspettavamo”. Ma il motivo che indurrà la coppia ad abbandonare l’esperienza prima della fine della vacanza non è certo questo. I due partner sono affiatati da anni, cercano la sensazione della libertà di essere nudi nella natura: il sole, la sabbia, il mare sulla pelle. Senza filtri. E sono aperti alle conoscenze: coppie con cui chiacchierare, cenare, abbandonarsi eventualmente a un gioco erotico trasgressivo. Soft o più estremo, dipenderà dalla sintonia che si crea.
Per prima cosa fanno un giro nell’area della movida. Una strada affollatissima attorniata da locali, negozi di abbigliamento sexy e sadomaso, ristoranti, club per tutti i gusti e orientamenti. Coppie etero, omosessuali e transessuali. Maschi singoli. E già lì rimangono stupiti dall’esibizionismo estremo che si mette in scena. Un circo dove le donne sfilano come “oggetti in vetrina, vestite di reti che le insaccano come salami, per compiacere i maschi”, dice Lucia. Che rimane colpita da una donna di mezza età che si è incollata sui seni e sulle parti intime il nastro isolante. “Ha messo in valigia quello che al momento aveva a disposizione dopo il bricolage, si vede”.
E i maschi? “Gli etero che potrebbero intrigare una donna di coppia non c’erano proprio. Non abbiamo visto nemmeno un uomo con un jeans a torso nudo o una camicia aperta. Insomma il classico abbigliamento casual di chi non se la tira e non sembra un affamato di sesso in astinenza da millenni”. Nella bolgia della movida la coppietta va a cena al Waiki, il ristorantino al centro del villaggio, quello da cui si sviluppa la vita serale. Ma la sfilata di femmine da sesso istantaneo continua nel suo elemento più simbolico: le cubiste vestite di eco-pelle. Sono ovunque. Lucia e Mario, delusi ma decisi a proseguire la vacanza sperimentando altri spazi del villaggio, vanno a dormire presto quella sera. Il giorno dopo vanno alla spiaggia per famiglie naturiste. Fin qui, della trasgressione promessa, nemmeno l’ombra.
Sarà lo Schiuma Party a offrire l’occasione? È pomeriggio quando arrivano alla festa. Entrano con 25 euro. La scena è da stadio, come in un derby. Ma in versione nudi e schiumati. Sono tutti ammassati in un’area pavimentata: la schiuma piove dall’alto. Ballano e cantano con musica disco, uno attaccato all’altro, nudi. Chi si tocca, chi slingua, chi cerca di farsi notare emergendo dal gruppo indistinto. In quella specie di scatola di sardine, riferisce Lucia, tutti sembrano divertirsi follemente. E il rischio Covid? “Preferisco non parlarne perché mi viene l’ansia. So solo che cinque minuti dopo siamo andati via”.
Ancora un giorno e un nuovo tentativo. Per non buttare via mille euro di vacanza forse bisogna sperimentare altre proposte del villaggio. La coppia allora si spinge oltre la spiaggia naturista. In quella Baia dei Maiali (si chiama proprio così) dove si dice che ci sia la possibilità di appartarsi e fare l’amore sulla sabbia sotto i raggi del sole. Lo si sa, anche se il regolamento ufficiale vieta sesso in pubblico. Nemmeno questo, però, è possibile. E non per il regolamento. Il percorso a piedi e la sosta sulla spiaggia si trasformano in un incubo.
“Ci siamo adagiati sulla sabbia per fare l’amore en plein air – prosegue Lucia – stavamo cominciando a fare sesso orale quando da dietro le dune sono arrivate orde di singoli a circondarci. Nonostante avessimo fatto cenno di no, che non gradivamo la loro presenza, hanno cominciato a masturbarsi. Saranno stati una trentina. Alcuni mi toccavano. Una pressione pazzesca addosso. Provavamo a spostarci altrove e ci seguivano. L’unico modo per allontanarli è stato smettere di fare quello che stavamo facendo”. E aggiunge: “Persino mentre camminavamo mi inseguivano col membro in mano e mi toccavano”.
Risultato? La coppia decide di andarsene il giorno dopo e di proseguire la vacanza fuori dal Villaggio. Con perdita di denaro e una sensazione difficile da digerire: la delusione delle aspettative romantiche, sessuali, erotiche. “Mi sono sentita censurata e violata nella mia libertà e identità di espressione”, rivela Lucia. E rilancia: “Un ambiente così non ti permette di esprimere la tua personalità sessuale. Se oltre a camminare mano nella mano spingi il piede sull’acceleratore col tuo uomo in un locale o nella spiaggia per scambisti hai paura di ciò che potrebbe succedere”.
La sua amara constatazione è questa: “Mi sono sentita un oggetto. Carne da macello per eventuali gang bang da film porno solo per il fatto stesso di essere lì, con il mio compagno oltretutto”. La sua riflessione poi si spinge su aspetti meno superficiali e su cosa significhi per una giovane donna oggi sentirsi libera di vivere la sua piena sessualità senza correre il rischio di essere abusata.
Per lei è una questione di consenso. “Rispetto tutte le scelte sessuali altrui. Non mi scandalizzo di certo. Ma la trasgressione richiede sempre un tacito accordo fra persone. Essere naturisti e scambisti per noi – puntualizza ancora – significa condividere una visione complice della sessualità. La libertà di scelta della donna, per cui il femminismo ha lottato, passa anche dall’affermazione di un punto di vista non monogamico”. Ribadisce: “Sono io a decidere i tempi, i modi e con chi, non l’ambiente circostante.”
L’esperienza al villaggio naturista di Cap D’Agde è stata scioccante per questa coppia davvero unita. Non solo dal punto di vista della perdita economica. “Ce ne siamo andati con molta amarezza e ora abbiamo persino difficoltà ad affrontare il mondo scambista di prima, quello dove nessuno ti incalza brutalmente se non vuoi fare sesso o pensa che sei troia solo perché vai in un privé”.